Articolo da Il primo amore
Parte da lontano, dal 2013, la procedura conclusa con la condanna dell’Italia il 10 novembre 2020 da parte della Corte di Giustizia Europea perché in un certo numero di zone del territorio italiano venivano superati sistematicamente e in continuazione i valori limite fissati per le particelle PM10 dalla direttiva «qualità dell’aria» (Direttiva 2008/50/CE). Il 2013 era stato dichiarato ‟anno dell’aria”.
Dunque più di sette anni fa un gruppo di milanesi organizzati nell’associazione ‟Genitori antismog” si rivolse, con altre associazioni, per chiedere prima al Ministro dell’Ambiente di allora, Corrado Clini, «l’adozione di significativi impegni di riduzione delle emissioni‟; poi ‟alla Commissione Europea di promuovere una nuova procedura di infrazione nei confronti dell’Italia che da 8 anni vìola le norme della Direttiva europea sulla qualità dell’aria». Nel 2014 la Commissione Europea aveva allora avviato un procedimento per inadempienza nei confronti dell’Italia. Ritenendo insufficienti i chiarimenti forniti in proposito dall’Italia nel corso della fase preliminare del procedimento, la Commissione, il 13 ottobre 2018, ha proposto dinanzi alla Corte di Giustizia Europea del Lussemburgo il ricorso per inadempienza.
Nella sentenza del 10 novembre 2020 la Corte ha accolto il ricorso. Secondo la Commissione, infatti, da una parte, dal 2008 l’Italia aveva superato, in maniera sistematica e continuata, nelle zone interessate, i valori limite giornaliero e annuale applicabili alle concentrazioni di particelle PM10. D’altra parte, la Commissione muoveva censure all’Italia per non aver adottato misure appropriate al fine di garantire il rispetto dei valori limite fissati per le particelle PM10 nell’insieme delle zone interessate. I limiti giornalieri sono stati violati a partire dal 2008 (ma spesso anche prima) in varie zone, agglomerati o regioni: Roma e Frosinone, Napoli e Caserta, Emilia Romagna, Milano, Bergamo, Brescia, pianura lombarda e Piemonte; a partire dal 2009 in Veneto, in particolare negli agglomerati di Venezia-Treviso, Padova, Vicenza e Verona.
In tempi diversi, le violazioni hanno riguardato anche le zone, agglomerati o regioni di Prato-Pistoia, Pisa e Lucca, Torino, Terni, Benevento (area costiera collinare), Puglia (zona industriale) e Palermo. Per quanto riguarda «la violazione sistematica e continuata delle disposizioni della direttiva “qualità dell’aria”, la Corte giudica la censura fondata. Infatti rileva che, dal 2008 al 2017 incluso, i valori limite giornaliero e annuale fissati per le particelle PM10 sono stati regolarmente superati nelle zone interessate».
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Fonte: Il primo amore
Autore: Paolo Ferloni - pubblicato da G.Giovannetti
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Articolo tratto interamente da Il primo amore
E quando non ci sono le polveri sottili ci pensa la Solvay con l'acido cloridrico fuoriuscito oggi a Spinetta Marengo..
RispondiElimina.https://www.facebook.com/daniele.rockpoeta/posts/3608394622540249
Non ci facciamo mancare nulla.
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