sabato 7 novembre 2020

Il Giappone scaricherà l'acqua radioattiva in mare



Articolo da Il Manifesto

Non è Covid, per cui la notizia è passata quasi inosservata: il Giappone scaricherà in mare oltre un milione di tonnellate di acqua radioattiva dalla centrale nucleare di Fukushima. Il catastrofico incidente di Fukushima fu innescato dallo tsunami che, l’11 marzo 2011, investì la costa nord-orientale del Giappone, sommergendo la centrale e provocando la fusione dei noccioli di tre reattori nucleari. La centrale era stata costruita sulla costa appena 4 metri sul livello del mare, con dighe frangiflutti alte 5 metri, in una zona soggetta a tsunami con onde alte 10-15 metri. Per di più vi erano state gravi mancanze nel controllo degli impianti da parte della Tepco, la società privata di gestione della centrale: al momento dello tsunami, i dispositivi di sicurezza non erano entrati in funzione. Per raffreddare il combustibile fuso, è stata per anni pompata acqua attraverso i reattori.

L’acqua, divenuta radioattiva, è stata stoccata all’interno della centrale in oltre mille grandi serbatoi, accumulandone 1,23 milioni di tonnellate. La Tepco sta costruendo altri serbatoi, ma a metà del 2022 anch’essi saranno pieni. Dovendo continuare a pompare acqua nei reattori fusi, la Tepco, in accordo col governo, ha deciso di scaricare in mare quella finora accumulata, dopo averla filtrata per renderla meno radioattiva (non si sa però in quale misura) con un processo che durerà 30 anni. Vi sono inoltre i fanghi radioattivi accumulatisi nei filtri dell’impianto di decontaminazione, stoccati in migliaia di container, ed enormi quantità di suolo e altri materiali radioattivi. Come ha ammesso la stessa Tepco, particolarmente grave è la fusione avvenuta nel reattore 3 caricato con Mox, un misto di ossidi di uranio e plutonio, molto più instabile e radioattivo. Il Mox per questo e altri reattori giapponesi è stato prodotto in Francia, utilizzando scorie nucleari inviate dal Giappone. Greenpeace ha denunciato i pericoli derivanti dal trasporto di questo combustibile al plutonio per decine di migliaia di chilometri. Ha denunciato inoltre che il Mox favorisce la proliferazione delle armi nucleari, poiché se ne può estrarre più facilmente plutonio e, nel ciclo di sfruttamento dell’uranio, non esiste una netta linea di demarcazione tra uso civile e uso militare del materiale fissile. Si sono accumulate finora nel mondo (secondo stime del 2015) circa 240 tonnellate di plutonio per uso militare diretto e 2.400 tonnellate per uso civile, con cui si possono però produrre armi nucleari, più circa 1.400 tonnellate di uranio altamente arricchito per uso militare. Basterebbero poche centinaia di chilogrammi di plutonio a provocare il cancro ai polmoni ai 7,7 miliardi di abitanti del pianeta, e il plutonio resta letale per un periodo corrispondente a quasi diecimila generazioni umane.

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Fonte: Il Manifesto

Autore: Manlio Dinucci 

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da Il Manifesto


2 commenti:

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