mercoledì 11 novembre 2020

La ricerca contro il Covid: il punto della situazione



Articolo da Altrenotizie

 “Keep calm and carry on”, stai calmo e vai avanti, era l'esortazione degli inglesi sotto i bombardamenti di Hitler. Azzardiamo un paragone: se durante la Seconda Guerra Mondiale le forze schierate in campo erano certe che prima o poi la partita con i nazisti si sarebbe chiusa, pur non sapendo quando, così contro Sars-Cov2 la scienza potrebbe prevalere pur non avendo un'idea precisa del tempo che occorrerà per ottenere un risultato che tutti auspicano.

Cominciamo col dire che siamo in una fase idonea della ricerca e che diversi protocolli condivisi dalla comunità scientifica mondiale si applicano a singoli pazienti in relazione alle loro condizioni e alla gravità dei sintomi. Nuove evidenze contribuiscono a “capire” di più questo virus a tal punto che  autorevoli riviste medico-scientifiche aggiornano i dati rendendoli immediati e gratuiti online. Scartate cure a base di clorochina e idrossiclorochina (Plaquenil) o antivirali per l' Hiv/Aids, perché giudicate poco efficaci, la terapia ad hoc pare concretizzarsi sugli anticorpi monoclonali, cioè molecole (o meglio, glicoproteine naturali), che agiscono in modo “intelligente” contro l'infezione da Covid19.

Il Tocilizumab, ad esempio, sperimentato con successo al Pascale di Napoli nella primavera scorsa, durante la prima ondata di contagi, è un anticorpo monoclonale che però non ha raggiunto gli effetti sperati su quei pazienti sottoposti a ventilazione polmonare o intubati, anche se resta indubbia la sua efficacia ad abbassare la tempesta di citochine, ossia la reazione scomposta del nostro sistema immunitario una volta attaccato dal virus. Questa è la ragione per cui il Tocilizumab è entrato di diritto nel protocollo sanitario statunitense e in ogni parte del mondo ove si ritenga necessario il suo utilizzo.

Altri protocolli attualmente in uso si adattano secondo la gravità dei sintomi: aspirina, eparina (un anticoagulante) e corticosteroidi sono in grado di controllare il propagarsi della malattia all'intero organismo.

Le glicoproteine su cui si basa la ricerca sui monoclonali hanno il compito di riconoscere gli “invasori”, agenti patogeni come virus, batteri e, istantaneamente, di neutralizzarli, innestando un meccanismo chiave/serratura. Quando il “sito di legame” dell'anticorpo trova un antigene complementare su un patogeno, il sistema immunitario inizia a produrne in massa e, se tutto va bene, l'infezione sarà sconfitta.

I fortunati mortali in cui si è attivato egregiamente l'anticorpo sentinella, guariscono perfettamente dal virus, senza postumi o particolari conseguenze. Infatti, da semplici prelievi di sangue e dal focus su queste immunoglobuline umane, i ricercatori hanno dato il via a una sperimentazione senza precedenti con l'obiettivo comune di trovare una terapia appropriata, prima di aspettare  tempi lunghi di un eventuale vaccino.

Sono miliardi gli anticorpi nel nostro organismo ma per svariati fattori non tutti efficaci contro gli aggressori, per di più impieghiamo del tempo prezioso per svilupparne in quantità tale e debellare una malattia in corso. Creando su larga scala anticorpi artificiali (monoclonali), tutti uguali fra loro, con pari capacità di bloccare il proprio antigene, ci si ritrova fra le mani un farmaco estremamente potente. Ne basta uno che disattivi il legame del virus (proteina S) con il recettore Ace-2, produrne copie perfette con cui aggredire virus come Sars-Cov2. I monoclonali si rivelano utili anche nei tumori e per sopperire a elementi mal funzionanti del sistema immunitario, nel caso di malattie autoimmuni.

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Fonte: Altrenotizie

Autore: 
Liliana Adamo
Licenza: Creative Commons (non specificata la versione

Articolo tratto interamente da Altrenotizie.org 



10 commenti:

  1. Mi pare che qualcosa si muova e forse il vaccino della Pfizer potrebbe essere importante anche perché quando una multinazionale fa una dichiarazione non la fa mai a caso ma è certa dei risultati, almeno di solito, quindi salvo cataclismi forse il vaccino della Pfizer dovrebbe funzionare. Poi chi vorrà lo farà e chi non vorrà si asterrà intanto secondo me almeno l'80% di tutto il pianeta vorrà farlo quindi una percentuale più che rassicurante Speriamo solo che si stia imboccando finalmente l'usciata dal tunnel e che una volta usciti ci sia il sole.

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    1. Bisogna continuare a fare ricerca e speriamo bene per il futuro.

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  2. Ho sempre tifato per la ricerca, ma stavolta non vorrei che stessero correndo un po' troppo per trovare una soluzione alla pandemia.
    Speriamo che il vaccino non faccia più male che bene.
    Io, pur essendo totalmente a favore dei vaccini, credo che stavolta non me la sentirei di farlo.

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  3. Articoli come questo infondo una grande speranza.
    Grazie.

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  4. Anch'io sento parla di vaccino un pò più di frequente, ultimamente. Forse si apreuno spiraglio.. speriamo in bene ! Saluti.

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  5. E' un momento decisivo nella lotta ai virus e alle manifestazioni tumorali.

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