Articolo da La Città Futura
Una lavoratrice morta a pochi giorni dal Natale non fa notizia: ogni giorno si verificano infortuni e decessi sul lavoro.
L’attenzione dei media non può essere attratta se si tratta di una
donna di 66 anni che ancora lavorava in fabbrica, uccisa sotto una
pressa mentre stava pulendo il nastro trasportatore, in una fabbrica
agroalimentare in provincia di Piacenza.
In un paese umano quella lavoratrice, il suo nome
era Giuseppina Marcinnò, sarebbe stata da tempo in pensione dopo una
vita trascorsa in fabbrica.
Molti infortuni e morti riguardano lavoratori e lavoratrici a fine carriera o comunque molti sono statisticamente i lavoratori over 50,
ad esempio nel caso delle donne le più colpite sono quelle di età
compresa tra i 50 e i 65 anni mentre per gli uomini non mancano gli
over 65.
Numerosi, circa la metà del totale, sono gli
incidenti mortali avvenuti nel tratto casa-lavoro (o viceversa), i
cosiddetti incidenti in itinere. Il loro aumento è legato anche alle
condizioni in cui versano le strade italiane dopo le mancate manutenzioni derivanti dalla soppressione delle Province e dal disinvestimento operato dallo Stato.
E aumentano anche gli infortuni capitati nel corso della attività
lavorativa alla guida, dai tassisti ai macchinisti senza dimenticare
gli autoferrotranvieri. Questi ultimi, in 20 anni, hanno visto
aumentare i tempi di guida. E i turni spezzati condannano i lavoratori a
restare a disposizione dell'azienda per molte ore, molte più di quelle
di un tempo, il che determina logoramento psico fisico. Orari allungati, scarsa manutenzione dei mezzi di lavoro e delle strade sono alla base degli infortuni sempre più numerosi, questa è la realtà.
Prendiamo ad esempio gli addetti alla raccolta porta a porta
nell'igiene ambientale, un settore particolarmente a rischio tra
malattie professionali, movimenti di carico sempre più onerosi, agenti
biologici e chimici sottovalutati, stress e fatica che sottopongono ad
un logoramento psico fisico fin troppo sottovalutato.
Abbiamo preso ad esempio il caso della lavoratrice perché tanti infortuni e morti riguardano una forza lavoro che senza la legge Fornero sarebbe già in pensione.
Lavorare a 65 anni in fabbrica o nella raccolta rifiuti non è come
stare in un ufficio o alla scrivania di un giornale; analogo discorso
anche se con differenti motivazioni, potremmo farlo per un infermiere o
per una educatrice di asilo nido (chi maltratta i bambini sovente è a
fine carriera).
Di sicuro l'aumento dei ritmi e dei tempi di lavoro, l'innalzamento dell'età pensionabile,
la precarietà e la flessibilità oraria, il disinvestimento in materia
di salute e sicurezza, sono fattori determinanti alla base di infortuni
e morti. Lo confermano diversi studi, anche della stessa Inail, che individuano una significativa correlazione tra precarietà dei rapporti di lavoro e infortuni.
Se poi aggiungiamo i mancati investimenti da parte degli Enti pubblici
nella manutenzione delle strade il quadro diventa esaustivo a
dimostrare che i morti sul lavoro sono causati dalla spasmodica ricerca del profitto
anche attraverso la contrazione dei costi. E stiamo parlando di un
paese nel quale le ore lavorate sono in calo e con esse anche il numero
dei contratti a tempo indeterminato visto che i part time involontari
continuano ad essere i più gettonati. Di sicuro l'età è un
fattore di rischio quando i carichi di lavoro non vengono diminuiti e
anzi l'organizzazione del lavoro impone crescenti ritmi.
Numerose attività lavorative sarebbero
sconsigliabili in una età avanzata. L'anticipo per i lavori cosiddetti
usuranti è ben poca cosa rispetto alle reali necessità perché sovente
gli stessi lavoratori tengono nascosti patologie e problemi di salute
se queste possono determinare il loro licenziamento o il demansionamento oppure la proposta, irrinunciabile, di trasformare il full time in part time.
In Francia, contro la riforma previdenziale a punti,
scendono in piazza migliaia di lavoratori e tra i più combattivi
troviamo settori come gli autoferrotranvieri, consapevoli che il
logoramento psico fisico dovrebbe indurre il Governo a rivedere
l'innalzamento dell'età pensionabile. Ma qui siamo in Italia e abbiamo
sindacati di tutt’altra pasta.
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Fonte: La Città Futura
Autore: Federico Giusti
Licenza: Copyleft
Articolo tratto interamente da La Città Futura
Articolo tratto interamente da La Città Futura
Che tristezza ! Una donna di 66 anni che ancora lavora in una fabbrica e muore !!Io ero un'insegnante di scuola primaria, sono andata in pensione con la legge Fornero a 63 anni, dopo quasi 43 anni di lavoro. Gli ultimi anni sono stati duri, i bambini vivacissimi, genitori iperprotettivi, alunni stranieri che non sanno una parola d'italiano, un'infinità di carte da compilare , le colleghe che si assentano da sostituire più un padre di 95 anni a cui badare... Comunque sono contenta di avere fatto il mio lavoro meglio che potevo e di essere riuscita ad avere la pensione. Saluti.
RispondiEliminaI criteri adottati sono improponibili, non si può andare in pensione a 70 anni.
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