martedì 21 gennaio 2020

21 gennaio 1946 – Disastro di Torre Annunziata


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il disastro di Torre Annunziata fu un evento avvenuto in pieno dopoguerra, il 21 gennaio 1946, nella stazione ferroviaria situata all'interno del porto cittadino. La sciagura venne provocata dall'esplosione di un convoglio ferroviario alleato formato da 27 carri scoperti, il cui carico era una vera e propria santabarbara, costituita da cassette di tritolo e da bombe d’aeroplano.

Il treno fece il suo ingresso nella stazione marittima il giorno precedente la tragedia, con al seguito il personale militare di scorta. Il giorno 21, verso le 18 circa, una deflagrazione fortissima scosse la città, a cui ne fece seguito una seconda una decina di minuti dopo. L'energia elettrica saltò e molte abitazioni del quartiere furono rase al suolo. Verso le 19.15 una terza esplosione più violenta delle precedenti, fece sobbalzare l'intera città, radendo al suolo tutte le abitazioni del quartiere dei pescatori e la maggior parte di quelle che erano dislocate nella zona del porto.

Le autorità italiane, a seguito di un incidente avvenuto qualche giorno prima, obbligarono le autorità alleate ad adottare opportune misure di sicurezza per evitare ogni inconveniente. Fu disposto che una squadra di pompieri americani seguisse fino al termine le operazioni di scarico. Ma la squadra intorno alle 16 andò via lasciando l'intero convoglio completamente incustodito. Due finanzieri in seguito, dichiararono che intorno alle 18, videro un razzo Very, di quelli usati per le segnalazioni, nel cielo sopra il convoglio. Il razzo ricadde sul telone di uno dei carri, la cui tela catramata prese fuoco e l'incendio provocò l'esplosione dei primi vagoni e di conseguenza le esplosioni furono a catena. L'onda d'urto, oltre ad abbattere i caseggiati della zona portuale, frantumò i vetri e scardinò gli infissi in buona parte della città, e inoltre i 12 vagoni di coda si staccarono dal convoglio e per inerzia arrivarono fino alla stazione di Torre Annunziata Centrale distante quasi 2 km.

Dopo la prima deflagrazione i primi ad accorrere furono i pompieri di Torre con a capo l'ingegnere Della Corte ma poterono ben poco. Infatti dopo le 19 ci fu lo scoppio di varie tonnellate di esplosivo che sconquassarono quanto era rimasto ancora in piedi, sia in termini di infrastrutture che di vite umane. L'allora sindaco Nicola Medici dopo la prima esplosione ebbe la prontezza di mettersi in comunicazione con la Prefettura e i Vigili del Fuoco di Napoli per dare l'allarme. Infatti la seconda detonazione tranciò anche i cavi telefonici e la città restò totalmente isolata. Un'opera encomiabile compirono i medici del locale ospedale che con i pochi mezzi disponibili (era appena finita la guerra) si ritrovarono ad assistere centinaia di feriti. Nella struttura venne allestita anche una camera ardente, per le decine di morti che qui furono trasportati. Fortunatamente le esplosioni si susseguirono in modo intervallato, permettendo alla popolazione di allontanarsi verso le pendici del Vesuvio. Inoltre il trincerone ferroviario della linea Napoli-Salerno, che è perfettamente parallelo alla litoranea, attutì di molto lo spostamento d'aria. Nella zona affluirono tutte le ambulanze del circondario vesuviano comprese quelle degli americani.

L'antico borgo marinaro, cioè il nucleo originario costituitosi nel 1319, fu completamente distrutto. La Chiesa dell’Annunziata riportò danni ingenti. Si temette per la sorte della sacra icona della Madonna della Neve, patrona di Torre, lì custodita, ma la cappella a lei dedicata restò miracolosamente indenne. Via Castello e il Corso Vittorio Emanuele erano totalmente dissestati e inoltre fu danneggiato anche il carcere, da cui evasero diversi detenuti, tanto che si temette per possibili atti di sciacallaggio. I danni, da una prima stima del Genio Civile ammontavano a un miliardo e mezzo. I senzatetto furono oltre diecimila e le abitazioni distrutte oltre quattromila. Le vittime furono 54 e i feriti medicati presso l'ospedale oltre cinquecento, calcolati per difetto.

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