Articolo da La Città invisibile, rivista del laboratorio politico perUnaltracittà – Firenze
Chi di voi ha mai provato a stare sei mesi senza stipendio? Chi di voi lo ha fatto dopo tre anni di lotta e un anno di cassa integrazione, arrivata in ritardo e a spizzichi e bocconi nel luglio dello scorso anno, dopo otto mesi senza reddito? Solo chi ha provato tutto questo può capire davvero quello che gli operai ex Gkn hanno chiamato “lo sciopero della vita”. E solo mettendosi in questa ottica si capisce come lo sciopero della fame sia una disperata e dignitosa forma di lotta, sospesa solo quando è stato avviato l’iter della legge regionale sui consorzi di sviluppo industriale, che potrebbe sbloccare la reindustrializzazione e quindi il reddito alla ex Gkn, fornendo allo stesso tempo uno strumento per tutte le altre crisi industriali. Lo sciopero della fame non si è concluso, è stato sospeso perché un primo risultato è arrivato, ma loro si dicono pronti a riprenderlo nel caso in cui la legge dovesse di nuovo arenarsi nei tempi della burocrazia.
Il tempo. Questo è il vero tema. C’è chi ne ha da sprecare in chiacchiere elettorali, chi ne ha da far passare in attesa che la disperazione porti sempre più persone a licenziarsi e chi invece non ne ha più. Lo sciopero della fame ha reso plastica questa asimmetria: il tempo, il tempo della fame, il tempo della violenza del capitale, il tempo della speranza.
Tutta la vicenda della ex Gkn è la storia di lotte, sempre diverse, capaci ogni volta di stupire ed entusiasmare, proprio perché propongono vie di uscita non solo per quegli operai, ma potenzialmente per tutte e tutti noi. È la storia dei risultati che queste lotte hanno portato, con la controparte obbligata a cambiare costantemente strategia, con le istituzioni costrette a farsi carico delle proposte degli operai e della comunità solidale che da tre anni li sostiene.
Lo sciopero della fame ha sbloccato l’iter di una legge arrivata sulle scrivanie virtuali della Regione all’inizio di aprile e ha portato il Presidente della Regione Toscana a chiedere ufficialmente il commissariamento di Qf. Quanto tempo ci è voluto? Il tempo del secondo festival di letteratura Working Class con 5mila persone in tre giorni sul piazzale davanti alla fabbrica; il tempo di un corteo di 10mila persone; il tempo di una tendata di oltre un mese, prima sotto la Regione poi in piazza Indipendenza; il tempo dei 13 giorni di sciopero della fame.
Rimane il tema degli stipendi, di quel reddito che proprio la legge regionale e la reindustrializzazione potrebbero sbloccare, prima con un ammortizzatore sociale legato al progetto di riconversione industriale della cooperativa operaia, poi con il ritorno a lavorare, produrre, pagare gli stipendi.
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Articolo tratto interamente da La Città invisibile, rivista del laboratorio politico perUnaltracittà – Firenze
Come nn trovare sconforto e rabbia. Rimango senza parole e ci soffro, nn posso giudicare, ma nemmeno nn preoccuparmene
RispondiEliminaUna situazione molto seria.
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