giovedì 30 marzo 2023

L'alienazione dell'istruzione



Articolo da Roars

Da cittadini, prima che da docenti, ci ha particolarmente colpito la modalità epistolare con la quale il Ministro dell’Istruzione e del Merito, on. Giuseppe Valditara, ha cercato, sin dai primi mesi del suo incarico, di rivolgersi direttamente alle studentesse, agli studenti e alle loro famiglie, quasi volesse inaugurare una nuova stagione culturale con uno stile comunicativo immediato e colloquiale in grado di azzerare la distanza tra le posizioni apicali e la periferia. In realtà, si tratta di una modalità che con un colpo di spugna cerca di azzerare tutto ciò che è nel mezzo, vale a dire quella prossimità necessaria e costitutiva di una istituzione pluralistica, laica e democratica, quale è la scuola, mandando in confusione gli insegnanti, gli operatori e persino i Dirigenti Scolastici che lavorano giorno dopo giorno a contatto con le giovani generazioni.

Proprio per questo, non ci stupisce constatare che il Ministro non sia intervenuto per denunciare il pestaggio in stile squadrista, avvenuto di fronte alla scuola Michelangiolo di Firenze e subito da due studenti, picchiati da militanti del gruppo di destra Azione studentesca.

Ad intervenire sono stati, invece, tanti docenti e D.S., che si sono mostrati solidali con gli studenti aggrediti, rimarcando che la scuola pubblica italiana è antifascista.

A ribadire questo concetto, in particolare, è stata la D.S. del Liceo scientifico Leonardo da Vinci, la quale, citando addirittura Gramsci, ha invitato le studentesse e gli studenti della scuola che dirige a condannare ogni forma di violenza e prepotenza. Insomma, proprio una bella lettera! Una di quelle capaci, magari, di educare ai valori dell’antifascismo e di ispirare comportamenti resistenti, non resilienti, propri di chi, invece, rimane indifferente di fronte ai soprusi o alle intimidazioni.

La risposta del Ministro, guarda caso, è arrivata solo dopo che la lettera della Dirigente Scolastica Annalisa Savino, divenuta virale, ha animato la discussione politica, oltre quella virtuale del Web.

Quasi volesse avocare a sé l’esclusività della modalità di comunicazione epistolare, il Ministro Valditara ha rubricato la lettera della D.S. del da Vinci come “inappropriata”, mentre “ridicolo” gli è parso pensare ad un rischio fascismo in Italia.

È inutile girarci intorno, lo smarrimento, al confine tra l’alienazione e l’atteggiamento psicotico, di chi lavora nella scuola, di chi sta nel mezzo, deriva da una serie di contraddizioni che gli insegnanti vivono quotidianamente, presi tra indicazioni profondamente contrastanti. Essi si trovano ad obbedire, da un lato, alla formazione pedagogica ricevuta, orientata a generare, sulla base dei valori di una società che tutti/e vorremmo più civile e lontana da ogni forma di violenza, il benessere e l’inclusione delle studentesse e degli studenti mediante piani di studio individualizzati e personalizzati, ma, dall’altro, essi devono sottostare a procedure standardizzate, anonime e anomiche.

La vocazione pedagogica dell’insegnamento si smarrisce e il ruolo di educatore sembra dover essere delegato a chi è posto al vertice del sistema. Le/i docenti, invece, vengono lasciati alle prese con adempimenti meccanici imposti da un sistema, come l’INVALSI ad esempio, volto sempre più alla misurazione della performance e teso alla mera valutazione comparativa, alla esibizione proterva di dati. Poco importa se, poi, questi dati verranno conservati da enti privati, interessati a trafficare con ciò che di più prezioso c’è nella nostra società e che non a caso essi chiamano capitale umano da sviluppare, mentre noi ci ostiniamo a definire nuove generazioni in crescita.

E, allora, dobbiamo constatare di trovarci già dentro ciò che abbiamo definito la prospettiva della Psicoistruzione[1], ossia un regime scolastico ansiogeno, iperstressante, in primo luogo, per le nostre studentesse e per i nostri studenti, impegnate/i, ancora e ancora, nel dimostrare di poter meritare la conquista del proprio posto nel mondo adulto. E lo fa, in particolare, adeguandosi alle richieste di un sistema che, in verità, appare più pronto a colpevolizzare l’errore, la mancanza taylor-fordista di efficienza e di efficacia in termini di demerito, ma, nei fatti, come dimostra ogni ricerca di settore in tal senso, non è mai pronto a premiare il merito, in termini di effettiva ascesa sociale.

Ora, a fronte di questo continuo clima di pressione, che viene esercitato sulle ragazze e sui ragazzi al punto da mandare in tilt le loro strutture cognitive e la loro tenuta emotiva; a fronte di una richiesta sempre più ineludibile di assistenza psicologica all’interno delle scuole per episodi di crisi di panico, disturbi del comportamento e fenomeni affini derivanti dall’eccessiva enfasi posta sulla prestazione, che deve tendere necessariamente al successo, vogliamo provare a rendere conto dell’altro volto della Psicoistruzione. Vogliamo, cioè, provare a soffermarci su quel clima psicotico, schizofrenico e iperstressante che grava pesantemente anche sulle/sugli insegnanti e che, a nostro avviso, deriva in gran parte da uno smarrimento generale davanti alle indicazioni che dovrebbero orientare la loro professione nonché, come afferma l’indagine Eurydice Insegnanti in Europa: carriera, sviluppo professionale e benessere, dall’eccesso di lavoro amministrativo che imbriglia il potere trasformativo e liberante dell’azione pedagogica.

E, in effetti, nel momento in cui scriviamo queste considerazioni, noi contiamo in soli tre mesi di governo già tre comunicazioni epistolari davvero molto discutibili, per non dire perniciose sotto il profilo pedagogico, rivolte dal ministro alle studentesse, agli studenti e ai loro genitori. Le tre epistole sono state scritte in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, del Giorno della Libertà e in relazione all’orientamento scolastico, ma vi è stata anche una circolare dal sapore agrodolce rivolta ai Dirigenti scolastici sull’uso dei dispositivi elettronici nelle classi.

Andando in ordine di tempo, la lettera più recente è quella del 19 dicembre 2022, indirizzata ai genitori sul tema dell’orientamento scolastico al mondo del lavoro, in cui il ministro snocciola una serie di dati per dire sostanzialmente che c’è bisogno di manodopera in Italia e mandare i figli all’università è un’impresa costosa per le famiglie che non sono adeguatamente avviate alle professioni ereditarie, per cui «quando scegliete la scuola», dice Valditara ai genitori, «pensate bene al lavoro che dovranno fare da grandi». Conseguentemente, a tal scopo il governo intende introdurre, oltre alle 90 ore per i PCTO, che gli stessi studenti e le stesse studentesse, accanto a molti Dirigenti, chiedono a gran voce di eliminare, ulteriori 30 ore curricolari, da sottrarre alle varie discipline, come già avvenuto con l’introduzione dell’educazione civica, mediante le quali i docenti tutor, quelli più pagati, quindi più bravi e meritevoli, dovrebbero avviare gli studenti e le studentesse al mondo del lavoro. A ben vedere, era già chiaro nelle indicazioni dell’ex ministro Patrizio Bianchi, il cui impianto sul futuro delle istituzioni scolastiche non sembra essere affatto cambiato, che l’avvento del docente esperto sarebbe stato orientato a creare una linea di demarcazione netta tra chi avrebbe solo insegnato, con la formazione accademica classica, e chi, invece, a fronte di un addestramento specifico erogato dalla famosa e fumosa Scuola di Alta Formazione, avrebbe fatto altro e guadagnato di più.

Insomma, la qualifica di docente esperto, che adesso viene risemantizzata con docente tutor, senza, tuttavia, essere ancora accompagnata da precise indicazioni d’indirizzo, a parte ripetute interviste e informali prese di posizione del ministro attuale intorno ad una tavola imbandita in stile ottocentesco, dovrebbero discriminare nel merito chi semplicemente insegna le discipline che ha studiato nel percorso accademico – il minus non ulteriormente remunerato – da chi, a latere, accompagna le studentesse e gli studenti nel cercare lavoro, nell’orientare e riorientare – il plus remunerato –, anche se, di fatto, essi dovranno abbandonare l’insegnamento disciplinare.

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Fonte: Roars


Autore: 
M.Lucivero e A.Petracca

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Articolo tratto interamente da Roars


4 commenti:

  1. Sistemi assurdi, a cominciare dai venti chili di libri che i bambini devono sobbarcarsi ogni giorno da casa a scuola.. ridicolo!

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    1. Negli anni la scuola ha subito continui tagli e cambi di programmi.

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  2. Io ho lavorato per anni e anni nella scuola ma sono proprio contenta di essere andata in pensione , anche se ho fatto il mio lavoro con impegno. Non mi pesava il contatto con i bambini ma tutto il resto. Gli ultimi anni di lavoro sono stati un troppo di tutto !! Saluti.

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