martedì 11 ottobre 2022

La storia della caffeina



Articolo da L’Undici

La leggenda vuole che, a ridosso del quindicesimo secolo, il pastore etiope Nadir stesse riportando le sue capre verso casa dopo una giornata di pascolo. Aveva notato come esse avessero mangiato delle bacche a lui sconosciute ma non si era preoccupato granché (le capre possono mangiare letteralmente di tutto). Arrivato al momento di rinchiudere le capre nel recinto però, gli animali continuavano a belare e irrequieti a correre; di tranquillizzarli e farli dormire non c’era speranza.

Da buon osservatore qual era, Nadir non ci mise molto a capire che la causa dell’iperattività del suo gregge fosse da attribuire a quelle misteriose bacche. Le raccolse e le portò al più vicino monastero consegnandole all’abate. Quest’uomo non doveva essere particolarmente curioso né tantomeno dotato di uno spirito analitico tant’è vero che additò le bacche come “frutto del diavolo” e le gettò nel fuoco. Queste bacche del demonio tuttavia una volta bruciate e tostate iniziarono a rilasciare una fragranza che, quanto meno, intrigò i monaci che le salvarono così dalle fiamme immergendoli poi in acqua per raffreddarle. Di fatto questi ignari monaci avevano creato il primo caffè.

Per secoli il caffè rimase diffuso solo all’interno di un ambito religioso dove i sufi ne facevano uso nelle lunghe veglie di preghiera a cui si sottoponevano. Solo grazie agli intrecci di rotte commerciali del Mediterraneo tra il sedicesimo e il diciassettesimo arrivò in Europa dove ebbe un enorme successo. Questa scura e misteriosa bevanda, infatti, divenne presto un bene di lusso nei salotti dell’aristocrazia europea accompagnato spesso dal ben più esotico cacao, anch’esso ricco in caffeina (ovviamente).

Ma perché esiste la caffeina?

Ci sono certi caratteri che in natura risultano essere particolarmente vantaggiosi, possono essere la somiglianza nella forma delle pinne dei pesci o dei pinguini con quella delle natatoie dei delfini, la membrana che si tendeva nelle ali degli pterosauri nel mesozoico e il patagio dei pipistrelli oppure la sintesi di una molecola particolarmente versatile. Quando un determinato carattere lo si può trovare in specie filogeneticamente molto distanti tra di loro si parla di convergenza evolutiva e la caffeina ne è un didascalico e spesso poco considerato esempio.

I vantaggi che porta la caffeina alle piante che la  sintetizzano sono molteplici, la caffeina nasce in natura, principalmente rimane un efficace insetticida (basti pensare ad un ragno che tesse   una tela sotto il suo effetto, non ne esce un   capolavoro), infatti in molte piante le massime   concentrazioni di caffeina si trovano nelle parti   più delicate e vitali come i germogli. La versatilità   di questa molecola però la si comprende quando   le stesse piante che usano la caffeina per proteggersi dagli insetti indesiderati la usano   anche per attirare quelli da cui invece traggono beneficio. Microdosi di caffeina vengono infatti  rilasciate agli insetti impollinatori che quindi sono invogliati a posarsi nuovamente su un fiore di un conspecifico (la caffeina può creare una forte dipendenza). Ma non solo, essendo la caffeina un eccitante l’insetto sarà anche notevolmente più attivo rendendolo un impollinatore molto più efficace.

Una volta che la pianta non necessita più dei servizi dei pronubi (impollinatori) non deve fare altro, come fanno alcune specie, che aumentare la quantità di caffeina presente nel fiore fecondato facendolo tornare tossico e creando così frutti ricchi di questa preziosa sostanza.

La caffeina però, trattandosi di una convergenza evolutiva, non è solo presente nel caffè ma in innumerevoli altre piante sparse su tutti i continenti e ogni volta che la caffeina è presente in natura è presente anche una popolazione umana capace di usufruirne. Alla convergenza evolutiva quindi si affianca la convergenza culturale il che rende la caffeina la droga più consumata a livello mondiale e una delle molecole che più di ogni altra accomuna l’umanità.

Possiamo così trovare il te in Asia orientale, il guaranà, il mate e il cacao in America meridionale, l’agrifoglio Yaupon in America settentrionale, il caffè in Africa e innumerevoli altre piante utilizzate dall’uomo sparse per il mondo. Per trattare nel dettaglio il ruolo che la caffeina ha ricoperto e ricopre tutt’ora nel mondo servirebbe un libro intero quindi, brevemente, prenderemo in considerazione solo alcuni esempi:

Tra tutti i continenti, quello col maggior numero di piante ad alto contenuto di caffeina è il sud America dove cacao, mate (e numerose altre piante filogeneticamente affini) e guaranà venivano consumate e coltivate da popolazioni indigene. Il guaranà fu domesticato inizialmente dai Sateré-Mawé e i suoi usi erano molteplici: poteva aumentare la resistenza fisica dei cacciatori e aiutare a combattere sete e fame nei periodi di digiuno. Le proprietà di questa pianta, tuttavia, arrivano fino all’ambito medico dove venivano usate per alleviare dolori di varia natura. Nelle comunità indios il guaranà -e quindi la caffeina- ricopriva un ruolo sacro tanto che i Sateré-Mawé arrivarono perfino a definirsi “figli del guaranà”.

Un ruolo altrettanto cerimoniale e spirituale veniva attribuito al cacao e già solo il nome non dovrebbe lasciare alcun dubbio al riguardo (Theobroma cacao significa letteralmente “cibo degli dèi”). Le prime evidenze di coltivazioni di questa pianta si attestano a circa 3 600 anni fa, il cacao a quel tempo veniva usato per produrre una bevanda fermentata leggermente alcolica. Solo successivamente diventò una valuta di scambio tra le popolazioni precolombiane. Questo “cibo degli dèi” era ovviamente consumato dalle classi dirigenti degli enormi imperi mesoamericani e successivamente fu consumato anche dall’aristocrazia europea.

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Fonte: 
L’Undici



Articolo tratto interamente da 
L’Undici

3 commenti:

  1. Davvero affascinante la leggenda della caffeina, non la sapevo. Tuttavia io non amo il caffè come bevanda, anche se apprezzo il gelato e le torte al caffè. Inoltre mi piacciono tanto i chicchi di caffè, il loro odore. L’odore del caffè bevanda invece mi infastidisce. Non so perché ho un rapporto di amore/odio con il caffè.

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