mercoledì 14 novembre 2018

14 novembre 1951 – Alluvione nel Polesine


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'alluvione del Polesine del novembre 1951 fu un evento catastrofico che colpì gran parte del territorio della provincia di Rovigo e parte di quello della provincia di Venezia (Cavarzerano), causando circa cento vittime e più di 180.000 senzatetto, con molte conseguenze sociali ed economiche.

Durante le due settimane precedenti all'alluvione, si verificarono intense precipitazioni distribuite su tutto il bacino imbrifero del fiume Po. Tali precipitazioni, pur non raggiungendo nelle singole aree del bacino tributario i picchi massimi di intensità storici, furono caratterizzate da un'anomala continuità temporale e distribuzione spaziale: infatti, non vi fu praticamente soluzione di continuità per l'intero periodo e l'intero territorio del bacino imbrifero ne fu interessato. Inoltre, la distribuzione spazio-temporale delle precipitazioni fu tale da determinare la sovrapposizione dell'onda di piena dell'asta principale a quelle dei singoli affluenti alle rispettive confluenze. Tale fattore, legato a un indice di probabilità estremamente basso, costituisce più di ogni altro la causa delle anomale condizioni idrauliche in cui è venuto a trovarsi il fiume Po in occasione del disastroso evento. Il verificarsi di tale improbabile circostanza fece sì che l'onda di piena si incrementasse progressivamente, scendendo da monte verso valle, in corrispondenza di ogni singola immissione dei numerosi affluenti, tanto alpini che appenninici.

In occasione delle precedenti ricorrenti intumescenze del Po (l'ultima importante delle quali era stata quella del 1926) le perturbazioni avevano colpito il bacino tributario - in modo più intenso e continuativo - solo su uno dei due versanti (quello alpino o quello appenninico) o solo su un settore di esso (l'alto, il medio o il basso corso). Lo sfalsamento dei tempi di corrivazione delle onde di piena dei singoli affluenti rispetto a quella dell'asta principale (statisticamente più probabile) in occasione delle precipitazioni della prima metà di novembre del 1951 non si diede ma, al contrario, si verificò la loro anomala coincidenza. Il risultato è stato quello di un insostenibile carico idraulico abbattutosi sui tronchi terminali dell'asta principale, con un interessamento particolarmente grave delle province di Mantova, Ferrara e Rovigo.

Mentre nei giorni del 12, 13 e nelle prime ore del 14 novembre l'onda di piena transitava nel mantovano senza il verificarsi di irreparabili esondazioni grazie anche alla tempestiva e massiccia realizzazione di interventi di contenimento, durante il passaggio della stessa tra le province di Ferrara, a sud, e Rovigo, a nord, avvenne l'irreparabile disastro.

I presupposti della sciagura, al di là delle anomale circostanze idrologiche sopra sintetizzate, sono però da ricercare nel campo umano, ed in particolare in quello delle Amministrazioni pubbliche istituzionalmente competenti a prevenire ed affrontare la situazione. Non è possibile dire con certezza se si sarebbe potuta evitare la catastrofe che si verificò, ma è certo che una diversa gestione delle cose avrebbe potuto, se non scongiurare il disastro, almeno limitarne le conseguenze.

Sotto questo profilo non possono essere sottaciute le gravissime responsabilità delle tre istituzioni direttamente interessate, per competenza, dalla natura degli eventi: il Genio Civile di Rovigo e i relativi diretti organi superiori cioè il Magistrato alle Acque di Venezia e il Ministero dei Lavori Pubblici, la Prefettura e la Provincia, rispettivamente competenti per gli aspetti idraulici, quelli dell'ordine pubblico e del soccorso alle popolazioni e quello del coordinamento territoriale generale e delle funzioni logistiche.

Circa l'aspetto idraulico, è venuta completamente a mancare la fase della preallerta che sarebbe servita alle altre amministrazioni coinvolte, in primis quelle comunali rivierasche, a mobilitare uomini e mezzi per far fronte all'evento. Da un punto di vista storico, si tende ad attribuire tale sottovalutazione del fenomeno da parte del preposto Genio Civile a una mancata comprensione dell'eccezionalità dell'evento sotto il profilo propriamente idraulico, complice le anomale circostanze che sono venute a determinarsi sotto questo risvolto e di cui si è detto più sopra. L'onda di piena infatti, pur rivelandosi subito di entità considerevole, non appariva, dai dati idrometrici provenienti dalle stazioni di misura a monte, di carattere straordinario e sicuramente non fece presagire ciò che poi, nei fatti, si verificò.

Tale mancata previsione, comunque grave in relazione alla drammaticità della situazione venuta a crearsi nei giorni immediatamente precedenti all'alluvione nel mantovano, ma anche figlia dei tempi per la carenza dei mezzi di comunicazione (i telefoni erano rari ed appannaggio quasi esclusivo degli uffici governativi) e soprattutto per la pressoché totale assenza dei mezzi di informazione di massa “in tempo reale” (esisteva solo la radio e non tutte le famiglie la possedevano), ingenerò un ritardo nella reazione di tutte le altre istituzioni coinvolte e del territorio in genere che si rivelò incolmabile, con la conseguenza che si poté poi unicamente rincorrere gli eventi.

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2 commenti:

  1. Sono nato dopo ma tutti ne parlavano, un fatto che ha fatto storia e che nel bene nel male ci hai insegnato qualcosa anche se non sembra che abbiamo sempre imparato

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