giovedì 9 novembre 2023

Comunicato Amnesty International: tortura e trattamenti umilianti inflitti ai detenuti palestinesi



Comunicato da Amnesty International - Italia

Le autorità israeliane hanno aumentato notevolmente l’uso della detenzione amministrativa nei confronti dei palestinesi in tutta la Cisgiordania occupata, hanno prorogato misure d’emergenza che facilitano il trattamento inumano e degradante dei detenuti e non hanno adeguatamente indagato sui casi di tortura e morte in custodia verificatisi nelle ultime quattro settimane.

Secondo l’organizzazione indipendente Palestinian Prisoners’ Club, dal 7 ottobre le forze israeliane hanno arrestato oltre 2200 uomini e donne palestinesi. Secondo l’organizzazione israeliana per i diritti umani HaMoked, tra l’1 ottobre e l’1 novembre il numero totale dei palestinesi in detenzione amministrativa, senza accusa o processo, è salito da 1319 a 2070.

Le testimonianze di detenuti scarcerati, degli avvocati per i diritti umani, nonché filmati e fotografie, hanno fornito prove di alcune delle forme di tortura e maltrattamento subite dai prigionieri per mano delle forze israeliane nelle ultime quattro settimane: brutali pestaggi e umiliazioni, come l’obbligo a rimanere a testa bassa, a inginocchiarsi a terra durante la conta dei detenuti e a cantare canzoni israeliane.

“Nel corso dell’ultimo mese, abbiamo assistito a un notevole aumento dell’uso da parte di Israele della detenzione amministrativa, una prassi che prevede la privazione della libertà senza accusa né processo e che può essere rinnovata indefinitamente. Questo fenomeno era già in crescita e aveva raggiunto il livello più alto degli ultimi 20 anni prima dell’ultima escalation delle ostilità verificatasi il 7 ottobre. La detenzione amministrativa rappresenta uno degli strumenti principali attraverso i quali Israele applica il suo sistema di apartheid nei confronti dei palestinesi. Inoltre, testimonianze e prove video denunciano numerosi episodi di tortura e altri maltrattamenti inflitti dalle forze israeliane, tra cui gravi percosse e umiliazioni deliberate, nei confronti di palestinesi detenuti in condizioni disperate”, ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

“Le uccisioni sommarie e la presa di ostaggi da parte di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi sono crimini di guerra e devono essere condannati come tali. Ma le autorità israeliane non possono usare questi attacchi per giustificare le loro azioni illegali e la punizione collettiva dei civili nella Striscia di Gaza assediata, così come la tortura, gli arresti arbitrari e altre violazioni dei diritti umani ai danni dei palestinesi. Il divieto di tortura non può essere mai sospeso né derogato, specialmente in periodi come questo”, ha aggiunto Morayef.

I ricercatori di Amnesty International hanno intervistato 12 persone: sei ex detenuti, tre parenti di detenuti e tre avvocati che stanno lavorando sui recenti arresti. I ricercatori hanno anche esaminato testimonianze ricevute da altri ex detenuti e visionato filmati e fotografie.

 

Torture e umiliazioni

Amnesty International documenta da decenni il massiccio uso della tortura, da parte delle autorità israeliane, nei centri di detenzione della Cisgiordania occupata. Ma nelle ultime quattro settimane, le immagini diffuse online hanno mostrato tremende scene di soldati che picchiano e umiliano palestinesi dopo averli bendati, denudati e avergli legato le mani: una pubblica esposizione, particolarmente agghiacciante, di torture e umiliazioni ai danni di detenuti palestinesi.

In un’immagine analizzata dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International, tre palestinesi bendati e denudati sono accanto a un soldato con l’uniforme verde oliva tipica delle forze israeliane di terra. Un’indagine pubblicata il 19 ottobre dal quotidiano israeliano Haaretz ha concluso che quella fotografia è stata scattata il 12 ottobre a Wadi al-Seeq, un villaggio a est di Ramallah. Una delle tre vittime inquadrate nella foto ha detto ad Amnesty International di essere stato inizialmente fermato e picchiato dai coloni. Dopo due ore è arrivata una jeep dell’esercito israeliano:

“Uno dei soldati si è avvicinato e mi ha preso a calci, è salito con entrambe le gambe sulla mia testa spingendo il mio volto a terra, poi, mentre avevo le mani legate dietro la schiena, ha continuato a prendermi a calci. Ha preso un coltello e mi ha strappato i vestiti, a eccezione delle mutande, e li ha usati per bendarmi. Poi ha continuato a picchiarmi su tutto il corpo. A un certo punto mi è saltato sulla schiena, tre o quattro volte, urlando: ‘Muori, spazzatura!’. Quando ha finito, è sopraggiunto un altro soldato che mi ha urinato in faccia e sul corpo urlando a sua volta ‘Dovete morire’”.

Amnesty International ha parlato anche con due donne detenute arbitrariamente per 14 ore in una stazione di polizia di Gerusalemme Est occupata. Nel corso di queste ore sono state umiliate, sottoposte a perquisizioni corporali, prese in giro e obbligare a maledire Hamas. Alla fine sono state rimesse in libertà senza alcuna accusa.

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