sabato 18 novembre 2023

Cresce la povertà in Italia



Articolo da Agenda17

La povertà assoluta si conferma in crescita nel nostro Paese. L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha pubblicato il report annuale con i dati per il 2022 e la situazione è sempre più difficile sia per le famiglie sia a livello individuale, a causa soprattutto dell’accelerazione dell’inflazione, che pesa maggiormente sulle fasce economicamente più deboli della popolazione. Ora, una persona su dieci è povera.

Sono infatti 2,18 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta (dal 7,7% del totale nel 2021 all’8,3%), per un totale di oltre 5,6 milioni gli individui (da 9,1% a 9,7%). All’interno di queste cifre, a risentirne di più sono gli stranieri – 28,9% di famiglie con almeno uno straniero contro il 6,4% per nuclei composti da soli italiani. La povertà relativa si attesta invece al 10,9% (11% nel 2021) e le famiglie coinvolte sono 2,8 milioni.

Colpite soprattutto famiglie numerose e minori

Principale responsabile è l’inflazione: le spese per consumo delle famiglie meno abbienti non hanno tenuto il passo dell’inflazione e le difficoltà maggiori colpiscono le famiglie con tre o più figli. 

L’incidenza della povertà assoluta arriva infatti al 22,5% per i nuclei con cinque o più persone e all’11% in quelli con quattro, mentre si assiste a un forte peggioramento per le famiglie con tre persone (da 6,9% a 8,2%).

Nelle famiglie con tre o più minori si arriva al 22,3%, ma valori elevati riguardano anche famiglie dove coabitano più nuclei famigliari (15,6%) e famiglie monogenitoriali (11,5%).

Tutto ciò si ripercuote in particolar modo sui minori, che per primi subiscono la condizione di povertà assoluta: ne sono colpiti quasi 1,27 milioni, il 13,4% rispetto al 9,7% degli individui a livello nazionale. Il dato è stabile rispetto al 2021, ma peggiora per i bambini dai quattro ai sei anni residenti al Centro (da 9,3% a 14,2%) e quelli dai sette ai tredici anni nel Mezzogiorno (da 13,8% a 16,8%).

In difficoltà i giovani che lavorano. Il titolo di studio in parte aiuta

Colpiscono inoltre i dati relativi all’età della persona di riferimento all’interno delle famiglie. Laddove infatti quest’ultima ha più di sessantacinque anni l’incidenza della povertà assoluta è più contenuta (4,6%), mentre le famiglie più giovani subiscono minore capacità di spesa in quanto hanno redditi più bassi e minori risparmi accumulati.

Il titolo di studio e la tipologia di lavoro sono invece indicati come forme di protezione contro la povertà: chi ha almeno un diploma ha tre volte in meno la probabilità di cadere in povertà rispetto a chi ha un basso livello di istruzione (se la persona di riferimento in famiglia ha almeno il diploma superiore l’incidenza è del 4%, che sale al 12,5% con la licenza di scuola media e al 13% con la licenza elementare o nessun titolo di studio).

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Fonte: 
Agenda17

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Articolo tratto interamente da 
Agenda17


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