Canto di marzo
Quale una incinta, su cui scende languida
languida l'ombra del sopore e l'occupa,
disciolta giace e palpita su 'l talamo,
sospiri al labbro e rotti accenti vengono
e súbiti rossor la faccia corrono,
tale è la terra: l'ombra de le nuvole
passa a sprazzi su 'l verde tra il sol pallido:
umido vento scuote i pèschi e i mandorli
bianco e rosso fioriti, ed i fior cadono:
spira da i pori de la glebe un cantico.
- O salïenti da' marini pascoli
vacche del cielo, grigie e bianche nuvole,
versate il latte da le mamme tumide
al piano e al colle che sorride e verzica,
a la selva che mette i primi palpiti -.
Cosí cantano i fior che si risvegliano:
cosí cantano i germi che si movono
e le radici che bramose stendonsi:
cosí da l'ossa dei sepolti cantano
i germi de la vita e de gli spiriti.
Ecco l'acqua che scroscia e il tuon che brontola:
porge il capo il vitel da la stalla umida,
la gallina scotendo l'ali strepita,
profondo nel verzier sospira il cúculo
ed i bambini sopra l'aia saltano.
Chinatevi al lavoro, o validi omeri;
schiudetevi a gli amori, o cuori giovani;
impennatevi a i sogni, ali de l'anime;
irrompete a la guerra, o desii torbidi:
ciò che fu torna e tornerà ne i secoli.
Giosuè Carducci
mercoledì 30 marzo 2011
11 commenti:
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"Ciò che fu torna e tornerà nei secoli" ...grande...
RispondiEliminaUn sorriso
non amo particolarmente la poesia di Carducci,ma questa ode è ricca di belle immagini,buonanotte Cavaliere
RispondiEliminaI possenti versi del Carducci!
RispondiEliminaIl ciclo della Vita in questi versi..grazie Cavaliere...buona giornata.
RispondiEliminaDandelìon
A scuola non amavo particolarmente Carducci, forse perché leggevamo i poeti alla luce di cliché preconfezionati.
RispondiEliminaPer fortuna tanti grandi poeti li ho rincontrati successivamente potendoli amare ed apprezzare con maggiore libertà di giudizio.
Una cosa che notavo qualche tempo fa è come certi versi ti entrino dentro e ti accompagnino in tanti momenti della vita. Nella mia ce ne sono molti di Carducci, anche se il mio cuore batte più forte per qualcun altro.
Non conoscevo questa lirica e ti ringrazio per avermene fatto apprezzare la forza descrittiva ed evocativa mirabile.
Un abbraccio Nina
Monito o speranza? Grande davvero.
RispondiEliminaE’ molto bella anche quella(anche se è legata più al mese di giugno) di un altro grande,
RispondiEliminaGIOVANNI PASCOLI, che poi era il discepolo
del CARDUCCI
Il Gelsomino notturno
E s'aprono i fiori notturni,
nell'ora che penso a' miei cari.
Sono apparse in mezzo a' viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l'ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l'odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l'erba sopra le fosse.
Un'ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l'aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
per tutta la notte s'esala
l'odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s'è spento…
E' l'alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l'urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.
Un altra poesia del PASCOLI più consona al periodo è :
RispondiEliminaPRIMAVERA
Ed ecco che un susino
bianco sbocciò sul verzicar del grano.
Come un sol fiore gli sbocciò vicino
un pesco, e un altro. I peschi del filare
parvero cirri d'umido mattino.
Uscìano le api. Ed or s'udiva un coro
basso, un brusìo degli alberi fioriti,
un gran sussurro, un favellar sonoro.
Dicean del verno, si facean gl'inviti
di primavera. Per le viti sole
era ancor presto, e ne piangean, le viti,
a grandi stille, in cui fioriva il sole.
GIOVANNI PASCOLI
@erborista1
RispondiEliminaBenvenuto nel mio blog e piacere di fare la tua conoscenza.
@erborista1
RispondiEliminaSono passato nel tuo blog;ma non riesco a lasciare commenti
grazie di avermelo detto.prova adesso andando su erboristatutticonsigli e poi cliccando in alto su comment.Si dovrebbe aprire la pagina del commento.GRAZIE E A PRESTO
RispondiElimina