Articolo da Pressenza
Si può anche continuare a propagandare che va tutto bene e che in questi anni si stanno facendo miracoli, ma la realtà dei numeri è difficile da contrastare. I dati delle Prospettive dell’occupazione OCSE 2024 “raccontano un altro film”.
I salari reali sono in crescita su base annua nella maggior parte dei Paesi OCSE, in un contesto di inflazione in calo, ma in molti Paesi sono ancora al di sotto del livello del 2019. Mentre i salari reali stanno recuperando parte del terreno perduto, i profitti iniziano ad assorbire parte dell’aumento del costo del lavoro. In molti Paesi c’è spazio per i profitti per assorbire ulteriori aumenti salariali, soprattutto perché non ci sono segnali di una spirale prezzi-salari. Tuttavia, nella nota si sottolinea che: “l’Italia è il Paese che ha registrato il maggior calo dei salari reali tra le maggiori economie dell’OCSE. Nel primo trimestre del 2024, i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia.”
Non solo, ma l’Italia è ancora indietro rispetto a molti altri Paesi OCSE in termini di occupazione femminile e giovanile, dove sono necessari ulteriori progressi, anche per coprire il numero relativamente elevato di posti di lavoro vacanti.
Anche la formazione dei lavoratori continua a essere carente. “Il tasso di partecipazione in programmi di formazione dei lavoratori in Italia rimane basso e i lavoratori che svolgono occupazioni ad alta intensità di emissioni tendono a ricevere una formazione significativamente inferiore rispetto agli altri. Il nuovo Supporto per la formazione e il lavoro fornisce un ulteriore incentivo alla formazione. Per contribuire anche alla transizione verde dovrebbe però essere più mirato per rispondere alla carenza di manodopera nei settori chiave per la transizione a zero emissioni. Inoltre, meccanismi di certificazione della qualità dei programmi di formazione dovrebbero diventare la norma in tutte le regioni del Paese.”
Per quanto riguarda le occupazioni verdi, in Italia, il 19,5% della forza lavoro è impiegata in occupazioni “green-driven”. Di queste, solo il 13,7% sono però vere e proprie nuove occupazioni verdi. Al contrario, circa il 5,1% è in occupazioni ad alta intensità di emissioni. La percentuale più alta di occupazioni “green-driven” si trova in Abruzzo, mentre la percentuale più alta di occupazioni ad alta intensità di gas serra si trova in Sardegna. E anche in questo caso si sconta una disparità di genere: gli uomini hanno maggiori probabilità di essere impiegati in occupazioni “green-driven” e ad alta intensità di gas serra, ma i lavoratori più anziani hanno maggiori probabilità di essere impiegati in occupazioni ad alta intensità di gas serra.
La nota considera anche chi non riesce a entrare nel mondo del lavoro e propone di “estendere l’accesso all’Adi (Assegno di inclusione) a tutta la popolazione a rischio di povertà e con limitate prospettive di lavoro”. Una proposta che “permetterebbe di proteggere i più vulnerabili, concentrando le limitate risorse per la formazione sulle persone più vicine al mercato del lavoro.”
Qui per approfondire i dati della nota: https://www.oecd.org/it/publications/prospettive-dell-occupazione-ocse-2024-nota-paese_4668c6a8-it/italia_d27f7855-it.html.
Intanto, in Italia dobbiamo continuare a fare tristemente i conti con il problema gravissimo delle morti sul lavoro, che ogni anno costa la vita a circa milleduecento persone. Nei primi sei mesi di quest’anno i dati preliminari sembrano mostrare un aumento delle morti sul lavoro. Scrive l’INAIL: “Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo semestre 2024 sono state 469, 19 in più rispetto alle 450 registrate nel pari periodo del 2023, sei in più rispetto al 2022.”
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