mercoledì 14 agosto 2024

14 agosto 2018 – A Genova crolla il viadotto autostradale Polcevera, provocando 43 vittime e quasi 600 sfollati dalle abitazioni sottostanti

Ponte Morandi Genova Campi 014


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il crollo del viadotto Polcevera (o ponte Morandi, com'era comunemente denominato) avvenne il 14 agosto 2018, giorno in cui la sezione del ponte che sovrasta la zona fluviale e industriale di Sampierdarena, lunga 250 metri,[2] crollò insieme al pilone di sostegno numero 9, provocando 43 vittime a bordo dei mezzi in transito e tra gli operai al lavoro nella sottostante isola ecologica dell'AMIU, l'azienda municipalizzata per la raccolta dei rifiuti.[3]

Il 3 agosto 2020 è stato inaugurato, in sua sostituzione, il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell'architetto Renzo Piano e aperto al traffico il giorno dopo verso le 22 circa.[4]

Alle ore 11:36[5] di martedì 14 agosto 2018, all'improvviso, l'intero sistema bilanciato della pila 9 del ponte collassò, provocando 43 morti e 566 sfollati.[3][6] Per due anni il traffico è stato quindi forzatamente deviato sia in entrata sia in uscita della A10 nello svincolo di Genova Aeroporto, provocando grossi problemi alla viabilità urbana ed extraurbana.

Nel febbraio 2019 è stata avviata la demolizione delle sezioni residue del viadotto, inizialmente mediante tecniche di smontaggio meccanico; l'intervento è culminato, idealmente e a livello mediatico, nella demolizione con esplosivi dei due piloni strallati superstiti, avvenuta il 28 giugno 2019, per poi concludersi (eccetto che per la rimozione delle macerie) con la demolizione dell'ultima pila il 12 agosto 2019.[7]

Secondo la perizia presentata nell'incidente probatorio del processo sulle cause dell’evento, redatta dagli ingegneri e professori universitari Massimo Losa e Renzo Valentini dell'Università di Pisa e Giampaolo Rosati e Stefano Tubaro del Politecnico di Milano, la causa del crollo è stata la mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli. Nella pila 9 solo 4 trefoli su 464 (meno dell'1%) non erano corrosi; a ciò si aggiungeva anche il degrado sia degli stralli sia del calcestruzzo.[8]

Dall'ispezione condotta il 21 ottobre 2015 da tecnici della società Spea, che era responsabile dei controlli tecnici dell'opera e aveva estratto alcune carote dello strallo della pila n.9, risultava che la guaina era ossidata e tre dei quattro trefoli si muovevano con facilità facendo leva con uno scalpello; inoltre, i fili dei trefoli erano ossidati.[9]

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Photo credit Alessio Sbarbaro, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons



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