lunedì 26 giugno 2023

I nostri dati sanitari venduti alle multinazionali?



Articolo da Pressenza

Durante la gestione pandemica del Covid-19, molti Paesi europei hanno introdotto sistemi biopolitici e securitari volti a difendersi dal contagio virale, spesso limitando e violando i diritti fondamentali, i diritti civili e le libertà costituzionali, sacrificandole sull’altare della “sicurezza” o in questo caso della “biosicurezza” – per citare Agamben – legittimate con lo stato d’emergenza. Con questa forma di governo ed uno Stato di diritto fluttuante, i governi hanno colto l’occasione per aprile le porte alla transizione digitale portando all’implementazione di app e tecnologie volte al controllo e al monitoraggio della popolazione.

Per esempio, l’App Immuni: in Italia è stata spacciata come innovazione evolutiva, ma si è dimostrata uno strumento ingestibile e fallimentare su molti aspetti. In Italia, come in altri Paesi europei, è stato introdotto il Green Pass, uno strumento bio-tecno-politico volto non solo a schedare chi è vaccinato, ma a concedere libertà civili e costituzionali – che normalmente sarebbero libertà estese a tutti – a chi si è vaccinato, limitando la circolazione, la libertà e i diritti a chi non si è vaccinato. É il grande dilemma politologico delle “libertà concesse e autorizzate” che i filosofi Giorgio Agamben, Geminello Preterossi, Massimo Cacciari e il giurista Ugo Mattei hanno giustamente problematizzato dureante la gestione sanitaria, in quanto fattore della progressiva decostituzionalizzazione neoliberista.

Il Green Pass è stata una questione ben più ampia di quella delle vaccinazioni, del vaccino bene comune libero da brevetti o da qualunque altra battaglia per il diritto alla salute (come per esempio la lotta per la medicina di base, per la prevenzione primaria, per le terapie domiciliari e per il riconoscimento nel SSN delle medicine alternative come la naturopatia e l’omeopatia). La questione ha a che fare con lo stravolgimento dello stato di diritto sotto i colpi della trasformazione tecnologica che travolge la privacy, tanto cara a Stefano Rodotà, e della “condizionalità” anche nota come ricatto. Come ha descritto Ugo Mattei: “Questa logica, strutturale al Green Pass, è l’essenza dell’ anti-diritto (…). Tale logica ricattatoria neoliberista, nata proprio con la condizionalità della Banca Mondiale rispetto ai paesi poveri, estesa dalla Troika alla Grecia e ormai pervasiva del nostro pseudo diritto del lavoro, trova nel passaporto interno (Green Pass, estensibile ben oltre la questione del contagio) la sua epifania più pervasiva. In mancanza del know how per offrire garanzie pubbliche di rispetto dei diritti e dei dati sensibili, questa ideologia autoritaria che Draghi cerca di imporre dividendo irresponsabilmente la pubblica opinione tramite la menzogna, porta il costituzionalismo liberale al suo capolinea”.

Con la pandemia da Covid-19, i dati sensibili sanitari di intere popolazioni sono stati riscoperti come una grande merce molto proficua per i “capitalisti della sorveglianza”, come li ha chiamati Shoshana Zuboff. Le persone sono così un grande bacino di materia prima da cui estrarre gratuitamente, attraverso cessione “volontaria” (i famosi “consenti” nei siti e nelle app), i dati sensibili per fare palate di soldi senza alcun costo reale.

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Fonte: Pressenza


Autore: Lorenzo Poli

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Articolo tratto interamente da Pressenza 


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