Articolo da CreativeCommons.it
L’emergenza Coronavirus ha contribuito notevolmente alla riscoperta della centralità della rete e del digitale nel comunicare al pubblico il patrimonio culturale. Proliferano infatti in tutto il mondo iniziative di istituti culturali volte ad offrire libero accesso alle risorse digitali in rete per superare le distanze fisiche imposte dalle misure di contenimento del contagio.
Si tratta di esperienze di cui sarà fondamentale fare tesoro anche dopo la fine dell’emergenza, per rilanciare l’imprenditoria culturale, l’industria creativa, il turismo, nonché l’attività di studio e la ricerca scientifica. La proposta, qui sintetizzata, muove esattamente in questa direzione, al fine di favorire la libera circolazione delle immagini di beni culturali pubblici non più protetti dal diritto d’autore.
Il libero riuso dell’immagine si rivela infatti uno straordinario strumento di innovazione, in quanto favorisce l’editoria culturale (e quindi anche la ricerca scientifica), l’industria creativa e offre nuovi stimoli al settore della moda e del design. Può inoltre giocare un ruolo importante nell’ambito del restyling grafico degli interni di infrastrutture, mezzi e aree pubbliche migliorando le condizioni di decoro urbano, nonché può dare impulso all’imprenditoria turistica nelle realtà meno visitate e alle più diverse forme di iniziativa economica. Il libero riuso rappresenta infine un modo per dare attuazione concreta a due principi fondamentali: “il patrimonio è di tutti” e “la cultura può essere un volano per lo sviluppo economico”.
Questi principi hanno ispirato un numero crescente di istituti culturali in tutto il mondo, come la Library of Congress o la New York Public Library, il Getty Research Institute, il Rijksmuseum, la Biblioteca Nazionale di Spagna, il Museo Nazionale di Stoccolma e la Galleria Nazionale di Danimarca (che ha adottato lo slogan: It’s your cultural heritage. Use it!), i quali hanno scelto di rendere scaricabili dai propri siti web le immagini ad altissima risoluzione delle opere in pubblico dominio contenute nelle collezioni per incentivare il libero riutilizzo dell’immagine per qualsiasi fine, anche commerciale. Le trasformazioni radicali che il digitale ha prodotto nella nostra società ci invitano dunque ad abbandonare i tradizionali paradigmi “proprietari”, in favore di una visione del patrimonio culturale più democratica, inclusiva e orizzontale.
In molti casi si riscontra che le entrate provenienti dalla vendita delle immagini o dai canoni applicati sul riuso commerciale delle stesse, siano irrisorie se non addirittura inferiori alle spese di gestione dell’e-commerce o del meccanismo concessorio. Per contro, gli istituti che adottano un approccio aperto godono di importanti benefici in termini di marketing, di maggiore afflusso di turisti e, in generale, di maggiore capacità di attrarre finanziamenti pubblici e privati. Infine, la libera circolazione di immagini, anche per scopi commerciali, può agevolare la creazione di lavoro e redditi in un’economia circolare che, a sua volta, si traduce in maggiori introiti nelle casse dello Stato nell’ambito della fiscalità generale.
Un’occasione importante per agire in questa direzione è oggi offerta dall’art. 14 della direttiva 2019/790/EU, il quale rimuove i diritti connessi sulle immagini riproducenti opere delle arti visive di pubblico dominio qualora “l’atto risultante dalla riproduzione non costituisca di per sé opera originale”.
Un’implementazione di tale disposizione nel senso più ampio possibile, che tragga cioè ispirazione dalle linee guida diffuse da Communia (https://www.notion.so/DSM-Directive-Implementation-Guidelines-45233be9c0e143338860ae5a03118bf3), sarà determinante per promuovere il libero sviluppo della cultura, della creatività, del turismo culturale e, in generale, di tutte le attività economiche che possono trovare beneficio dalla libera diffusione delle immagini del patrimonio culturale, e per valorizzare lo spirito della normativa europea volta alla creazione di un mercato unico digitale in relazione al diritto d’autore e al pubblico dominio. In particolare la libera circolazione delle immagini di beni culturali in pubblico dominio consentirebbe agli istituti culturali pubblici di perseguire pienamente le proprie finalità istituzionali.
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Fonte: CreativeCommons.it
Autore: Capitolo italiano di Creative Commons
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Articolo tratto interamente da CreativeCommons.it
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