Articolo da Il primo amore
B. Che la didattica a distanza come oggi intesa fosse un mezzo inadeguato lo si era capito sin dai primi giorni del lockdown, quando ancora si pensava che si trattasse di una misura a brevissimo termine. Il divario tra le esigenze di studenti e professori e il sistema messo in piedi nella fretta e nel caos era enorme: tra utenti con problemi di connessione, scarsa conoscenza delle piattaforme e una generale diffidenza nei confronti della nuova modalità, più che imparare sembrava si evitasse di sprecare il tempo. Quando le settimane sono diventate mesi, i problemi contingenti erano stati ormai risolti, e tutti bene o male riuscivano a seguire le lezioni con videocamera e computer; iniziavano però a sentirsi gli effetti psicologici di giornate sempre uguali, di un periodo la cui fine sembrava slittare continuamente, facendo precipitare gli studenti nell’apatia e nell’indifferenza. Ad ogni annuncio di prolungamento del lockdown rispondeva una rassegnazione diffusa, e lo scoramento si rifletteva direttamente nel comportamento di noi studenti, portando con sé un silenzio tombale rotto da qualche timido intervento. La prospettiva di vivere un altro Giorno della marmotta appiattiva ogni mia volontà di prendere lo studio scolastico con la serietà necessaria, facendo sì che l’impegno nelle materie che mi interessano di meno fosse quantomeno altalenante. Fare solo una parte delle ore convenzionali sicuramente ha dei vantaggi, ma per mesi non ho visto alcuni dei professori, determinando lacune enormi che, soprattutto in vista dell’esame di quest’anno, rischiano di pesare molto.
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Fonte: Il primo amore
Autori: Francesco Bucci e Francesco Finotti - pubblicato da G.Giovannetti
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Autori: Francesco Bucci e Francesco Finotti - pubblicato da G.Giovannetti
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Articolo tratto interamente da Il primo amore
La DAD in un Paese dove solo il 6% ha un computer fisso e pochissimi hanno la fibra, è ammissibile per poche attività magari facoltative ma poi si deve anche per ragioni legate alla socializzazione dei ragazzi, tornare prestissimo alla didattica in presenza. Questo non toglie che l'uso della tecnologia non debba essere incentivato ma senza che qualcuno resti indietro.
RispondiEliminaA livello tecnologico siamo indietro un bel po'.
EliminaIo, per fortuna, sono andata in pensione e, per un pelo, ho evitato la didattica a distanza. Saluti.
RispondiEliminaNon è facile, fare lezioni a distanza.
EliminaHo sempre sostenuto che la didattica a distanza sia un totale fallimento che però fa comodo agli studenti che, solitamente, non amano studiare e ai docenti che non amano molto il proprio lavoro e preferiscono restare a casa.
RispondiEliminaDi sicuro, al contrario, i ragazzi diligenti e i professori in gamba, stanno riuscendo a trarre il meglio da questo metodo, e a loro va tanto di cappello.
Nessuno, però, ha pensato ai bambini delle prime classi elementari, ad esempio.
Chi gli sta insegnando a leggere e a scrivere? Un monitor?
No. La mamma.
Noto molta difficoltà per tutti, tra l'altro questa generazione è già iperconnessa e ha bisogno di più socialità e contatto umano.
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