Articolo da Nuovoeutile
Questo articolo parla di cooperazione. Il tema è non solo interessante, ma cruciale. Devo però avvertirvi da subito che lo prenderò un po’ alla larga.
Vorrei provare, infatti, a separare
l’idea stessa che comunemente abbiamo di “cooperazione” dalla glassa di
buonismo zuccheroso e di stucchevole condiscendenza che a volte la
ricopre. E che ne maschera l’essenza più solida, permanente e
fondamentale.
Dunque, mettetevi comodi.
UNA SPECIE ULTRASOCIALE. In una prospettiva evoluzionistica, la cosa più notevole della società umana è la molteplicità delle forme di cooperazione. A scriverlo è lo psicologo Michael Tomasello in una citatissima ricerca di pochi anni fa. Per sottolineare questa peculiarità, Tomasello impiega una definizione assai suggestiva: dice che noi umani siamo una specie ultrasociale.
POCHISSIMI VIVENTI. L’ultrasocialità appartiene ai
pochissimi esseri viventi che praticano una complessa divisione del
lavoro e una estrema specializzazione dei ruoli. Oltre a noi, si
comporta in modo ultrasociale solo qualche specie di insetti, come le
formiche.
Questa contiguità comportamentale può forse stupirci, dato
che dalle formiche siamo piuttosto diversi. Ma non deve certo
offenderci, specie se consideriamo che il successo evolutivo delle
formiche, in termini di diffusione della specie nel pianeta, è almeno
paragonabile al nostro.
UNIRE GLI SFORZI. Noi parliamo di cooperazione
quando diversi soggetti uniscono i loro sforzi per raggiungere un
risultato condiviso. Troviamo tracce rudimentali di questo comportamento
anche negli animali superiori, dagli elefanti ad alcune specie di uccelli. In particolare, nelle grandi scimmie.
Ma, appunto, si tratta di tracce, perché di norma il risultato riguarda il procurarsi cibo. Noi e le formiche, invece, cooperiamo anche per coltivarcelo, il cibo. E per costruire, secondo i casi, formicai, o villaggi e città.
NON SOLO COMPETIZIONE.
Resta comunque rilevante il fatto che sappiano cooperare non solo gli
esseri umani e le formiche, ma anche altri animali superiori. E che
scelgano di farlo.
Vuol dire che in natura la competizione, e la
conseguente vittoria del più forte, non è l’unica soluzione possibile e
prevista. Questa, almeno, è la posizione di uno straordinario etologo e
primatologo olandese come Frans de Waal.
I CUGINI BONOBO. Tra l’altro: le descrizioni che de Waal ci offre di come i bonobo, beati loro, risolvono i conflitti attraverso il sesso scintillano di intelligenza e humor.
Poiché
condivido la simpatia di de Waal per questi scimpanzé pacifici e
aggraziati, aggiungo qualche altra informazione che li riguarda. I
bonobo (nome scientifico: Pan Paniscus) sono nostri antenati
neanche tanto remoti. Si sono separati da noi solo qualche milione di
anni fa. Insieme agli scimpanzé comuni, i bonobo sono gli esseri viventi
con cui condividiamo la maggior percentuale di patrimonio genetico.
Vivono in comunità matriarcali. Si trovano sulle rive del fiume Congo e
si trovano catalogati tra le specie a rischio di estinzione.
IL PIÙ NOTO. Il bonobo forse più famoso al mondo si chiama Kanzi. Ha da poco compiuto quarant’anni. È nato in cattività, abita all’università della Georgia e capisce centinaia di parole inglesi. Comunica con gli umani usando una tastiera contenente 256 lessigrammi, che lui sa anche unire in sequenze. Cioè, in semplici frasi.
Fonte: Nuovoeutile
Autore: Annamaria Testa
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Articolo tratto interamente da Nuovo e utile
L'unione fa la forza.
RispondiEliminaCiao Vincenzo.
Concordo.
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