Articolo da Nurse24
Visto che siamo in procinto di feste e di auguri, colgo
l’occasione per augurarmi di non dover fare più il conto settimanale di
chi tra di noi diventa positivo, di smettere di vedere quei visi
spaventati tra colleghi e pazienti, di poter tornare presto a sorridere
alla signora Rossi, a farmi raccontare delle sue nipoti dal signor
Bianchi o a parlare di permanente con la signora Verdi mentre le
somministro trattamenti palliativi. Mi auguro di continuare a credere
che andrà bene e che presto tutto questo sia per molti solo un ricordo
.
Quando a marzo sono arrivata a fare il mio turno di notte e mi sono ritrovata il cartello “Area Covid-19” che imperava sopra alla porta del mio reparto le sensazioni sono state tante: paura, ansia, senso di inadeguatezza nei confronti di una situazione più grande di me. Pensavo alla me di qualche anno prima con addosso quella corona d’alloro che mai avrebbe immaginato di trovarsi a combattere una pandemia globale. L’entusiasmo, però, seppur nascosto sotto occhi spaventati, la faceva sicuramente da padrone.
Quando a ottobre mi sono ritrovata nella medesima situazione, il caro e vecchio entusiasmo di qualche mese prima mi aveva totalmente abbandonato. Le ginocchia mi tremavano con più consapevolezza, con i ricordi di un tempo non così lontano che mi ritornavano tutti alla mente mentre mi impratichivo per attaccare strisce in terra che delimitassero percorsi puliti e sporchi.
Sapevamo a cosa andassimo incontro e questo spaventava terribilmente me e tutti i miei colleghi che speravamo, in cuor nostro, non si presentasse una situazione analoga a quella di marzo. Siamo stati accontentati: è stato sicuramente tutto molto peggio e continua ad esserlo.
Nel giro di qualche ora abbiamo assistito alle medesime scene: occhi spaventati in cerca di aria, persone che muoiono sole e al telefono voci di mogli a casa distrutte dal fatto di non aver potuto dare l’ultimo saluto all’amore di una vita.
Nel giro di altrettanto poco tempo ci siamo ritrovati a contare i colleghi che uno dopo l’altro iniziavano a manifestare sintomi e a positivizzarsi e questo credo ci abbia tolto moltissima forza.
Nell’immaginario comune a marzo eravamo gli eroi da sostenere, con i segni dei dispositivi di protezione sul volto, poi siamo diventati nel giro di pochissimo tempo collaboratori dei poteri forti, che non si sa bene per quale guadagno parlano di un virus inventato.
Se l’opinione pubblica non è più dalla nostra parte, trattamento non molto differente ci è riservato dalle Aziende, dove siamo sin da subito stati additati come quelli che, per poca attenzione, durante fantomatiche pause caffè e colazioni di gruppo al bar avevano desiderio di contagiarsi l’un l’altro.
Autore: redazione Nurse24
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Articolo tratto interamente da Nurse24
Una testimonianza vera di come ci siamo dimenticati degli sforzi e dell'entusiasmo di questa primavera, per battere il virus ... e della stupidità di questa fase autunnale invece. Per me l'idea è sempre quella: più sociale, più sanità pubblica, meno privato.
RispondiEliminaConcordo con le tue parole.
EliminaPer quel che mi riguarda, resteranno sempre eroi.
RispondiEliminaUn lavoro non facile.
EliminaChe tristezza !!! Per me, medici e infermieri sono ancora i nostri eroi e lo saranno sempre .. senza di loro cosa avremmo fatto ??!! Saluti.
RispondiEliminaSono d'accordo.
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