giovedì 24 dicembre 2020

La lezione del Covid-19



Articolo da la Sinistra quotidiana

E’ straordinaria la potenza dell’infinitesimamente piccolo, del microscopico, di ciò che ad occhio nudo è invisibile e, pertanto, anche facilmente negabile dai fautori di un saccente infido razionalismo che è l’esatto contrario della ragione e che, infatti, scade nel riduzionismo o nel peggiore dei negazionismi.

La proteina Spike, l’aggancio che il Covid-19 ha con le nostre cellule per poterle penetrare e infettarci, pare abbia subito una mutazione in Gran Bretagna, dando vita ad una variante del virus che, pare, sarebbe molto più infettante di quella che abbiamo comunemente imparato a conoscere. Apprendere dagli scienziati tutto ciò è straordinario: la disamina sempre più precisa, particolareggiata dei fenomeni naturali, delle evoluzioni che non devono per forza essere positive per la nostra specie, è quasi commovente.

Noi esseri umani siamo in grado di rincorrere elementi patogeni che sfuggono al sensibile, osservandoli attraverso le lenti di macchinari sempre più complessi e per questo meticolosamente precisi nel darci risposte a dubbi che altrimenti rimarrebbero nel campo delle elucubrazioni e dei dibattiti accademici.

La scienza è un continuo divenire, un dinamismo culturale che si applica alla società in tutto e per tutto, ne è parte e pare estraniarsene un attimo soltanto quando la descrive, quando mette nero su bianco le osservazioni che derivano dagli ingrandimenti  di cellule che vivono di una incoscienza del tutto naturale, esistono e si evolvono secondo quel progetto descritto da Darwin che è tanto più chiaro quanto più si accompagna e si porta appresso un alone di mistero irrisolvibile.

Tutto si crea, cambia e nulla si distrugge ci insegna Lavoisier; proprio il “tutto” segue delle precise leggi di mutamento, fenomeni che si replicano così tante volte da diventare regole che non possono essere cambiate se non dalla natura stessa. Una naturalità degli eventi che è fatta di incontri, scontri e, per questo, di novità che arrivano inaspettate, deviano il corso della storia evolutiva di una specie, di organismi di ogni tipo, animali, vegetali, pluri e unicellulari.

L’economia globale di questo mondo si trova sempre più a dover fare i conti con una anarchica imprevedibilità che non lascia tregua a nessuna riunione di grandi organismi internazionali a difesa e tutela del capitalismo mondiale. La velocità con cui il coronavirus si adatta alle situazioni, ai luoghi e agli ospiti che trova nella sua diffusione è tale da spiazzare persino i ricercatori: figuriamoci i tecnocrati degli apparati di controllo della stabilità dei mercati.

Il Covid-19, nella sua espressione pandemica, è veramente rivoluzionario perché somma in sé una serie di caratteristiche uniche, irrintracciabili anche nelle epidemie che si sono avvicendate nel corso degli ultimi decenni. Più o meno tutte, pur se potenzialmente diffondibili su scala planetaria, sono state fermate prima che diventassero incontrollabili e, nonostante abbiano fatto tantissime vittime (e le stiano ancora facendo, come nel caso dell’HIV ed Ebola, per citarne due tra le più tristemente famose), oggi vengono gestite con un combinato fra contenimento sociale e prevenzione farmacologica.

Il Covid-19 invece, fin dal principio, ci ha dimostrato di essere primo nella corsa, quasi irraggiungibile e capace di distanziarci abilmente anche grazie ai comportamenti contraddittori che milioni e milioni di persone hanno praticato pensando di farla franca, di sfuggire al contagio mettendo avanti a tutto la propria “normalità” quotidiana, da non sacrificare momentaneamente per un più alto, se vogliamo, “ideale” di bene comune interpretato oggi dalla necessità di tutelare la salute di ognuno e di tutti al tempo stesso.

Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


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