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Il 6 dicembre 1990, un aereo MB-326 dell'Aeronautica Militare cadde su un edificio dell'Istituto Tecnico Salvemini di Casalecchio di Reno (Bologna) causando la morte di dodici studenti e il ferimento di altre 88 persone. Il velivolo aveva subito un'avaria pochi minuti prima dello schianto, ed era stato abbandonato dal pilota, che si paracadutò rimanendo ferito.
Il pilota e due ufficiali dell'Aeronautica Militare furono in seguito condannati per omicidio colposo plurimo, ma vennero successivamente assolti in appello, sentenza che fu poi confermata in cassazione.
Il velivolo coinvolto era un addestratore biposto monomotore a reazione Aermacchi MB-326 (matricola MM54386/65), in forza al 3º Stormo di Verona-Villafranca.
Dall'entrata in servizio nel 1960, l'Aeronautica Militare aveva ricevuto in totale 136 esemplari del modello, ma all'epoca del disastro ne rimanevano in linea solo 58, relegati perlopiù a ruoli di supporto, traino bersagli e collegamento, essendo il ruolo di addestramento passato al più moderno MB-339.
La mattina del 6 dicembre alle ore 9:48, l'aviogetto si levò in volo dall'aeroporto di Verona-Villafranca per una missione di calibrazione di alcuni sistemi di difesa aerea. Ai comandi il sottotenente Bruno Viviani di 24 anni, pilota e unico membro dell'equipaggio, con 740 ore di volo di esperienza, di cui 140 sull'MB-326.
La missione prevedeva il sorvolo dell'abitato di Borgoforte per poi virare in direzione di Rovigo. Alle 10:22, il motore dell'Aermacchi cominciò a dare segni di avaria, costringendo il pilota a interrompere la missione e a cercare di atterrare. L'aeroporto più vicino era quello di Ferrara, ma siccome la pista era di lunghezza insufficiente – 600 metri – Viviani decise di dirigersi verso l'aeroporto di Bologna, a circa 40 km di distanza.
Alle 10:23, il sottotenente contattò la torre di controllo di Bologna, dichiarando l'emergenza e richiedendo di atterrare sulla pista 30, ovvero in direzione nord-ovest.
Alle 10:31, Viviani comunicò via radio che il motore si era piantato, che il velivolo era in fiamme e che i comandi di volo erano laschi – ovvero non rispondevano – dopodiché si lanciò col seggiolino eiettabile, posandosi col paracadute sulle colline di Ceretolo, una frazione di Casalecchio, riportando la frattura di tre vertebre.
Un testimone oculare presso l'aeroporto di Bologna assisté agli ultimi secondi di volo dell'Aermacchi e osservò le fiamme fuoriuscire dall'ugello di scarico del motore, riuscendo a cogliere con la sua macchina fotografica l'eiezione del pilota. La scena fu ripresa anche da un operatore della TV locale Rete 7, che nel corso di alcune riprese a Bologna, casualmente notò l'aviogetto in difficoltà e lo inquadrò con la telecamera.
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Poi io esagero a dichiararmi per la smilitarizzazione planeraria...
RispondiEliminaUna strage spesso dimenticata.
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