giovedì 23 maggio 2024

Non si fermano le proteste in Nuova Caledonia


Articolo da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Da due settimane sono in corso delle rivolte in Nuova Caledonia, un territorio d'oltremare francese vicino all’Australia. Causa delle rivolte è la modifica della costituzione francese e, conseguentemente, dello status speciale delle isole. Il bilancio è di sei morti, di cui quattro civili e due poliziotti.

Le isole erano colonie francese dalla metà del XIX secolo; all'annessione fece seguito una grande ondata d’immigrazione europea che portò sulle isole medici, ingegneri, ma anche prigionieri deportati. La colonizzazione cessò ufficialmente nel 1946, quando l’isola divenne un territorio d'oltremare della Francia.

Nel 1988 dei militanti kanak, popolazione aborigena delle isole, iniziò un sequestro che causò 21 morti. Dopo questa crisi venne raggiunto un accordo tra i rappresentati kanak e il governo francese, che prevedeva di bloccare le liste elettorali, in modo che solo i kanak e i caldoche (nome della popolazione francese in Nuova Caledonia), presente nel territorio nel 1988, potessero votare alle elezioni locali.

Il governo ha recentemente deciso di sbloccare le liste elettorali, permettendo ai nuovi cittadini di votare nelle elezioni locali. Questa decisione preoccupa i kanak, che temono di diventare insignificanti nelle elezioni e di subire le decisioni della popolazione francese sulle isole. Il presidente francese Emmanuel Macron ha in programma una visita in Nuova Caledonia per allentare le tensioni.

Il governo francese ha accusato l'Azerbaigian di ingerenza, causando una destabilizzazione nel territorio. Alcuni politici accusano l’Azerbaigian di volersi vendicare del sostegno dato all’Armenia dalla Francia durante i recenti scontri tra i due paesi. Il governo accusa anche la Russia e la Cina, che punterebbe ad ottenere un'influenza sull’isola, vista la presenza di una grande riserva di nickel. 

Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto 


Autori: vari

Licenza: Creative Commons License
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Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto


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