venerdì 16 febbraio 2024

Vittime di lavoro



Articolo da Union-net

Nessuno sa con esattezza quante siano le vittime del lavoro in Italia. Tanto meno lo sa l’Inail, che si basa sulle denunce ricevute – metà delle quali cestinate con motivazioni di varia natura -, non copre tutte le categorie lavorative e comunque esclude chiunque non sia tutelato da un contratto. Vale a dire che per l’Inail non esistono i pensionati che si arrabattano per arrotondare vitalizi da fame, non esistono i lavoratori in nero, non esistono i precari e gli immigrati. Per tacere delle cosiddette morti in itinere, cioè lungo gli spostamenti per e dal posto di lavoro, che per essere certificate devono rispondere a ferrei requisiti.

Tutto questo fa sì che la strage sia oggetto di una vera e propria rimozione, perfetto incastro in un trentennio di attacchi continui ai diritti e alla dignità del lavoro. Grazie ai rassicuranti bollettini mensili dell’Inail i media possono così annunciare – quando hanno tempo e voglia, perché di lavoro poco si occupano – che la situazione in Italia è in continuo miglioramento, dato che gli infortuni sul lavoro sono in costante diminuzione e per conseguenza anche i morti di lavoro.

Secondo l’Inail nel 2023 sono morti 1.041 lavoratori, in calo rispetto al 2022 (-49), al 2021 (-180), al 2020 (-229) e al 2019 (-48). È facilmente prevedibile che a maggio, quando saranno diffusi i definitivi sia del 2023 che dell’ultimo quinquennio, assisteremo alla recita di grandi peana e sperticate lodi all’inversione di tendenza favorita – e come ti sbagli – dalla rigorosa attuazione delle politiche meloniane e dall’occhiuto ministero di Maria Elvira Calderone. Pane e propaganda, invece di pane e lavoro.

La realtà è un’altra ed è ben diversa. Elaborando quotidianamente e con criteri puramente giornalistici le notizie di pubblico dominio – perché va sottolineato che una procura, una questura, un comando che decidano di non comunicare un fatto oggi sono nel loro pieno diritto – noi abbiamo contato per il 2023 ben 1.204 morti di lavoro (1), con un balzo del 10,4% sull’anno precedente (+115) e una media quotidiana di 3,3 vittime. Aumentano soprattutto le morti sui luoghi di lavoro, ben 154 in più, cioè +20%, mentre le morti in itinere diminuiscono di 34 unità, con un calo che sfiora l’11%.

Tra le regioni, la Lombardia detiene saldamente il primato delle vittime: 160. Seguita da Veneto 125; Campania 109; Lazio 93; Piemonte 80; Emilia Romagna 79; Sicilia 78; Puglia 73; Toscana 69; Abruzzo 61; Calabria 51; Marche 40; Sardegna 35; Friuli Venezia Giulia 34; Umbria 27; Liguria 25; Basilicata 17; Alto Adige 15; Estero 14; Trentino 11; Molise 5; Valle d’Aosta 4.

Il 2024 è iniziato, purtroppo, in linea con il 2023. Al 12 febbraio contiamo 117 vittime del lavoro, 7 in meno rispetto all’anno scorso, legate a un mese di gennaio che aveva fatto sperare in un’inversione di tendenza: 79 morti, con una media quotidiana di 2,5 vittime. Con i 38 morti di febbraio, però, la media è schizzata a 3,1. La Lombardia continua a svettare nel tributo di sangue all’altare del profitto: 22 morti, seguita da Emilia Romagna e Campania con 12.


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Fonte: Union-net

Autore: Piero Santonastaso



Articolo tratto interamente da 
Union-net


4 commenti:

  1. Non c'è nessun rispetto per i principi sanciti dalla Costituzione. Il diritto alla salute e all' incolumità dei lavoratori vengono sistematicamente calpestati assieme alla loro dignità.

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  2. Gli operai sono diventati carne da macello. Queste morti gridano vendetta.

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    1. Sono in corso degli accertamenti, quel supermercato poteva crollare anche ad opera finita.

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