domenica 15 ottobre 2023

Tasse: sconti per i più ricchi



Articolo da Pressenza

Il programma elettorale della coalizione di destra-centro era chiaro: introdurre la flat tax per tutti i contribuenti. Ma fin dall’insediamento del nuovo esecutivo è sembrato un obiettivo arduo al punto tale che, alla prima occasione, la premier Meloni aveva chiarito che la tassa piatta per tutti resta l’obiettivo (sempre che si riesca a bypassare i rilievi di incostituzionalità già evidenziati da molti), ma con l’orizzonte di fine legislatura.

L’approvazione a inizio agosto della legge delega per la riforma fiscale ha messo nero su bianco la progressiva transizione dal modello di imposizione a scaglioni sui redditi delle persone fisiche alla tassa piatta unica. Ora il Governo si appresta al primo step, ovvero accorpare i primi due scaglioni IRPEF, attualmente con aliquote del 23% (fino a 15.000 euro) e del 25% (da 15.000 a 28.000 euro), con un’unica aliquota al 23%. Il provvedimento sarà inserito nella legge di Bilancio del 2024, che verrà varata lunedì prossimo dal Consiglio dei Ministri.

Questa riduzione delle imposte a prima vista sembrerebbe a favore del ceto medio, cioè di chi ha un reddito tra 15.000 e 28.000 euro, che avrà un 2% di riduzione dell’aliquota. In realtà, il sistema a scaglioni prevede che lo sconto fiscale si applichi pienamente soltanto ai contribuenti con redditi superiori ai 28.000 euro. Pertanto, la diminuzione delle imposte di fatto sarà questa: 260 euro per chi ha redditi superiori a 28.000 euro, uno sconto decrescente da 260 a zero euro per redditi da 28.000 a 15.000 euro e nessun risparmio per redditi inferiori a 15.000 euro.

Dai numeri effettivi emerge chiaramente che si tratta di una riforma fiscale disegnata a favore dei più abbienti e di conseguenza contro i più poveri. Infatti, più basso è il reddito e minore sarà il beneficio fiscale, che si azzera per i redditi più bassi. Non solo: le minori entrate dovute alla diminuzione dell’aliquota di 2 punti (circa 4 miliardi di euro), comporteranno minori risorse disponibili per finanziare le spese sociali, cioè proprio quelle che costituiscono un sostegno alle persone più in difficoltà economica.

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Fonte: Pressenza

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Articolo tratto interamente da Pressenza 


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