Articolo da Égalité Onlus
Quasi 8 milioni di persone vivono in in Italia uno ‘status’ di deprivazione alimentare materiale o sociale, o ‘povertà alimentare’. Vale a dire che oltre il 12% della popolazione italiana non è in grado di assicurarsi ogni giorno un pasto completo dal punto di vista nutrizionale, né di consumare un’adeguata quantità di frutta e verdura, né di riunirsi in convivio con parenti e/o amici una volta al mese.
La ‘food security’ è dunque un problema molto attuale anche in Italia – a dispetto delle sciocche battute del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, secondo cui ‘i poveri’ in Italia si nutrirebbero bene. A seguire i dati offerti da ActionAid in ‘Frammenti da ricomporre’, il suo quarto rapporto sulla povertà alimentare in Italia elaborato assieme a ‘Percorsi di Secondo Welfare’ (1).
1) Povertà in Italia, 2023. La spirale e lo stigma
La spirale della povertà – e così della povertà alimentare – ha assunto dimensioni epidemiche, in in Italia, a partire dalla ‘era Covid’.
‘La pandemia affamava il Paese colpendo anche fasce di popolazione che non avevano mai avuto la necessità di ricorrere a forme di aiuto istituzionali, i cosiddetti nuovi poveri (lavoratori poveri, giovani precari, famiglie numerose e monogenitoriali). La traiettoria che ha condotto questi individui nella spirale della povertà risale almeno a dieci anni prima della pandemia, a seguito della crisi economica e finanziaria e delle politiche di austerità adottate dai Paesi europei’.
I dati statistici oggi a disposizione, nondimeno, riferiscono alla povertà ‘utilizzando lenti rotte che, pur nel necessario esercizio di ricomposizione dei loro pezzi, lasciano inevitabilmente dei vuoti da colmare’.
La povertà e la povertà alimentare vengono cioè osservate solo nella loro dimensione economica, trascurandone i risvolti sociali – ‘stigma, rinuncia, mancanza di libertà di scelta e contrazione delle opportunità di socialità e convivialità’ – su cui invece si sofferma l’indagine di ActionAid. Bisogna ricomporre statistiche frammentate per comprendere la vera portata di questi fenomeni.
2) Deprivazione alimentare materiale e sociale
La ‘deprivazione alimentare materiale’ viene definita da Eurostat come ‘l’impossibilità, per ragioni economiche, di assumere un pasto completo – con pollo, carne, pesce o equivalente vegetariano – almeno una volta ogni due giorni’. Nel 2021, prima ancora dell’abissale crisi economica innescata dalla partecipazione europea al conflitto in Ucraina, si trovava in questa condizione il 7,9% della popolazione residente in Italia, pari a 4,6 milioni di persone.
La deprivazione alimentare sociale viene invece considerata in termini di impossibilità di riunirsi con amici o parenti per mangiare o bere qualcosa, in convivialità, almeno una volta al mese. Questa condizione riguardava invece, sempre nel 2021, il 6,5% della popolazione residente in Italia nelle fasce di età superiori ai 15 anni. 3,3 milioni di persone circa.
L’indice di ‘deprivazione alimentare materiale o sociale’ elaborato da ActionAid stima perciò che nel 2021 quasi 8 milioni di persone residenti in Italia non avevano ‘accesso a un pasto completo almeno una volta al giorno ovvero erano impossibilitate a riunirsi con amici o familiari per mangiare o bere un drink almeno una volta al mese. È importante sottolineare che di queste persone solo 4 su 10 si trovavano in condizione di povertà relativa’.
3) Povertà alimentare, povertà economica e percezione delle famiglie
‘Ben 6 persone su 10 tra quelle che si trovano in condizione esidente in Italia di deprivazione alimentare materiale o sociale non sono considerate a rischio di povertà, poiché hanno redditi superiori al 60% della mediana nazionale. Utilizzando un altro indicatore di povertà, basato sulla percezione delle famiglie rispetto alla difficoltà di arrivare a fine mese con le risorse disponibili, scopriamo che ben 7 persone su 10 tra quelle in condizione di deprivazione alimentare si ritrovano anche tra quelle che dichiarano di arrivare a fine mese con difficoltà o grande difficoltà’.
Questi dati mostrano che non solo le statistiche ma anche le politiche rese a mitigare la povertà, laddove basate sulle sole soglie di reddito standardizzate, non sono in grado di intercettare la complessità e l’estensione della povertà alimentare. Con il rischio di escludere un’ampia parte di popolazione che di fatto vive in condizioni di deprivazione materiale ma non è considerata povera. Senza peraltro dimenticare che oltre 1/5 della popolazione europea già si trovava in stato di povertà agli albori della crisi euro-russa. (2)
‘Dobbiamo cambiare la visione che abbiamo del fenomeno per adottare un vero approccio multidimensionale che ruoti attorno al diritto cibo e non all’aiuto, che coinvolga la comunità e non solo i singoli individui adottando, inoltre, sistemi di rilevazione della povertà alimentare più efficaci e a livello territoriale’.
Fonte: Égalité Onlus
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Diamine, 12% non è un numeretto! Sono circa 6.000.000 di persone e potenzialmente 1.500.000 di famiglie!!!
RispondiEliminaE accanto a tanti poveri non mancano pochi straricchi che per giunta sono quelli che possono pagarsi campagne elettorali per favorire la loro casta!
La povertà è in continuo aumento.
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