"Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d'erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, – la primavera era primavera anche in città. Il sole scaldava, l'erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra, e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole."
Lev Tolstoj
Ora la Terra non ne può più di chi sfrutta il Pianeta.
RispondiEliminaConcordo!
EliminaBellissimo brano, la natura vince.
RispondiElimina👍
EliminaHo ascoltato recentemente delle riflessioni di Telmo Pievani che ribadivano la forza resiliente della natura... Buona domenica.
RispondiEliminaUna forza che l'uomo tende di distruggere.
EliminaLa primavera è sempre la primavera ma al tempo di Tolstoj non c'erano ancora i disastri che abbiamo provocato alla Terra.
RispondiEliminaI cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti.
EliminaRitratto di una primavera che oramai esiste soltanto nei nostri ricordi, e che i più giovani non hanno mai conosciuto, per colpa degli scempi compiuti sul pianeta dalla specie umana, che come un cancro uccide il suo stesso ospite senza ricavarne alcun vantaggio reale.
RispondiEliminaSono d'accordo.
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