Articolo da Global Voices
Sono passati due mesi dal terremoto [en, come tutti gli altri link salvo diversa indicazione] descritto come “il disastro del secolo” e che ha colpito le province sudorientali della Turchia, causando più di 50.000 morti [tr]. E ora, le macerie rimaste potrebbero causare la catastrofe ambientale del secolo. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), “il terremoto ha generato da 116 a 210 milioni di tonnellate di detriti”, ovvero più di ogni altra catastrofe avvenuta nella storia recente. “Il volume supera le macerie dovute agli uragani Katrina (76 milioni di metri cubi), Sandy (11 milioni) e Harvey (9 milioni), secondo le stime governative su tali tempeste”, ha scritto il Washington Post. Le autorità hanno cominciato velocemente a raccogliere le macerie dagli edifici e dalle strade crollate.
Ma i funzionari stanno incontrando ostacoli nell'identificare le modalità di smaltimento e i siti dove scaricare le macerie e i detriti dagli edifici e dalle strade distrutte. A distanza di settimane dal terremoto, il direttore generale della Gestione ambientale presso il Ministero dell'ambiente, dell'urbanizzazione e del cambiamento climatico (CSB) Eyüp Karahan ha dichiarato [tr] che i lavori si stavano svolgendo in modo da minimizzare i danni ambientali. Ma denunce in loco e valutazioni di esperti creano un'immagine diversa [tr].
Il 15 febbraio, resoconti [tr] di scarichi di macerie presso la Riserva ornitologica Milleyha ad Hatay (una delle province più colpite) ha allarmato gli ambientalisti e i conservazionisti. Emin Yoğurtcuoğlu, appassionato di birdwatching, ha twittato [tr] al riguardo causando un putiferio e così i detriti sono stati rimossi.
In risposta al tweet di Yoğurtcuoğlu, il viceministro del CSB Emin Birpınar ha dichiarato [tr] che i Comuni erano stati avvisati e ha ringraziato gli ambientalisti per averli allertati dello smaltimento scorretto. Birpınar ha inoltre promesso che non si sarebbero più scaricati rifiuti nell'area protetta.
Tuttavia, gli ambientalisti sono anche preoccupati per come vengono raccolte e trasportate le macerie. Secondo questo articolo, sono state avvistate file di camion in Antiochia, un'altra provincia colpita dal terremoto, i quali trasportavano i detriti senza coperture, aumentando così la probabilità di rilasciare rifiuti dannosi e contaminati, e mettendo ancor più in pericolo le vite umane e l'ambiente. Secondo Sedat Gündoğdu, un esperto di inquinamento da plastica intervistato da France 24, “[questi rifiuti] possono contenere svariate sostanze chimiche, come piombo o microplastiche o amianto [it]”.
Karahan aveva precedentemente dichiarato [tr] che le aree di scarico dei detriti erano state identificate con l'aiuto delle amministrazioni locali. “Abbiamo determinato le aree che non danneggiano la natura e l'ambiente”; inoltre, lo Stato stava seguendo un piano di gestione delle macerie che comprende la prudente rimozione, lo smaltimento, la gestione dei rifiuti e altre misure. Ma secondo Pinar Keskinocak, un professore di ingegneria industriale e dei sistemi presso l'università Georgia Tech e co-fondatore del Centro per i Sistemi umanitari e di sanità, la gestione delle macerie richiede il coinvolgimento di svariate parti interessate, tra cui esperti in “geologia, ingegneria civile e ambientale, pianificazione urbana e regionale, sanità pubblica, ingegneria industriale e dei sistemi”. Oltre al coinvolgimento di varie figure, ci deve anche essere “una supervisione per assicurare che i progetti siano messi in pratica correttamente o rivisti in base al necessario”.
La valutazione attuale indica che la Turchia “non ha la capacità di gestire la quantità di rifiuti” creati in seguito al terremoto, secondo Gündoğdu.
Alcuni rappresentati delle associazioni commerciali hanno dichiarato [tr] a DW di non essere stati consultati riguardo le procedure di smaltimento, nonostante siano esperti nel settore.
In un thread su Twitter [tr], Yasin İlemin dell'Università Muğla Sıtkı Koçman ha spiegato dettagliatamente le conseguenze dello scarico irrefrenato e incontrollato dei rifiuti. A meno che non vengano smaltite adeguatamente, le macerie potrebbero danneggiare altre migliaia di vite — non solo quelle umane, ma anche gli habitat naturali, come ha spiegato Ilemin:
Coscienti di tutti i rischi e delle conseguenze possibili allo scarico irrefrenato e incontrollato dei rifiuti, gli scienziati come Ilemin avvertono [tr] che, durante la scelta dei siti per lo smaltimento dei rifiuti, è importante tenersi “lontani da aree protette, zone umide e aree faunistiche” e che “è necessario scegliere superfici impermeabili ed evitare il contatto con le acque di falda e di superficie”.
Gli avvertimenti non hanno fatto alcuna differenza. Quanto è successo presso la Riserva ornitologica Milleyha è solo un esempio fra tanti. In altri luoghi come Samandağ, un distretto di Hatay, gli abitanti colpiti dal terremoto e re-insediati in tende stanno protestando per lo scarico dei rifiuti vicino al loro accampamento.
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