venerdì 25 novembre 2022

Liberare le donne dalla violenza



Articolo da Valori

Reddito, casa, lavoro. Questi gli ingredienti fondamentali per aiutare le donne a uscire da situazioni di violenza. Assicurare un reddito sufficiente, un alloggio sicuro e sostenibile, un lavoro dignitoso e l’accesso a servizi pubblici efficienti e funzionanti deve quindi essere l’obiettivo principale delle politiche pubbliche per garantire alle donne il diritto di vivere una vita senza violenza. A spiegarlo è “Diritti in bilico”, rapporto che ActionAid Italia ha dedicato all’analisi delle politiche e degli strumenti nazionali e regionali a sostegno delle donne, affinché raggiungano la piena emancipazione. Mezzo fondamentale per allontanarsi definitivamente da compagni violenti.

Cosa si intende per violenza di genere

Il primo articolo della Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, adottata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993 definisce «violenza contro le donne» ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne. Incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Si parla di “violenza di genere” ogniqualvolta la violenza – fisica, sessuale o psicologica – viene esercitata discriminando in base al genere, all’identità di genere, al sesso o all’orientamento sessuale.

La Convenzione di Istanbul approvata dal Consiglio d’Europa nel 2011 individua quattro forme di violenza di genere: fisica, sessuale, psicologica e anche economica. Quest’ultima, in particolare, è definita dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige) come «qualsiasi atto o comportamento che provochi un danno economico a un individuo. La violenza economica può assumere la forma, ad esempio, di danni alla proprietà, limitazione dell’accesso alle risorse finanziarie, all’istruzione o al mercato del lavoro, o mancato rispetto di responsabilità economiche, come gli alimenti».

La Convenzione di Istanbul rappresenta il quadro all’interno del quale si inserisce la normativa italiana in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Un testo il cui elemento di novità è rappresentato dal riconoscimento della violenza sulle donne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione.

I numeri della violenza contro le donne

Secondo i dati Istat, in Italia una donna su tre ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Nel rapporto “Il pregiudizio e la violenza contro le donne”, realizzato dalla direzione centrale della polizia criminale del dipartimento della pubblica sicurezza in collaborazione con la Sapienza – Università di Roma e presentato il 22 novembre scorso per i primi nove mesi del 2022 si evidenziano numeri in leggero calo rispetto all’allo stesso periodo del 2021. Diminuiscono gli omicidi e i cosiddetti “reati spia”, ovvero quelli che indicano violenza di genere (come lo stalking e i maltrattamenti contro familiari e conviventi). Ma aumentano le violenze sessuali.

Inoltre, il rapporto evidenzia che l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento rappresentano il maggior numero di violazioni dall’entrata in vigore del Codice rosso il 9 agosto 2019. In calo il revenge porn.

I percorsi per uscire dalla violenza

Il percorso di uscita dalla violenza è lungo e difficile. I centri antiviolenza e le case-rifugio aiutano le donne nelle situazioni di emergenza. Ma ciò che manca al sistema antiviolenza italiano sono politiche e interventi strutturali, integrati e adeguatamente finanziati. Che possano sostenere a 360 gradi le donne che subiscono violenza nel loro percorso verso la piena indipendenza economica.

Nel rapporto di ActionAid si legge che dal 2015 al 2022 il nostro Paese ha speso 157 milioni di euro per supportare le donne nel percorso di uscita dalla violenza. Circa 20 milioni di euro per misure di sostegno al reddito, 124 milioni di euro per interventi di (re)inserimento lavorativo e 12 milioni di euro per favorire l’autonomia abitativa.

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Fonte: Valori


Autore: 
Claudia Vago


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Articolo tratto interamente da 
Valori



2 commenti:

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