Articolo da The Password
Cosa significa essere empatici al giorno d’oggi? La prima risposta plausibile la si trova all’interno dell’enciclopedia Treccani: sfogliando tra le pagine l’empatia è definita come la «capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro». Si tratta di un concetto sicuramente tecnico e che merita una minuziosa riflessione, leggerlo non può lasciare indifferenti. È davvero possibile immedesimarsi in una persona diversa da sé stessi? E vale solo con i conoscenti o anche con gli estranei? Per fare chiarezza, dobbiamo tenere a mente che ogni individuo di questo mondo è estremamente caratterizzante. Chiunque ha un qualcosa in grado di contraddistinguerlo nella massa e, che sia in positivo o in negativo, poco importa. C’è chi mostra il proprio modo di essere in maniera del tutto esplicita senza nemmeno rendersene conto e chi invece, consapevolmente o meno, tende a tenere il tutto un po’ più nascosto, più riservato. Scelta del tutto rispettabile, non sempre si è per tutti e quindi nascondere dentro un cassetto chiuso a chiave qualcosa che può far paura a noi stessi per primi risulta essere la cosa più semplice da fare. Questa seconda classe di persone, spesso difficile da riconoscere, ha tuttavia quel che si potrebbe definire un di più: si tratta di coloro che spesso sorridono tutti i giorni. Eppure, non è mai tutto semplice come invece potrebbe sembrare ad un primo sguardo: non è tutto bianco o tutto nero, nel mezzo esistono indefinite sfumature che, se vissute, comportano un mondo fatto da un’altalena di emozioni. Questo immaginario individuale apre strade immense contenenti coinvolgimenti emotivi che possono elevare e, al tempo stesso, distruggere una persona in base a come si sceglie di affrontarle.
In una giornata qualunque, quando tutto parrebbe essere costituito da una monotonia prestabilita, si può gioire per un accaduto improvviso vissuto personalmente ma anche per un qualcosa che nel modo più semplice non c’entra minimamente con la propria vita. Anche la gioia di un individuo che risulta apparentemente sconosciuto, una persona mai vista prima, può migliorare l’umore in una maniera non indifferente. La felicità d’altronde si sa, è un qualcosa di contagioso. Allo stesso tempo, però, anche le emozioni negative hanno una certa attrattiva: nell’era degli smartphone basta infatti aprire un social durante una pausa caffè dal lavoro e scorrere lo schermo con un dito, per scoprire con una facilità disarmante la quantità di notizie negative che circolano nel mondo in una maniera incontrollabile. Qualcuno, facendo questa semplice azione, può subire un trasporto emotivo di enorme rilievo. Si finisce con il chiedersi del perché di tale accaduto, come possano esistere ancora cattiverie di un certo tipo nel nuovo millennio e del perché alcune cose accadano proprio a quelle persone, chiunque esse siano. Il tutto è un turbinio incontrollabile che governa chi lo prova, finendo con il prenderne pieno possesso.
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Fonte: The Password
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