lunedì 28 novembre 2022

In futuro sempre meno ghiaccio



Articolo da  Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS

In mancanza di interventi adeguati, il rapporto dell’Icci prevede un collasso totale delle calotte polari, significativa riduzione del permafrost, acidificazione e innalzamento del livello del mare.

Il Rapporto annuale sullo stato della criosfera 2022 (2022 State of the cryosphere report, Growing losses, global impacts), pubblicato dall’Icci (International Cryosphere Climate Initiative) il 7 novembre, ha messo in luce i diversi scenari futuri possibili relativi all’attuazione di piani specifici per la salvaguardia ambientale e alla loro eventuale mancata realizzazione, evidenziando i catastrofici cambiamenti, alcuni dei quali non reversibili e ormai già in atto, che si verificheranno se la situazione attuale dovesse rimanere inalterata.

Nonostante l’Accordo di Parigi del 2015, che prevede l’impegno di tutti i Paesi del mondo nella lotta contro il cambiamento climatico, e i contributi determinati a livello nazionale (Ndc) le prospettive a oggi sono a dir poco drammatiche.

Gran parte, se non la totalità, delle calotte polari e dei ghiacciai scompariranno causando un innalzamento del livello del mare di 2 metri entro il 2100 fino a raggiungere i 5 metri nel 2150. Innalzamento delle acque che continuerebbe anche con un eventuale riduzione delle emissioni e, di conseguenza, dell’incremento delle temperature. Entro il 2200 spariranno quasi totalmente i ghiacciai montani in tutto il mondo (il 90% di quelli di media latitudine già nel 2100). Basti considerare che studi recentissimi sui ghiacciai alpini misurano livelli di ablazione molto preoccupanti e in costante aumento.

Scomparirà la maggior parte del permafrost superficiale globale, il che causerà, oltre a un enorme impatto sulle infrastrutture e sulle popolazioni delle regioni interessate, un’emissione di anidride carbonica e di metano nell’atmosfera pari alle emissioni umane provenienti dagli Stati uniti o dalla Cina oggi (5/10 miliardi di tonnellate - Gt/anno), fino a raggiungere un totale di 400/500 Gt di CO2 entro il 2100. Livelli di CO2 che potrebbero raggiungere tra 650 e 800 parti per milione entro il 2100, causando una rapida acidificazione dei mari artici, con potenziale estinzione di massa di specie animali polari e non solo.  

Un collasso dell’ecosistema, dunque, inevitabile che sarà evidente già entro il 2030, che potrà essere rallentato solamente diminuendo il livello di emissioni rispetto a quello attuale.

“Lo scioglimento dei ghiacci del nostro pianeta”, ha dichiarato Pam Pearson, direttrice dell’Icci, “non presta attenzione agli impegni sul clima e agli Ndc. Risponde solo al livello di CO2 e al riscaldamento dell'atmosfera, che non accenna a fermarsi. Fino a quando il nostro aumento di CO2 non rallenterà, si fermerà e comincerà a diminuire, il ghiaccio continuerà a rispondere come ha sempre fatto: all'unico numero che conta davvero".

Stando al parere degli oltre sessanta scienziati che hanno partecipato alla stesura del Rapporto, la strada da percorrere per evitare la catastrofe è una sola e non si può attendere ancora per intraprenderla: emissioni basse e molto basse che permettano di raggiungere il picco massimo di 1,6°C - 1,8°C, innescando una possibile lenta diminuzione dopo il 2100. In questo modo il livello del mare continuerà a salire gradualmente, innalzandosi di circa mezzo metro nei prossimi 50-100 anni. Ciò consentirebbe alle calotte glaciali di rispondere al riscaldamento in modo limitato e costante, senza aumentare ulteriormente l'innalzamento del livello del mare dovuto alla perdita dei ghiacciai di montagna e all'espansione termica degli oceani.

Con emissioni molto basse il declino dei ghiacciai, in atto da diversi anni, inizierà a rallentare leggermente già intorno al 2040. Alcune regioni glaciali situate a medie latitudini, come le Alpi potrebbero andare incontro a un leggero e graduale incremento (pochi punti percentuali per decennio) entro il 2100.

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Fonte: Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS 


Autore: 
Andrea Stefanoni

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Articolo tratto interamente da Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS 


2 commenti:

  1. L'effetto serra porterà ad un anomalo aumento delle temperature.
    L'anidride carbonica è emessa dalle industrie, la cui chiusura potrebbe creare disoccupazione. La riconversione industriale è complicata e la via dello sviluppo sostenibile resta solo uno slogan. Produrre meglio, produrre di meno.

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    Risposte
    1. Si può produrre anche in modo pulito, in primis rispettando le regole.

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