martedì 12 febbraio 2019

I crimini di guerra italiani rimossi dalla memoria


Articolo da Il primo amore

C’è una pagina della nostra storia nazionale che da quasi ottant’anni si fatica a leggere. Quella dei crimini, anche a sfondo razziale, compiuti dall’Esercito italiano in Africa e nei Balcani. Maggio 1941. Germania, Italia e Ungheria occupano la Slovenia, e la provincia di Lubiana viene annessa al Regno d’Italia. Ma temendo la resistenza sociale ben più di quella armata, il comandante supremo della Seconda armata d’occupazione generale Mario Roatta il 1° marzo 1942 emana la famigerata “circolare 3c” contro la popolazione civile slovena. Roatta dispone rappresaglie, incendi di case e villaggi, razzie, torture, esecuzioni sommarie, la cattura e l’uccisione di ostaggi, internamenti di civili e militari nel campo di concentramento nell’isola di Arbe (Rab) in Croazia e in quelli di Gonars in Friuli, Monigo presso Treviso, Chiesanuova di Padova o Renicci d’Anghiari in Toscana. Se possibile, queste misure saranno rese ancora più draconiane dalle circolari integrative del comandante dell’undicesimo Corpo d’Armata generale Mario Robotti, altro delinquente («si ammazza troppo poco», dirà), e dell’alto commissario per la provincia di Lubiana Emilio Grazioli (come Roatta è nell’elenco dei criminali di guerra italiani).

I non umani


E si badi, a usare la mano pesante con i civili non sono le Camicie nere di Mussolini ma uomini dell’Esercito fedele al re e alla corona, che vedono gli sloveni come dei selvaggi piantagrane, alieni e inanimati: uno sguardo deumanizzante, l’alibi per ogni sorta di arbitrio, come quello che oggi provoca una tutto sommato modesta indignazione per la morte di 200 esseri umani che annegano nel Mediterraneo. Stando all’ex partigiano e studioso del movimento di liberazione sloveno Tone Ferenc, nella sola provincia di Lubiana verranno «fucilati o come ostaggi o durante operazioni di rastrellamento circa 5.000 civili, ai quali vanno aggiunti i circa 200 bruciati e massacrati in modi diversi. 900 invece i partigiani catturati e fucilati. A loro si devono aggiungere oltre 7.000 persone in gran parte anziani, donne e bambini morti nei campi di concentramento in Italia. Complessivamente moriranno più di 13.000 persone su 340.000 abitanti, il 2,6 per cento della popolazione». A questo triste bilancio aggiungeremo l’incendio di 3.000 case, l’internamento di 33.000 persone, la distruzione di 800 villaggi. La Commissione di Stato jugoslava per l’accertamento dei crimini di guerra ha inoltre accusato Roatta e sodali di aver ampiamente disatteso la seconda Convenzione internazionale dell’Aja relativa ai prigionieri, ai feriti e agli ospedali; di aver disposto la fucilazione di partigiani fatti prigionieri e di ostaggi; di aver ordinato l’internamento dei componenti di intere famiglie e villaggi e di aver consegnato i civili incolpevoli ai tribunali militari; di aver ordinato che i civili fossero ritenuti responsabili di tutti gli atti di sabotaggio commessi nelle vicinanze della loro abitazione e che, per rappresaglia, si potesse sequestrare il loro patrimonio, distruggere le loro case e procedere al loro internamento. Sul fronte economico si registra la depredazione delle risorse slovene pianificato dall’Iri, l’Istituto italiano per la ricostruzione industriale sorto nel 1933.

Criminali in divisa


Che dire di più? In applicazione delle severe disposizioni di Roatta, la notte tra il 22 e il 23 febbraio 1942 Lubiana è posta in stato d’assedio e i Granatieri di Sardegna capitanati da Taddeo Orlando, affiancati da collaborazionisti slavi, rastrellano per settimane con «metodo deciso» migliaia di civili (un quarto degli uomini validi «prescindendo dalla loro colpevolezza» dirà Orlando) e 878 di loro vengono internati nei campi di concentramento. Altri rastrellamenti avverranno tra il 27 giugno e il 1° luglio – con il fermo di 17mila civili – e dal 21 al 28 dicembre, con l’arresto di oltre 500 persone; tra loro donne, vecchi e bambini. Pochi, i più fortunati, li deporteranno in alcune città del nord Italia. Ma in questa “strategia della snazionalizzazione” – come l’ha chiamata Davide Conti – sono 33mila gli sloveni internati in duecento lager in Italia e sul posto, a morire di freddo, stenti, tifo e dissenteria (per Robotti erano «inconvenienti igienici»). Come si legge in una relazione del 9 settembre 1942 di Roatta a Robotti, «si tratterebbe di trasferire, al completo, masse ragguardevoli di popolazione e di sostituirle in posto con popolazioni italiane». Altri rastrellamenti seguiranno nei centri più importanti del Paese. «Dicono che donne e bambini e vecchi, a frotte, o rinvenuti nei boschi o presentatisi spontaneamente alle nostre linee costretti dalla fame e dal maltempo, sono stati intruppati, e avviati (tra pianti e pianti e pianti) ai campi di concentramento». Lo si legge al giorno 25 settembre 1942 del Diario di don Pietro Brignoli, cappellano militare del secondo Reggimento Granatieri di Sardegna. Tutti i fermati – scrive il tenente dei Carabinieri Giovanni De Filippis in una delle sue periodiche relazioni – «sfilano davanti a una commissione di ufficiali della divisione Granatieri e di confidenti: secondo le indicazioni fornite da questi ultimi, si procede senza altri accertamenti: la parola dei confidenti diventa Vangelo. E così trecentomila abitanti della Slovenia restano in balìa dei confidenti...» (26 giugno 1942). Di questa commissione sono autorevoli componenti il questore di Lubiana Ettore Messana e l’ispettore capo di pubblica sicurezza Giuseppe Gueli (altri criminali di guerra): coadiuvati dal coordinatore del locale ufficio Ovra Ciro Verdiani il questore, l’ispettore e i loro tirapiedi interrogano i prigionieri e li torturano flagellandoli, bastonandoli, colpendoli al basso ventre, infliggendo bruciature o esponendo i testicoli alla corrente elettrica (non mancano i casi di stupro su alcune detenute). Quando i detenuti vengono consegnati al Tribunale speciale di guerra, a reggere la pubblica accusa trovano il tenente colonnello Enrico Macis, altro “criminale di guerra”, altro vessatore impunito (dal novembre 1941 al settembre 1943 questo Tribunale sentenzierà la morte di 83 civili e partigiani). Macis non manca poi di manifestare il suo compiacimento per le deportazioni: come scrive il 26 aprile 1943, «nello scorso anno le autorità militari con apprezzato senso di opportunità avevano rastrellato la città ordinando l’internamento di tutti gli uomini dai 18 ai 35 anni». A Macis e Messana la Commissione delle Nazioni unite per i crimini di guerra addebiterà la fabbricazione di false prove a carico di parecchi imputati.

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Fonte: 
Il primo amore


Autore: 
Giovanni Giovannetti

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Articolo tratto interamente da 
Il primo amore



8 commenti:

  1. Caro Vincenzo, questo post scava e trova molte cose che tutti vorrebbero nascondere, ahimè io direi che chi è senza peccato scagli la prima pietra.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. I miei nonni mi hanno raccontato degli orrori della guerra, purtroppo anche gli italiani si sono macchiati di tanti crimini, spesso rimossi dalla memoria.

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  2. Gli italiani devono fare i conti col proprio passato.I miei 2 zii di Lubiana furono incarcerati in un campo di concentramento in Italia meridionale.Riuscirono a scappare ,percorsero l'Italia a piedi,per mangiare lavoravano presso qualche contadino e così dopo mesi tornarono a casa.Pesavano 30 kg,non stavano neppure in piedi.Erano ragazzi che non avevano neppure vent'anni,incarcerati solo perché sloveni....Saluti Vincenzo

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  3. Un post veramente ben scritto e interessanta che tratta un tema spinoso e che si tende a dimenticare perché si sa, è sempre meglio guardare le colpe degli altri che le proprie! Alla fine il brutto di un mondo dove vi è la guerra è che gli uomini si dimenticano di essere esseri umani, ma d'altronde fossimo tutti umani non ci sarebbe razismo, guerre e altre atrocità!

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  4. Non dimenticare le vittime delle foibe è giustissimo e sacrosanto, la loro colpa principale era essere italiani. Le rappresaglie vanno sempre e comunque condannate con forza, ma se anche gli italiani in tempo di guerra non avessero commesso tante atrocità, forse non ci sarebbero state altrettante atrocità dettate dall’odio verso gli italiani invasori.
    Buona giornata.
    enrico

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