mercoledì 13 febbraio 2019
13 febbraio 1983 - A Torino, l'incendio del cinema Statuto provoca la morte di 64 spettatori
Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'incendio del Cinema Statuto fu un tragico evento avvenuto a Torino la sera del 13 febbraio 1983, che provocò la morte di 64 persone principalmente per intossicazione da fumi; le fiamme si sarebbero propagate partendo da una tenda. Le vittime, sebbene avessero tentato la fuga, trovarono le uscite di sicurezza chiuse, non riuscendo così a scampare alle esalazioni di ossido di carbonio e acido cianidrico prodotte dalla combustione del poliuretano espanso delle poltrone, dal rivestimento plastico delle lampade e dai tendaggi alle pareti. Fu considerata la più grande strage verificatasi a Torino dal secondo dopoguerra.
Il cinema, che prendeva il nome dalla vicina piazza Statuto, era sito in via Cibrario 16-18, nel quartiere semicentrale di San Donato. Al momento dell'incendio, era in proiezione la pellicola La capra, con Gérard Depardieu. Nonostante una capienza di circa 1200 posti, quel giorno erano presenti in sala solo un centinaio di persone, tra galleria e platea, trattandosi di un film alla tredicesima settimana di programmazione a Torino (lo Statuto, infatti, era un cosiddetto cinema di "seconda visione"). A contribuire alla bassa affluenza di pubblico erano state anche le avverse condizioni atmosferiche, vista la nevicata che si stava abbattendo sulla città.
L'esercizio era stato ristrutturato pochi mesi prima, superando tutte le verifiche imposte dalle normative all'epoca in vigore in Italia: «...la commissione di controllo mi aveva dato ragione. [...] Erano venuti in sette, circa un mese prima della tragedia. Sette ispettori con competenze specifiche diverse. Avevano guardato dappertutto. Non c'era una sola lampadina fulminata, niente fuori posto. Si erano complimentati. Nel rapporto non mi avevano fatto neanche una prescrizione», ricordò venticinque anni dopo Raimondo Capella, proprietario dello Statuto al tempo dei fatti.
Intorno alle 18:15, quando era iniziata da circa venti minuti la proiezione, si verificò un'improvvisa fiammata (i sopravvissuti riferiranno di aver udito un tonfo sordo, simile all'accensione di una stufa) causata da un cortocircuito, che incendiò una tenda adibita a separare il corridoio di accesso di destra dalla platea; cadendo, questa innescò il fuoco alle poltrone delle ultime file, tagliando in questo modo un'importante via di fuga che, comunque, alcuni riusciranno ugualmente a guadagnare. Gli altri spettatori, terrorizzati, si rovesciarono in massa sulle sei uscite di sicurezza le quali, però, erano state tutte chiuse tranne una, per iniziativa del gestore, il quale in questo modo aveva voluto contrastare i frequenti ingressi di "portoghesi". Dall'esterno si udivano le urla e le richieste di aiuto, mentre alcuni spettatori della platea riuscirono a raggiungere l'atrio della biglietteria, dov'era presente il proprietario del cinema, il quale cercò inutilmente di calmare gli animi temendo un'ondata di panico collettivo.
A questo punto ebbe luogo una serie di errori che risulteranno determinanti: venuta a mancare l'illuminazione principale, non furono accese le luci di sicurezza tramite l'interruttore ausiliario ubicato dietro la cassa e la proiezione non fu interrotta, sempre secondo la ricostruzione, nel tentativo di contenere il panico. Le conseguenze furono catastrofiche, perché in galleria il pericolo non fu percepito, se non quando fu invasa dal fumo. Chi riuscì a rendersi conto della situazione si diede alla fuga: alcuni si diressero verso l'accesso di sinistra che dava sull'atrio, ma nessuno riuscì a raggiungerlo (in questo punto si conteranno quasi quaranta morti); un'altra parte del pubblico, invece, si rovesciò in quello di destra, che però portava alle toilette, dalle quali non riuscirono più a uscire. Altri spettatori, inoltre, vennero trovati morti ancora seduti in poltrona. Comune a tutte le vittime, il viso annerito dal fumo tossico scatenato dall'incendio, che aveva trasformato la galleria in una sorta di camera a gas soffocando i presenti in meno di un minuto.
Il 15 febbraio seguente, nel duomo cittadino furono celebrati pubblici funerali, alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini e del sindaco di Torino Diego Novelli. Dei 64 morti, 31 erano maschi e altrettante femmine, mentre i rimanenti due erano un bambino e una bambina; la vittima più giovane aveva 7 anni, la più anziana 55.
Continua la lettura su Wikipedia, l'enciclopedia libera
Questo articolo è pubblicato nei termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera
4 commenti:
I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Non ricordavo questo tragico evento della nostra storia (anche perché non ero ancora nato).
RispondiEliminaOggi fortunatamente c'è molta più attenzione e situazioni del genere vengono gestite al meglio.
Oggi ci sono norme restrittive, fortunatamente.
EliminaCaro Vincenzo, ricordo lontanamente questa immane tragedia.
RispondiEliminaCiao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Sereno giorno.
Elimina