Non c’è solo il cancro a Taranto. L’Ilva
produce l’8,8% della diossina immessa in atmosfera in Europa e il 30,6%
di quella italiana (dati Eper-Ines, 2005). Una percentuale
impressionante che è indice del livello di inquinamento presente
nell’area intorno alla città pugliese. E mentre l’azienda gioca a “ping pong” con la magistratura e gli operai rischiano di perdere il posto di lavoro, non si può dimenticare il danno enorme alla salute che l’inquinamento ha provocato a quella fetta di Puglia.
La diossina “uccide” la fertilità. Molta
attenzione è stata posta sulla diossina per gli effetti cancerogeni
prodotti nell’area di Taranto. Ma pochi sanno quali altri danni può
causare una concentrazione elevata di diossina nell’aria. Ad iniziare
dalla capacità umana di riprodursi. La diossina, infatti, è causa di
infertilità, sia nell’uomo che nella donna. Un fenomeno non marginale se
andiamo ad analizzare i dati sul tasso di fecondità: ogni coppia
tarantina riesce a mettere al mondo 1,18 figli, contro una media
nazionale di 1,35. Taranto, quindi, si attesta tra le province con il
peggior tasso di fecondità in Italia e nel mondo.
“Meno spermatozoi negli uomini pugliesi”. Secondo
i dati in possesso al prof. Lamberto Coppola, docente di Biochimica
della Riproduzione Umana all’Università del Salento e
andrologo-ginecologo presso uno studio di fecondazione assistita a Nardò
(Le), in Puglia la situazione è preoccupante soprattutto per l’uomo.
“La funzionalità degli organi riproduttivi non è più quella di una
volta. La produzione di gameti ha subito una netta diminuzione in
termini quantitativi e qualitativi. Nel 1977 il 16% delle coppie
pugliesi era sterile, nel 2009 è salita al 25%”. Quali le cause di
questo repentino declino? “Ciò è da imputare, senza ombra di dubbio,
all’inquinamento ambientale della nostra regione”, conclude Coppola.
Colpa dell’Ilva? È difficile trovare una relazione casuale scientifica
in quanto studi specifici sul tema non sono mai stati eseguiti.
Donne tarantine in menopausa precoce. Anche
le donne pugliesi sono meno fertili. L’esposizione alla diossina,
infatti, può provocare una menopausa precoce. Tra le pugliesi che non
riescono ad avere figli e che si rivolgono a centri di fecondazione
assistita sul territorio regionale, gran parte di queste sembra sia in
menopausa anche ad età relativamente giovani (35-40 anni). Di questo ne
ha parlato la dottoressa Depalo dell’Università di Bari al convegno SIDR
di Lecce di novembre 2011, presentando dati preliminari raccolti sotto
la guida del prof. Selvaggi, direttore della II Unità Operativa di
Ginecologia ed Ostetricia del Policlinico di Bari. La Depalo ha
confrontato tra le sue pazienti del centro di fecondazione assistita
pubblico di Bari il dato geografico. Quelle tarantine presentano spesso
una menopausa precoce e hanno una minore risposta alla stimolazione
ovarica.
Non c’è solo l’Ilva. Sia
Coppola che la Depalo sono convinti che il problema non risieda
esclusivamente nell’Ilva. Ma anche la presenza di numerose centrali
termoelettriche sul territorio sembra causare problemi di salute (non
solo riproduttiva) anche nell’ “Arco otrantino”, una vallata compresa
tra la provincia di Brindisi e quella di Lecce, dove confluirebbero i
fumi dell’Ilva, della centrale elettrica di Cerano e della Edison di
Taranto.
Fonte: Diritto di critica
Autore: Paolo Ribichini
Licenza:
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.
Articolo tratto interamente da Diritto di critica
Photo credit mafe caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons
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Caro cavaliere è tutto incomprensibile che tutto questo che sta succedendo lo sapevano da molto tempo!!! In che mondo viviamo?!?!?!
RispondiEliminaTomaso
In nome del lavoro comunque anche la sinistra e il sindacato negli anni non furono attenti al tema della salute
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