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Il disastro di Torre Annunziata fu un evento avvenuto in pieno dopoguerra, il 21 gennaio 1946,[2][3] nella stazione ferroviaria[3] situata all'interno del porto cittadino. La sciagura venne provocata dall'esplosione di un convoglio ferroviario alleato formato da 27 carri scoperti,[4] il cui carico era una vera e propria santabarbara, costituita da cassette di tritolo e da bombe d’aeroplano.[4][5]
Il treno aveva fatto il suo ingresso nella stazione marittima il giorno precedente[4] la tragedia, con al seguito il personale militare di scorta. Il giorno 21, verso le 18 circa,[4] una deflagrazione fortissima scosse la città; ad essa ne fece seguito una seconda una decina di minuti dopo. L'energia elettrica saltò[4] e molte abitazioni del quartiere furono rase al suolo. Verso le 19.15 una terza esplosione, più violenta delle precedenti, fece sobbalzare l'intera città, radendo al suolo tutte le abitazioni del quartiere dei pescatori e la maggior parte di quelle che erano dislocate nella zona del porto.
Le autorità italiane, a seguito di un incidente avvenuto qualche giorno prima, obbligarono le autorità alleate ad adottare opportune misure di sicurezza per evitare ogni inconveniente. Fu disposto che una squadra di pompieri americani seguisse fino al termine le operazioni di scarico. Ma la squadra intorno alle 16 andò via, lasciando l'intero convoglio completamente incustodito.[4][5] Due finanzieri, in seguito, dichiararono che intorno alle 18 avevano visto un razzo Very,[6] di quelli usati per le segnalazioni, nel cielo sopra il convoglio.[4][5] Il razzo ricadde sul telone di uno dei carri, la cui tela catramata prese fuoco e l'incendio provocò l'esplosione dei primi vagoni; di conseguenza le esplosioni furono a catena. L'onda d'urto, oltre ad abbattere i caseggiati della zona portuale, frantumò i vetri e scardinò gli infissi in buona parte della città[5]; inoltre i 12 vagoni di coda si staccarono dal convoglio e per inerzia arrivarono fino alla stazione di Torre Annunziata Centrale[4] distante quasi 2 km.
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