Articolo da GIFT – Great Italian Food Trade
Una preziosa rassegna scientifica delle Università di Huaihua e Kunming, in Cina (Li Y. et al., 2024) ha esaminato 90 studi per valutare lo stato dell’arte sulla ricerca sulle microplastiche nel corpo umano. (1)
Generazione e dispersione, esposizione, assorbimento e accumulo nell’organismo, rischi tossicologici e di salute pubblica. A seguire, sintesi della ricerca con alcune integrazioni di chi scrive.
1) Microplastiche e nanoplastiche, premessa
Le microplastiche (MP) sono frammenti di plastica di dimensione variabile tra 1 micrometro (μm) e 5 mm, in varie forme (e.g. fibre, film, granuli). Possono disgregarsi in nanoplastiche (NP), fino a raggiungere dimensioni tra 1 nanometro (nm) e 100 nm. La loro generazione e dispersione nell’ambiente si verifica attraverso due fonti:
1) fonti primarie. Microplastiche intenzionalmente incorporate in taluni prodotti (i.e. pesticidi, prodotti cosmetici), oggetto di recenti e limitate restrizioni in Unione Europea (2,3);
2) fonti secondarie. Si formano durante l’uso e lo smaltimento di varie plastiche (e.g. pneumatici, imballaggi, tessuti, lavapiatti) ovvero a seguito del loro degrado e decomposizione (4,5,6).
1.1) Microplastiche in agricoltura
La dispersione nell’acqua e nell’aria (7,8,9) – oltre ai pesticidi, i teli di pacciamatura e i contenitori usati in agricoltura (10) – determina la contaminazione dei suoli e delle piante stesse, fino a raggiungere la catena alimentare. (11)
Questo fenomeno può comportare un’alterazione del microbiota e di alcune capacità chimiche del suolo (e.g. densità, ritenzione idrica, porosità), fino a compromettere la salute complessiva delle piante e delle coltivazioni.
Si determinano così una riduzione dell’assorbimento di acqua e nutrienti da parte delle piante, e la conseguente concentrazione di microplastiche e nanoplastiche nei frutti, radici ed altri organi della pianta. Fino a raggiungere il corpo umano.
1.2) Microplastiche e altri contaminanti
La combinazione delle microplastiche con numerosi altri contaminanti (e.g. metalli pesanti, plasticizzanti, inquinanti organici persistenti, POPs) è oggetto di particolare preoccupazione per la salute pubblica.
I contaminanti possono infatti venire così assunti da organismi acquatici come plancton e pesci che, attraverso le catene trofiche, possono innescare un carry-over verso altre specie animali e il corpo umano.
2) Esposizione del corpo umano alle microplastiche
Il corpo umano è esposto a microplastiche e nanoplastiche attraverso le vie alimentare, inalatoria e cutanea.
2.1) Microplastiche nella dieta
L’assunzione di microplastiche nel corpo umano per via dietetica avviene anzitutto attraverso l’acqua potabile e minerale (12,13), i prodotti della pesca e il sale marino, (14) ma anche altri alimenti di origine animale e vegetale. Pollame e carne in generale, latte, birra e soft drinks, miele e birra, frutta e ortaggi. (11)
L’apporto medio giornaliero è stimato in oltre 883 particelle per gli adulti e 553 nei bambini – che vi sono esposti in quantità fino a 10 volte superiore, (15) con gravi rischi per lo sviluppo neuro comportamentale associato agli additivi plasticizzanti con azione di interferenza endocrina (16) – e può raggiungere ad un valore annuale compreso tra 39.000-52.000 particelle (17,18).
La migrazione da imballaggi alimentari in plastica o che la contengono – incluse le bustine di tè, come si è visto (19) – contribuisce all’esposizione complessiva del corpo umano alle microplastiche in misura significativa. Fino a superare le 25.000 particelle/anno in base alla natura di alimenti e imballaggi, temperatura, tempo di contatto e altri fattori.
2.2) Inalazione
Il particolato atmosferico a sua volta può contenere microplastiche a cui il corpo umano viene esposto tramite inalazione. Le microplastiche possono percorrere centinaia di chilometri, nell’aria, (8) concentrandosi soprattutto negli ambienti chiusi.
L’inalazione è stimata contribuire all’assunzione complessiva di macroplastiche nel corpo umano in misura superiore al 50%. Così da aggiungere fino a 74.000 – 121.000 particelle/anno alle quantità assunte tramite ingestione.
2.3) Esposizione cutanea
Il contatto cutaneo rappresenta un’ulteriore via di esposizione del corpo umano alle microplastiche, nonostante la pelle eserciti proprio la funzione di barriera rispetto a diversi contaminanti e patogeni.
Il passaggio delle microplastiche dalla cute al tessuto subcutaneo è attribuito a tre fattori:
– dimensioni microscopiche e nanoscopiche delle particelle;
– alterazioni all’integrità dello strato cutaneo (e.g. tagli o lesioni, dermatiti);
– penetrazione dei cosmetici (i quali possono contenere additivi plasticizzanti come il bisfenolo A).
3) Assorbimento, distribuzione e accumulo nel corpo umano
I meccanismi di assorbimento, distribuzione e accumulo delle microplastiche nel corpo umano a loro volta seguono i percorsi gastrointestinale, polmonare e cutaneo.
3.1) Tratto gastrointestinale
L’ingestione di alimenti e bevande determina una prima interazione delle MP con la cavità orale. La loro ridotta dimensione e la resistenza alla corrosione determinano una scarsa efficacia protettiva della saliva e dei succhi gastrici. Le condizioni acide possono anzi favorire il rilascio nel corpo umano di plasticizzanti o di eventuali contaminanti adesi.
Le particelle inferiori a 150 nm possono venire traslocate per endocitosi dalle cellule epiteliali dell’intestino, essere soggette a fagocitosi e trasferimento nei tessuti linfatici, fegato, milza o nei linfonodi. Fino a concentrarsi a livelli tali da poter causare infiammazioni nelle sedi di accumulo, superando i meccanismi di detossificazione dell’organismo.
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Fonte: GIFT – Great Italian Food Trade
Autore: Dario Dongo -- Andrea Adelmo Della Penna
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Articolo tratto interamente da GIFT – Great Italian Food Trade
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