C'eravamo tanto amati è un film del 1974, diretto da Ettore Scola
Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler del film!
Trama
Gianni, Antonio e Nicola sono tre partigiani divenuti amici durante la guerra di liberazione. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale si dividono: Nicola ritorna a Nocera Inferiore, dove diventa insegnante, Antonio a Roma dove riprende il lavoro di portantino in un ospedale, e Gianni a Pavia per terminare gli studi di giurisprudenza. In ospedale Antonio conosce Luciana, aspirante attrice originaria della provincia di Udine. Antonio viene discriminato in ospedale, perché non rinuncia a combattere le sue battaglie dalle stesse prospettive palingenetiche, di totale trasformazione sociale e lotta per la giustizia, per le quali aveva rischiato la vita da partigiano.
Il 17 aprile 1948, alla vigilia delle elezioni del 18 aprile, Gianni, ora un avvocato tirocinante, e Antonio si ritrovano casualmente in una trattoria di Roma. Antonio si è nel frattempo fidanzato con Luciana: la ragazza e Gianni si piacciono subito. Questi, ambizioso e meno idealista del suo amico, ne tradisce la fiducia, portandogliela via. Il suo arrivismo lo convince però poi a lasciarla per Elide, figlia sempliciotta di Romolo Catenacci, ex capomastro rude, disonesto e senza scrupoli, nostalgico fascista divenuto ricco palazzinaro. Gianni diventa anche avvocato del suocero, mettendo a profitto le proprie capacità di aggirare la legge al fine di proteggerne i loschi affari, ormai parte dei suoi stessi interessi.
Nicola, professore al liceo classico di Nocera Inferiore, ha pretese intellettuali ed è attivo nel cineforum, ma proprio a causa dei film da lui proposti, tra cui Ladri di biciclette, subisce l'ostracismo della classe dirigente locale, filo-democristiana e da sempre avversa ai film del neorealismo. Escluso dall'insegnamento, abbandona moglie e figli per cercare fortuna in campo culturale a Roma. L’uomo tenta anche la fortuna a Lascia o raddoppia?, perdendo il massimo della somma messa in palio, andando fuori tempo massimo per aver divagato nella risposta a una ambigua domanda su un aneddoto riguardante proprio Ladri di biciclette, per poi tirare a campare firmando articoli di cinema con lo pseudonimo di "Vice" e assumendo sempre più il ruolo caricaturale dell'intellettuale che da "voce critica e coscienza della nazione" resta invischiato in sterili polemiche e battaglie fini a sé stesse.
Intanto Luciana, dopo essere stata abbandonata da Gianni, avuto poi un breve flirt anche con Nicola, tenta il suicidio, venendo soccorsa in extremis da Antonio. Luciana però lo respinge nuovamente, rompendo i legami con i tre amici. Una sera, a bordo di un'autoambulanza, Antonio viene chiamato a intervenire a piazza di Trevi proprio mentre Federico Fellini si accinge a girare la famosa scena della fontana con Marcello Mastroianni ne La dolce vita (nella scena il regista e l'attore interpretano loro stessi). In questa occasione rivede Luciana, che è accompagnata da Rinaldo, un "capogruppo" che le dà lavoro nel giro cinematografico; quando i due vengono a contatto ne nasce una rissa, e Antonio si ritrova con il naso rotto nella stessa ambulanza con cui era arrivato.
Gianni intanto ha scalato la sua posizione sociale, ed è diventato capofamiglia indiscusso, anche a spese dell'ingombrante suocero. Distaccato rispetto ai figli e alla moglie, che non ama, cerca di raffinare la consorte; Elide tenta di diventare una persona colta ed elegante per compiacere il marito, che però resta indifferente e insofferente nei suoi confronti, anche quando quest'ultima gli racconta di avere avuto una storia extraconiugale. Lo stesso giorno Elide muore in un incidente stradale e, quando riappare brevemente al marito sotto forma di visione, questi cerca di mostrarsi indifferente, ma lei gli rinfaccia che con la sua morte non è più rimasto nessuno che tenga davvero a lui. Nel frattempo Antonio si è fidanzato con una donna, che lascia quando incontra di nuovo casualmente Luciana, che nel frattempo ha avuto un figlio e lavora come maschera in un cinema. L'uomo mostra di amarla ancora, e i due tornano insieme.
Un giorno del 1974 Antonio rincontra casualmente Gianni, che scambia per un posteggiatore abusivo, dato che questi stava cercando di districare l'ingorgo di un parcheggio ove vi era anche la sua auto, e gli propone una rimpatriata con Nicola. Sebbene Gianni annuisca, in realtà non vorrebbe andare, ma un confronto col suocero solo e paraplegico, più tardi, gli fa cambiare idea. I tre amici si ritrovano quindi a cena nella stessa trattoria di tanti anni prima ("Dal re della mezza porzione") e tracciano il bilancio della propria vita. Discutendo di politica, Antonio e Nicola finiscono per litigare fino a venire alle mani. Gianni tenta di assumersi la colpa morale di tutto, rivelando chi in realtà sia e in che agiatezza (e bassi principi morali) ormai viva, ma non viene ascoltato. Nella colluttazione perde la patente, che Antonio per sbaglio consegna a Nicola. La pace non tarda a tornare tra i tre vecchi amici: Antonio (che si è riservato per loro una sorpresa) decide di accompagnarli a un presidio notturno davanti a una scuola dove li fa incontrare con Luciana che, nel frattempo diventata sua moglie, sta in coda per iscrivere i loro due figli.
Gianni, sorpreso e nostalgico, ha una breve conversazione con la donna, in cui le dichiara il suo amore per lei, che dice mai scomparso in tutti quegli anni, sentendosi rispondere da Luciana che lei invece non ha più pensato a lui dopo la loro rottura. Amareggiato e solo più che mai, Gianni senza dire nulla si allontana dal presidio e sparisce nella notte; Antonio e Nicola si rendono conto della sua assenza solo quando quest’ultimo guarda la patente e scopre che non è la sua, ma è di Gianni. I due amici, con Luciana, gliela riporteranno il giorno dopo all'indirizzo scritto sul documento stesso, e scoprono, non visti, Gianni mentre sta per tuffarsi nella piscina della sua lussuosa villa: vengono così a sapere della sua grande agiatezza, che non aveva avuto il coraggio di rivelare ai due amici, e decidono così di andarsene senza avvisarlo, lasciando la patente sul muretto di confine. Nicola e Antonio poi si allontanano, discutendo se "boh", il commento che era sorto loro spontaneo, sia una conclusione o una conclusione aperta.
Curiosità sul film
Dedicato a Vittorio De Sica, scomparso durante la lavorazione, è considerato il capolavoro di Scola, sancendone l'ingresso tra i più grandi cineasti italiani di sempre.[1][2] A metà tra commedia all'italiana e cinema d'impegno sociale, il film rende anche omaggio ad altri generi cinematografici, in virtù della trama che percorre circa 30 anni di storia italiana, e soprattutto attraverso una serie di intuizioni filmiche in onore di Vittorio De Sica, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Roberto Rossellini e Alain Resnais.
Una peculiarità del film, abbastanza inconsueta fino ad allora nel cinema italiano, è che spesso i personaggi si rivolgono direttamente al pubblico, con la voce fuori campo (come nella primissima scena), ma anche con lo sguardo verso la macchina da presa, rompendo la convenzione cinematografica di non fissare l'obiettivo della camera, che è come fissare negli occhi lo spettatore e infrangere la finzione scenica.
Per il tema portante Paola Scola, figlia del regista, scrisse un testo a tema resistenziale[15] che si sente cantare in sottofondo due volte: nelle scene iniziali, mentre scorrono vere immagini della Liberazione, in bianco e nero; e nella veglia davanti alla scuola, dove Antonio e Nicola si uniscono a due ragazzini con la chitarra. Il brano è registrato alla SIAE[16] come Io ero Sandokan (titolo che riprende una strofa del testo), ma non risulta che gli autori l'abbiano mai inciso a parte: eppure ha sviluppato una vita propria, e ancora decenni dopo l'uscita del film gode di una certa notorietà, eseguito da vari gruppi,[17] spesso chiamato E io ero Sandokan.
La mia opinione
"C'eravamo tanto amati" è un film che unisce in modo straordinario commedia e dramma, proponendo una riflessione profonda e autentica sulla vita, l'amicizia e i cambiamenti sociali. È un'opera che vale la pena vedere e rivedere, capace di emozionare e far riflettere il pubblico anche a distanza di decenni dalla sua uscita.
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