O gran padre Alighier, se dal ciel miri
Me tuo discepol non indegno starmi,
Dal cor traendo profondi sospiri,
Prostrato innanzi a’ tuoi funerei marmi;
Piacciati, deh! propizio ai be’ desiri
D’un raggio di tua luce illuminarmi.
Uom, che a primiera eterna gloria aspiri,
Contro invidia e viltà dee stringer l’armi? ’
‘ Figlio, io le strinsi, e assai men duol; ch’io diedi
Nome in tal guisa a gente tanto bassa
Da non pur calpestarsi co’ miei piedi.
Se in me fidi, il tuo sguardo a che si abbassa?
Va, tuona, vinci: e, se fra piè ti vedi
Costor, senza mirar, sovr’essi passa.’
Dal cor traendo profondi sospiri,
Prostrato innanzi a’ tuoi funerei marmi;
Piacciati, deh! propizio ai be’ desiri
D’un raggio di tua luce illuminarmi.
Uom, che a primiera eterna gloria aspiri,
Contro invidia e viltà dee stringer l’armi? ’
‘ Figlio, io le strinsi, e assai men duol; ch’io diedi
Nome in tal guisa a gente tanto bassa
Da non pur calpestarsi co’ miei piedi.
Se in me fidi, il tuo sguardo a che si abbassa?
Va, tuona, vinci: e, se fra piè ti vedi
Costor, senza mirar, sovr’essi passa.’
Vittorio Alfieri
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