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L'alluvione di Messina del 2009 fu una calamità naturale verificatasi in un'area ristretta della Sicilia nord-orientale causata da un violento nubifragio, iniziato nella serata del 1º ottobre 2009 e durato tutta la notte fino al mattino del giorno successivo. Il nubifragio provocò lo straripamento dei corsi d'acqua e diversi eventi franosi cui fece seguito lo scivolamento a valle di colate di fango e detriti.
L'evento colpì la zona lungo la costa ionica, immediatamente a sud della città di Messina, fortemente antropizzata nonostante la difficile orografia dei terreni. I centri più colpiti furono Scaletta Marina, nel comune di Scaletta Zanclea e diverse località del comune di Messina: Giampilieri Superiore, Giampilieri Marina, Altolia, Molino, Santo Stefano di Briga, Briga Superiore e Pezzolo. Furono ingenti anche i danni nella frazione di Guidomandri e nelle altre località del comune di Scaletta Zanclea e nel comune di Itala.[3][4]
Il disastro avvenne in una zona a elevato rischio idrogeologico, già colpita in precedenza da eventi franosi e alluvionali.
In seguito all'evento franoso, che investì anche la Strada statale 114 Orientale Sicula, l'autostrada A18 e la ferrovia Messina-Catania, numerosi paesi e frazioni rimasero totalmente isolati mentre si interrompevano anche le comunicazioni d'ogni tipo, con Messina e il resto del Paese, di tutta l'area orientale e ionica della Sicilia. Per qualche giorno si poterono utilizzare solo i collegamenti marittimi, il che ostacolava pesantemente il raggiungimento delle località colpite: la frazione di Altolia venne raggiunta dai soccorritori solo nella giornata del 3 ottobre.[5]
Secondo il Dipartimento della Protezione Civile, in alcune delle zone colpite caddero fino a 220/230 millimetri di precipitazioni nell'arco di 3-4 ore.[2]
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