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I bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki furono due attacchi nucleari, attuati sul finire della seconda guerra mondiale e compiuti dagli Stati Uniti contro il Giappone, che segnarono l'epilogo del conflitto.
La mattina del 6 agosto 1945, alle ore 8:15, l'aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica Little Boy sulla città di Hiroshima. A tale bombardamento fece seguito, tre giorni dopo, un altro sgancio atomico; stavolta fu il turno di Fat Man su Nagasaki.
Il numero delle vittime dirette è stimato tra le 150 000 e le 220 000 persone[2], quasi esclusivamente civili: per la gravità dei danni causati – diretti e indiretti – e per le implicazioni etiche ad essi correlate, si è trattato del primo ed unico utilizzo in guerra di tali armi, sebbene il loro sviluppo abbia registrato una pericolosa impennata negli anni seguenti.
Ricerca scientifica sull'atomo e applicazioni militari
Dopo l'esperimento di frantumazione dell'atomo portato a termine con successo nel 1919 da Ernest Rutherford, la ricerca scientifica nell'ambito della fisica nucleare si era progressivamente sviluppata grazie al contributo di scienziati di fama mondiale come Niels Bohr, Werner Heisenberg, James Chadwick ed Enrico Fermi[3]. Essi presentarono le nuove teorie della fisica quantistica, identificarono il neutrone ma soprattutto scoprirono che il bombardamento dell'atomo con neutroni produceva isotopi di nuovi elementi.
Sulla base di calcoli teorici basati sulla celebre formula di Albert Einstein, la frantumazione dell'atomo sembrava poter liberare una enorme quantità di energia. Nel 1938 Otto Hahn e Fritz Strassmann definirono il fenomeno della fissione nucleare mentre altri due ricercatori, Lise Meitner e Otto Frisch, scoprirono che l'uranio era un elemento instabile particolarmente idoneo per la frantumazione con conseguente liberazione di energia[4]. Fu tuttavia merito soprattutto di Leó Szilárd se si giunse alla concezione della cosiddetta reazione a catena, la possibilità cioè di un elemento di frantumarsi sotto il bombardamento di neutroni con l'emissione di un numero superiore di particelle a loro volta capaci di assaltare altri nuclei atomici prolungando in questo modo il processo di fissione[5]. Szilard comprese le paurose implicazioni pratiche nel campo militare di queste scoperte e per primo, nello stesso 1938, mise in guardia contro il pericolo di una divulgazione incontrollata di notizie scientifiche che avrebbero potuto avvantaggiare militarmente potenze aggressive come la Germania nazista[6].
Situazione strategica nel Pacifico
Il ruolo dei bombardamenti nella resa dell'Impero giapponese, così come gli effetti e le giustificazioni, sono stati oggetto di innumerevoli dibattiti: negli Stati Uniti prevale l'opinione secondo cui essi sono serviti ad accorciare il conflitto di parecchi mesi risparmiando le vite dei soldati (sia alleati che giapponesi) e dei civili, destinati a perire nelle operazioni di terra e d'aria nella prevista invasione del Giappone. In Giappone l'opinione pubblica tende invece a sostenere come i bombardamenti siano stati dei veri e propri crimini di guerra perpetrati per accelerare il processo di resa del governo militare giapponese. Altri sostengono che non potessero essere giustificati solo da una vittoria sul fronte giapponese (ormai vicino alla resa), ma che fossero una dimostrazione di potenza verso quello che si profilava come il nuovo nemico, ovvero l'Unione Sovietica. Infine alcuni aggiungono alle motivazioni quella di testare la potenza dell'ordigno (costato miliardi di dollari) su una città: ciò spiegherebbe l’utilizzo di diverse tipologie di bomba durante i due bombardamenti. Universalmente condivisa è comunque la presa di coscienza della gravità dell'evento, che non è più stato replicato.
Il mese precedente al bombardamento la conquista di Okinawa, che aveva causato la morte di 150 000 civili e militari giapponesi e la perdita di circa 70 000 soldati statunitensi, aveva offerto una base ideale per la conquista del Giappone da parte degli USA. Tuttavia, gli Alleati temevano perdite tre o anche quattro volte superiori dato l'acceso patriottismo dei soldati giapponesi, crescente a mano a mano che arretravano verso la madrepatria.
Gli Stati Uniti, con l'assistenza militare e scientifica del Regno Unito e del Canada, erano già riusciti a costruire e provare una bomba atomica nel corso del Progetto Manhattan, un progetto scientifico-militare teso a costruire l'ordigno atomico prima che gli scienziati impegnati nel Programma nucleare tedesco riuscissero a completare i propri studi per dare a Hitler un'arma di distruzione di massa. Il primo test nucleare, nome in codice "Trinity", si svolse il 16 luglio 1945 ad Alamogordo, nel Nuovo Messico. Una bomba di prova, denominata "The Gadget" fu fatta esplodere con successo. I lanci su Hiroshima e Nagasaki furono quindi la seconda e terza detonazione della storia delle armi nucleari.
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