giovedì 4 marzo 2021

La storia di Lidia Menapace

Articolo da Enciclopedia delle donne

Molto mi ha giovato la lettura dei testi che le donne vengono scrivendo e pubblicando, ma più ancora – sto per dire – il poterle incontrare, il parlarsi di persona, vedere volti e gesti, inflessioni di voce e timbro di sorriso, sentire quanta parte della ricerca è andata persa per circostanze varie, quali orizzonti apre, quali motivazioni ha avuto».

Veramente difficile riassumere il pensiero, il lavoro teorico e le pratiche suggerite e regalate per oltre sessant’anni da un’attivista femminista quale è Lidia Menapace.


Una anticipatrice: questa forse la caratteristica più nitida ed esclusiva del suo lavoro.


La prima a mettere l’accento sull’importanza del linguaggio sessuato come strumento fondamentale contro il sessismo, «[…]Poiché ho ribattuto che possiamo cominciare a sessuare il linguaggio nei miliardi di volte in cui si può fare senza nemmeno modificare la lingua, e poi ci occuperemo dei casi difficili, ecco subito di nuovo a chiedermi perché mai mi sarei accontentata di così poco. Se è tanto poco, dicevo, perché non si fa?


Non si fa perché il nome è potere, esistenza, possibilità di diventare memorabili, degne di memoria, degne di entrare nella storia in quanto donne, non come vivibilità, trasmettitrici della vita ad altri a prezzo della oscurità sulla propria. Questo è infatti il potere simbolico del nome, dell’esercizio della parola. Trasmettere oggi nella nostra società è narrarsi, dirsi, obbligare ad essere dette con il proprio nome di genere » (prefazione a Parole per giovani donne, 1993).


Ci ha regalato la definizione più suggestiva del Movimento delle donne osservando che è carsico come un fiume che talvolta sprofonda nelle viscere della terra per riapparire in luoghi e tempi imprevisti con rinnovata potenza. Suo lo slogan “Fuori la guerra dalla storia”.


Negli anni dirompenti del Movimento femminista ha suggerito il riconoscimento come fondamento della relazione politica tra donne, ricordando che «Il processo della conoscenza-riconoscimento-riconoscenza non è né meccanico, né facile: richiede volontà, efficacia e anche strumenti, persino istituzioni ad hoc» e successivamente ha proposto la Convenzione, cioè un patto paritario per comuni convenienze, come forma politica per la costruzione di pratiche e azioni condivise, efficace senza essere mortificante per la molteplice soggettività propria dell’essere donna e del Movimento stesso.


Nell’UDI ha guidato la stagione politicamente più creativa contribuendo all’uscita dell’associazione dallo stallo generato dall’XI Congresso, attraverso l’innovazione delle forme politiche nelle responsabilità condivise, proponendo un Patto tra pensieri politici teoricamente incomponibili e promuovendo la formazione del gruppo nazionale, domiciliato al Buon Pastore occupato, allora cuore storico del femminismo, che prendeva il nome da quella Scienza della vita quotidiana, frutto dell’elaborazione politica raccolta per la prima volta nel libro Economia politica della differenza sessuale.


Comincia proprio con questo testo la proposta teorica intorno all’Economia della riproduzione, declinata nelle specificità biologica, domestica e sociale, che troppo spesso viene ancora genericamente definita “lavoro di cura”, mentre, osserva puntualmente Lidia, la cura è il modo senza il quale non si realizza il lavoro stesso.


Non solo molti libri: la sua produzione è diffusa, e talvolta dispersa, in una miriade di giornali, riviste, pubblicazioni. Questo per la sua disponibilità ad essere presente nell’accadere delle cose, nel tempo vissuto dei vari collettivi umani che la considerano una maestra, ma anche perché, lontana da ogni vezzo accademico, considera la forma “occasionale” dei suoi scritti parte integrante della sua stessa elaborazione teorica. Instancabile viaggiatrice, è sempre stata disponibile a raggiungere i più remoti gruppi in ogni parte d’Italia, e generosa nel diffondere il patrimonio della sua esperienza. L’occasione infatti, nel senso montaliano del termine, è il suo modo teorico di stare nel mondo, che per lei è sempre il territorio concreto, abitato, che può allargarsi a comprendere perfino tutta la terra, ma si tratta sempre di una terra che è tale in quanto incessantemente percorsa da donne e uomini e dalle loro umanissime vicende. Dice e scrive, attenta alle condizioni materiali della vita e a come i luoghi possono favorire o mortificare la conoscenza, continuando a scegliere per sé la scrittura dell’articolo più vicina alla continuità del pensiero nella vicinanza del vivere.


Attivamente pacifista ha proposto la Convenzione permanente di donne contro tutte le guerre e la scuola politica sotto l’egida di Rosa Luxembourg, figura storica snobbata sia dai partiti a sinistra come da buona parte del femminismo che invece Lidia Menapace ha non solo riscoperto ma anche attualizzato, arrivando a scoprirne le radici protoecologiste e animaliste (cfr. Donne disarmanti- storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi 2003).

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Fonte: Enciclopedia delle donne

Autrici: 
Monica Lanfranco e Rosangela Pesenti


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Articolo tratto interamente da Enciclopedia delle donne 


6 commenti:

  1. Articolo molto interessante, giusto ricordare una figura di donna così importante per il femminismo ed è vero è stata anche un'autentica anticipatrice come si legge nell'articolo. Un vero omaggio ad una donna straordinaria.

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  2. La ricordo, anche mia mamma per tanti anni è stata una dirigente dell' UDI.
    Buona serata e buon fine settimana.

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