lunedì 11 settembre 2023

Salvador Allende, rivoluzionario



Articolo da Rebelión

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Rebelión

Questo lunedì, 11 settembre, ricorderemo i 50 anni dalla morte del presidente socialista cileno che per tutta la sua vita insegnò la via della perseveranza militante, della coerenza tra pensiero e azione, della fiducia nel potenziale trasformativo delle persone, della speranza in un mondo nuovo senza sfruttamento sociale o dominazione imperiale.

Allende conosceva le sconfitte perché in esse era stata forgiata la sua generazione della sinistra latinoamericana della metà del XX secolo. Allende conosceva anche le vittorie, quelle che riunivano folle di cittadini comuni, contadini e operai, come la sua vittoria elettorale senza precedenti nel 1970.

Era ideologicamente marxista. Portava con orgoglio in una mano la bandiera rossa dei lavoratori e nell'altra il tricolore del suo amato Cile. Il fatto è che seppe unire la rivoluzione con il nazionalismo in un’unica bandiera antimperialista, perché Allende si oppose sempre all’egemonia del capitalismo negli Stati Uniti, come dimostrò la sua partecipazione nel gennaio 1966 a Cuba alla fondazione del la “Tricontinentale dei popoli”. dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina”. Ha descritto questo evento come un “enorme esempio di solidarietà tra i popoli”.

Lavorò per decenni per contribuire a forgiare il soggetto rivoluzionario cileno, convinto com'era che fossero i lavoratori delle campagne e delle città. Operai e contadini, ma non considerati solo individualmente ma collettivamente, organizzati e consapevoli. Per Allende l'organizzazione del popolo, nella misura in cui è la somma di tante volontà e sentimenti, costituisce il protagonista delle trasformazioni sociali. Qui sta l’origine dell’approccio volto a promuovere i diritti e le libertà, approfondendo la democrazia da una prospettiva socialista. Ci sono due sue frasi che esprimono questa profonda convinzione: “La storia è nostra ed è fatta dal popolo” e “La rivoluzione è fatta dal popolo, la rivoluzione è fatta, essenzialmente, dai lavoratori”.

Allende ha sempre postulato il potere del popolo come sinonimo di vera democrazia. Non solo democrazia politica, ma democrazia sociale ed economica. Dopotutto, l’origine del termine “democrazia” ci riporta a Demos (Popolo) e Kratos (Potere); significa quindi non solo il "governo del popolo", ma il "potere del popolo". Durante il governo di sinistra dell'“Unità Popolare” del 1970-1973, promosse l'organizzazione autonoma dei lavoratori, dei sindacati agrari e dei comitati per la redistribuzione delle terre, degli abitanti dei quartieri poveri per la riforma della proprietà urbana. Ecco una lezione per i processi di trasformazione in atto oggi in America Latina: senza persone organizzate e consapevoli non c’è potere popolare, senza potere popolare non sarà possibile approfondire le trasformazioni democratiche.

Allende era convinto della necessità di costruire progetti politici rivoluzionari con la capacità di diventare un governo per volontà del popolo alle urne, anche se ciò significa muoversi su un terreno democratico formale i cui poteri deontici istituzionalizzati siano conservatori dell’ordine borghese. Questo è il rischio principale per i partiti rivoluzionari: che finiscano per trasformarsi in organizzazioni passive funzionali a quel conservatorismo – anche se mantengono una fraseologia radicale. Solo se il governo si unirà ai movimenti popolari e in questo modo promuoverà misure più rivoluzionarie, il suo tentativo non fallirà. Egli riassumeva la sua concezione nella seguente frase: “La nostra vittoria è stata data dalla convinzione, finalmente raggiunta, che solo un governo autenticamente rivoluzionario poteva contrastare il potere delle classi dominanti”. Altra lezione per l'America Latina, Allende non può essere inteso solo come “un democratico”, cioè per ridurre la dimensione del suo pensiero, della sua azione e della sua eredità, è stato un democratico rivoluzionario, quindi un socialista.

Ma c’è un altro rischio più grande contro il quale Allende potrebbe fare ben poco: le Forze Armate. Il controllo costituzionale del governo legittimo sui militari non è sufficiente, perché come insegna tragicamente l’esperienza cilena, l’oligarchia viola le leggi e la Costituzione e instaura dittature militari se i suoi privilegi sono a rischio. Decenni dopo, Hugo Chávez in Venezuela ne ha tratto insegnamento, postulando che in America Latina le rivoluzioni possono essere pacifiche ma non indifese, le rivoluzioni devono essere democratiche e ottenere il sostegno della base patriottica delle forze armate.

A cinquant’anni dalla sua morte, Salvador Allende – parafrasandolo – continua a illuminare quelle grandi strade che si sono aperte e attraverso le quali passano persone libere per costruire una società migliore.

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Fonte: Rebelión

Autore: Alfredo Rada Vélez

Articolo tratto interamente da Rebelión


2 commenti:

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