martedì 19 settembre 2023

La Banca centrale europea ha ritoccato ulteriormente i tassi



Articolo da Valori

Le previsioni sull’andamento del Prodotto interno lordo dell’Eurozona per il 2023 forniscono un dato inferiore all’1%. E l’inflazione generale esprime segnali di parziale raffreddamento. Anche i consumi continuano a rallentare e difficoltà crescenti coinvolgono le esportazioni. Nonostante questi elementi ormai molto chiari la Banca centrale europea ha deciso di portare i tassi al livello record del 4,5%, proseguendo nella strategia di restrizione della liquidità.

I governi mostrano di condividere la rigidità della Bce, che combatte l’inflazione con la recessione

Sulla stessa linea si è mosso l’Eurogruppo, riunitosi in modo informale a Santiago de Compostela. Dove la strategia emersa in maniera netta è stata quella di condividere la rigidità delle Bce e di accompagnarla con politiche nazionali altrettanto restrittive. In sintesi, per le autorità europee l’inflazione si batte con la recessione: una formula che sembra stia riuscendo benissimo.

La dimostrazione forse più esplicita di una simile strategia è la decisione, adottata dall’istituto di Francoforte, di remunerare i depositi delle banche con un interesse del 4%. In altre parole, anziché indurre gli istituti di credito a fare prestiti al sistema produttivo la Bce ha scelto di spingere le banche a congelare le loro attività. Ottenendo una remunerazione, appunto, del 4%.

Le scelte della Banca centrale europea bloccano il credito produttivo delle banche

In sostanza gli alti tassi voluti da madame Lagarde, anche contro il parere di una parte del board della Bce, hanno come effetto quello di premiare la finanziarizzazione e bloccare il credito produttivo. Le banche distribuiranno infatti corposi dividendi ai propri azionisti, costituiti in larga misura da grandi fondi. Senza dover impegnarsi nell’economia reale.

Con questi margini, del resto, le stesse banche saranno ancora più decisive nella determinazione delle sorti delle imprese. Ciò in quanto, per far fronte alle eventuali difficoltà dei propri principali creditori, potranno concentrare in tale direzione la loro attività creditizia. Sia attraverso i prestiti sia attraverso l’acquisto azionario e obbligazionario.

 In questo senso la “politica” di Lagarde rende le banche, soprattutto quelle più grandi, i pivot di un complesso di interventi che sono prima di tutto di natura finanziaria, a difesa del loro portafoglio titoli e dei loro dividendi, a cui subordinare ogni altra prospettiva. Con gli alti tassi tutte le distorsioni già insite nella natura di “banca delle banche”, propria della Bce, si amplificano a dismisura.

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Fonte: Valori


Autore: 
Alessandro Volpi


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Articolo tratto interamente da 
Valori


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