domenica 12 dicembre 2021

Everyday Is The Right Day: la violenza degli uomini contro le donne spesso è anche economica



Questo post, partecipa all'iniziativa lanciata da Daniele Verzetti il Rockpoeta, contro la violenza sulle donne.

Per maggiori dettagli:

https://agoradelrockpoeta.blogspot.com/2021/03/everyday-is-right-day-me-and-gun-tori.html

Partecipano a questa iniziativa, i seguenti blog/siti:

L'Agorà

Doremifasol, libri e caffè

Il blog di Gus

Postodibloggo

Web sul blog

Lilladoro

Myrtilla's house


Articolo da InGenere.it 

Oggi, come in tutti gli altri giorni, è utile ricordare che la violenza contro le donne non si riassume in un gesto isolato, ma si compone di un insieme di azioni non necessariamente legate all'aggressione fisica.

Non sono solo le botte, i lividi, le ossa rotte a raccontare la violenza, ma anche gli insulti, il controllo, gli scatti di rabbia, le molestie, i ricatti.

Le associazioni di donne che si occupano di contrasto alla violenza ci raccontano di come questa possa essere di diversi tipi: psicologica, fisica, sessuale, ed economica. E di come ogni tipo di violenza non escluda l'altro, ma nemmeno lo implichi. 

Se la violenza può assumere diverse forme, alcune forme di violenza sono più indagate di altre. Quello economico è l’aspetto su cui abbiamo meno ricerca e meno dati, ma non per questo è l'aspetto meno diffuso. Anzi, il controllo economico è uno strumento di coercizione utilizzato spesso.

Cosa intendiamo quando parliamo di “violenza economica”? Esiste una definizione ufficiale data dalle Nazioni Unite: “l’insieme di atti di violenza finalizzati a mantenere la vittima in una condizione di subordinazione e dipendenza, impedendole l’accesso alle risorse economiche, sfruttandone la capacità di guadagno, limitandone l’accesso ai mezzi necessari per l’indipendenza, resistenza e fuga”.

La premessa necessaria quando parliamo di violenza è che viene agita nelle relazioni intime, ma non solo. La violenza informa il sistema di interazione tra i generi: dai “micromachismi” del quotidiano - ogni donna può sicuramente evocare una serie di episodi, anche solo sul trasporto pubblico, tra i casi più riportati - a una scala maggiore dove, se pensiamo alla violenza economica a livello sociale, le donne detengono meno ricchezza, sono meno occupate e quando lavorano guadagnano meno sia da occupate che da pensionate, e sono più precarie.

La violenza economica è quella di cui si parla meno, ma ha una relazione molto forte con la possibilità delle donne, percepita e reale, di uscire da una relazione violenta. La maggior parte delle violenze avvengono in famiglia e sono perpetuate da un uomo da cui le vittime sono o sono diventate economicamente dipendenti. Non avere risorse per mantenere sé stesse e, in molti casi, anche i propri figli, è uno dei fattori che ricacciano le donne sotto il dominio di un uomo violento.

Il controllo o la privazione delle risorse economiche rientra nei comportamenti di controllo agito dagli uomini violenti. Ma cosa significa nella pratica? L’Associazione Differenza Donna ha provato a codificare i comportamenti violenti e la loro gravità distinguendo quattro livelli per cui possiamo definire “ordinaria violenza economica” quella per cui per molte donne entrare in una relazione sentimentale con un uomo ha significato decidere di non entrare nel mercato del lavoro, non avere un conto corrente proprio, rimanere fuori dalle decisioni economiche che riguardano spese straordinarie o la gestione dei risparmi.

Parliamo invece di “violenza controllante” quando un uomo violento impedisce alla compagna di lavorare, chiede resoconti dettagliati delle spese, quando le donne non hanno accesso al conto corrente, non sanno di quante risorse dispone la famiglia o quando lavorano lo stipendio viene accreditato su un conto di cui non hanno il controllo.

Il terzo livello per gravità viene definito “limitante” e si riferisce ai casi in cui l’uomo stabilisce quante risorse devono essere spese dalla famiglia e per cosa, quando vengono negati i soldi per alcune spese fondamentali, quando le donne non possono usare bancomat o carta di credito, quando non possono usare per niente il denaro e tutte le spese vengono fatte dall’uomo.

Il livello più grave di violenza economica è quello “delinquenziale” che si dà quando l’uomo violento dilapida all’insaputa della donna il suo capitale o quello della sua famiglia, se è stata obbligata a firmare documenti senza spiegarne l’utilizzo (ipoteche, mutui, ecc.), se è stata fatta accedere a finanziamenti non spiegati, se è stato svuotato il conto corrente in previsione della separazione, se le sono stati presi soldi senza chiederglielo per utilizzo personale, se non ottiene il mantenimento stabilito con decreto del tribunale.

Esiste quindi un problema di violenza economica, che richiederebbe soluzioni specifiche, il reddito di libertà va in questa direzione così come i congedi per le donne in fuoriuscita dalla violenza e i programmi di alfabetizzazione finanziaria.

Parlando di violenza economica vale la pena parlare anche di quanto costa la violenza alla società

Lo facciamo partendo dal dato che nel solo 2020, secondo il resoconto di Istat pubblicato oggi, sono 15.387 le donne che, grazie al sostegno dei centri antiviolenza hanno intrapreso un percorso di fuoriuscita da una relazione violenta. 

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Fonte: InGenere.it 

Autore: 
Barbara Leda Kenny


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Articolo tratto interamente da 
InGenere.it 


8 commenti:

  1. Il femminicidio e lo stupro sono gli aspetti evidenti della violenza sulle donne, ma le azioni di prepotenza maschilista sono tante e nemmeno se ne parla.
    Ciao Vincenzo.

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  2. Tutto molto chiaro direi. Meglio leggere attentamente. Grazie Vincenzo.

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  3. Violenza economica, ecco un altro aspetto di cui non si parla mai!

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  4. Hai affrontato un aspetto importante troppo sottovalutato e vorrei sottolineare che la violenza economica non è solo quella che avviene in famiglia, ma è diffusa ampiamente nella società, le donne hanno più difficoltà a trovare lavoro rispetto a gli uomini.

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