Articolo da Cittadini reattivi
L’arrivo della pandemia da Covid-19 ha spostato l’attenzione dalle questioni ambientali. Inevitabile, con oltre 30 mila morti solo in Italia. Ma i problemi non sono scomparsi col virus. Se il lockdown ha sospeso temporaneamente le pressioni ambientali, con la riapertura delle attività produttive i problemi si sono ripresentati con la stessa intensità. Proprio per questo motivo la comunità di Cittadini Reattivi, pur coinvolta nel vigilare sugli effetti sociali e sanitari scatenati dalla pandemia, continua a tenere alta l’attenzione sull’ambiente.
E’ il momento di alzare ai massimi livelli la guardia sul rispetto della salute e dell’ambiente, spesso ignorati dalle aziende che devono fatturare ad ogni costo. Così come le ecomafie non hanno mai smesso di agire, come attestano le numerose inchieste in corso. Il tema della sicurezza ambientale nella fase di riapertura si lega a doppio filo anche quello della sicurezza sanitaria per il contenimento dell’epidemia.
Uno studio dell’INPS mostra infatti come dove sono rimaste aperte più attività produttive, il virus è circolato di più. Motivo in più per rendere assolutamente necessari i controlli sulle modalità e le condizioni di lavoro in sicurezza. Il monitoraggio da parte dei cittadini e degli stessi lavoratori è fondamentale perché tutto si svolga nel migliore dei modi. I timori legati alla riapertura purtroppo hanno trovato già numerose conferme negli ultimi giorni in tutto il paese, a testimonianza che bisogna mantenere la guardia alta. Il nostro ambiente, ancora una volta, ne ha fatto le spese.
Porto Marghera: l’esplosione della 3V Sigma, la nube tossica e la moria di pesci
Il caso più grave si è avuto il 15 maggio a Porto Marghera con l’esplosione avvenuta nella 3V Sigma, una fabbrica del vecchio polo petrolchimico. L’esplosione oltre ad aver ferito gravemente due lavoratori ha sprigionato sostanze chimiche pericolose levatesi in un’enorme nube nerastra che si è spostata verso Venezia. L’incidente ha determinato una situazione di allarme con i cittadini invitati a chiudersi dentro casa. Il giorno dopo è stata segnalata una moria di pesci nei canali della zona, ma oggi le autorità hanno dato rassicurazioni sulla situazione ambientale rilevando criticità solo nelle immediate vicinanze dell’impianto. Va denunciato con forza che si tratta di un incidente annunciato con i lavoratori che lo scorso luglio avevano scioperato per la sicurezza denunciando proprio questo pericolo.
Da Vibo Valentia a Triste: continua il traffico di rifiuti
Al capo opposto dello stivale a Vibo Valentia invece il 19 maggio si è avuto il sequestro di un capannone abbandonato in cui sono stati trovati rifiuti speciali, anche pericolosi come l’eternit, oltre a numerose ecoballe provenienti dalla Campania. Sia nell’aria che ne sottosuolo è stato riscontrato un alto livello di radioattività. Indagini e accertamenti ambientali sono ancora in corso, ma si sospetta un traffico illecito di rifiuti.
E a proposito di traffico illecito di rifiuti si segnala l’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste che si è estesa anche a Veneto e Campania e che ha portato a 6 arresti e al sequestro di un capannone a Gorizia usato come deposito. Le indagini hanno messo in luce un traffico di rifiuti provenienti dalla Slovenia oltre che dall’Italia.
Lo sversamento di sostanze tossiche nei fiumi: da Brescia alla Campania, torna il crimine d’impresa
A Brescia invece grazie alle segnalazioni dei cittadini i carabinieri hanno verificato la presenza di un vero e proprio torrente di cromo esavalente,
una sostanza tossica e cancerogena anche in piccole quantità, che
veniva sversato nel fiume Gobbia. Si tratta della sostanza resa famosa
dalla battaglia di Erin Brockovich, ma che come sappiamo e abbiamo
raccotnato anche nel nostro documentario “Io non faccio finta di niente”
inquina fortemente la falda acquifera bresciana. Grazie all’utilizzo di
un robot che ha risalito il canale di scarico i carabinieri sono
riusciti a risalire all’azienda responsabile degli sversamenti portando
alla denuncia del direttore e al sequestro del sistema di scarico.
Un episodio simile si è purtroppo verificato in maniera ancora più evidente nel fiume Sarno. Il fiume è uno dei più inquinati d’Europa e ha beneficiato in maniera impressionante del lockdown, con le acque tornate limpide dopo molti decenni. Purtroppo è bastata qualche ora dopo l’ordinanza di riapertura delle aziende per far riprecipitare le sue acque nella situazione usuale. Questa volta però si sono moltiplicate le segnalazioni dei cittadini e diversi politici locali si sono mossi per denunciare la situazione. I carabinieri hanno fatto dei sopralluoghi campionando le acque degli scarichi abusivi e avviando le indagini per individuare i responsabili degli sversamenti illeciti. Gli accertamenti hanno portato il 22 maggio al sequestro delle vasche a valle dell’impianto di depurazione de La Doria, un’azienda della zona i cui scarichi confluiscono nel Sarno.
Fonte: Cittadini reattivi
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Caro Vincenzo, giusto ciò che dici, se vogliamo che i nostri nipoti stiano bene.
RispondiEliminaCiao e buona settimana, con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Buon inizio di settimana.
EliminaConcordo con te l'ambiente è un tema che non va assolutamente dimenticato
RispondiEliminaMai dimenticarlo!
EliminaSulla questione della tutela dell'ambiente non bisogna mai mollare. Non solo per un fatto di rispetto della natura ma anche perché, in questo campo, occorre bloccare anche l'azione delle mafie.
RispondiEliminaConcordo!
EliminaGià, come negare che tutto quello che avevano infilato sotto il tappeto in tempo di pandemia, questi zozzoni lo abbiano scaricato nell ambiente alla riapertura. L essere umano è deludente. Molto deludente.
RispondiEliminaL'essere umano, non si rende conto che il pianeta va salvaguardato.
EliminaIl ritorno dei vecchi abusi alla natura. Speriamo che, i cittadini per primi, siano più responsabili e denuncino.
RispondiEliminaSperiamo per il futuro.
EliminaEppure sarebbe semplice... Vedere nell'ambiente casa nostra, e curarlo come tale,
RispondiEliminaBasta poco.
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