domenica 24 maggio 2020

120 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo


Articolo da la Sinistra quotidiana

La fiducia nel potenziale di intelligenza dell’umanità la danno uomini e donne che, senza troppo sforzarsi, hanno tradotto in arte le loro capacità, quasi senza saperlo. Ognuno di noi è quel che è non quando proclama di esserlo ma quando con tutta spontaneità si ritrova a dire, fare e scrivere di e su qualcosa senza pensarci. Nel momento in cui il pensare viene sostituito dal vuoto, così tanto pregnante e pieno di significati (e significanti), dell’istinto, ecco che lì si esprime la genialità umana.

Non ha bisogno del calcolo del pensiero per poter essere tradotta in azione, in manifestazione evidente che possa diventare un vero e proprio “spettacolo” agli occhi – quindi per la mente e per tutti gli altri sensi – di ognuno di noi. In questi giorni ricorrono i 120 anni dalla nascita di Eduardo De Filippo. Dovrebbero bastare solo nome e cognome per dire praticamente tutto di un uomo che ha colto le peculiarità delle contraddizioni umane tanto per metterle alla berlina quanto per averne anche un pietoso e veramente dolce amore.

In ogni commedia teatrale, in ogni suo lavoro, Eduardo ha come accarezzato le imperfezioni naturali di tante diversità che hanno costituito le figure del suo palcoscenico: non si trattava solamente di imitare un comportamento, ma di renderlo caratteristica non più inguardabile o trascurabile nel “dopo-scena“. La Napoli religiosa, quella del presepe di “Natale in Casa Cupiello“, oppure quella istrionicamente credulona e superstiziosa di “Non ti pago“, sono soltanto due degli affreschi che ci ha regalato Eduardo, mostrando a tutti noi come la bellezza stia soprattutto nelle complicazioni singole e sociali che si vengono a creare in momenti tanto di spensieratezza quanto di dolore.

Nel suo ultimo discorso, che tenne a Taormina il 15 settembre 1984, parlò della sua vita teatrale associandola al sacrificio e al “gelo“. Ma, aggiunse, “…il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato“.

C’è sempre un po’ di famiglia, di collettività, ma pure tanta solitudine singolare nei lavori di Eduardo: in “Filumena Marturano” il ruolo della donna va al centro della scena ma non per essere processato, inquisito e messo sotto la lente accusatoria dello spettatore. Tutt’altro. L’impenitente donnaiolo Mimì è messo davanti a delle responsabilità che solo il carattere determinato di una madre può sostenere. Il confronto semmai è alla pari: Eduardo non risparmia nulla al confitto di genere e, considerando il momento storico in cui le sue commedie nascono e diventano successi planetari, se non si deve offenderne la memoria e l’opera definendolo un artista d'”avanguardia“, è altrettanto vero che non volge mai lo sguardo all’indietro e che, quindi, si posiziona sempre in un presente che avanza, che progredisce e che mostra una società in continuo cambiamento.

La dialettica teatrale di Eduardo si rispecchia anche nel suo impegno politico, nella sinistra indipendente, nella sua attività di Senatore a vita, carica assegnatagli da Sandro Pertini e, a ben vedere oggi, sembra sempre più facile e molto semplice essere ingrati col presente in cui viviamo per non essere una replica di un dopoguerra in cui emersero così tanti interpreti di una cultura vasta e semplice, comprensibile davvero per tutte e tutti.

La morale, si dice, ha sempre una sua “statura“, altrimenti si parlerebbe di “bassezza” morale, quindi di una morale che contraddice il suo significato positivamente etico. Ma è molto difficile poter attribuire una statura morale ad artisti come Eduardo che, in fondo, rifiutavano le categorizzazioni specifiche, gli incasellamenti in diciture, aggettivazioni che finivano sempre con l’essere parzialità rispetto alla complessità di una formazione civile, culturale e sociale così articolata da non poter essere sintetizzata con una, due o tre parole come complementi di specificazione.

Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


15 commenti:

  1. Eduardo ha portato Napoli - e quindi un pezzo d'Italia - sul palcoscenico, con le sue tradizioni, superstizioni, valori, difetti, personalità...
    Quando ero piccolo le sue commedie talvolta andavano in televisione tranquillamente, adesso se va bene trasmettono le riedizioni con Massimo Ranieri.

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  2. Scherzando scherzando qui si scrive di magica poesia artistica, altroché!
    Unica, geniale e colma di umanità.
    Bacio e grazie Vincenzo, buona Domenica sera.

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  3. Un grandissimo uomo ed artista: io l'ho letto tutto.

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  4. Molto bello questo articolo, grazie per averlo postato.
    Buona serata.

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  5. Eduardo, un grandissimo del nostro teatro. Protagonista eccezionale della nostra cultura.

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  6. Grande artista, citato, forse meno letto, ma sicuramente molto interpretato. Però, già 120 anni (mi sento vecchio).

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  7. Caro Vincenzo, uno dei più grandi attori, che il mondo abbia avuto.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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