Articolo da La Città invisibile, rivista del laboratorio politico perUnaltracittà – Firenze
Se una volta finita a nuttata, tutto sarà come prima e non ci sarà un cambio di paradigma. Questa pandemia può rappresentare una grande opportunità per una svolta ecosocialista. La risposta non può essere solo “reattiva”, cioè limitata ai farmaci, vaccini, sussidi, al buonismo dei balconi. In questi tempi tristi che vanno sotto il nome di Antropocene e di Capitalocene, o si svolta a livello di cambiamento climatico, a livello di cura dell’ambiente, a livello sociale, a livello economico, a livello di sanità, che deve essere pubblica, o le cose non andranno certo bene.
Anche la morte va scaglionata, come le ferie
Il problema grosso di questa pandemia è che le emergenze respiratorie arrivano tutte insieme alle rianimazioni ed il nostro Sistema Sanitario, che in tutti questi anni è stato sempre più privatizzato e ridotto, non regge. Se scaglionate, le emergenze e poi le morti passano inosservate. Basti pensare che secondo quanto dice l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno per l’inquinamento atmosferico muoiono circa 8 milioni di persone nel mondo. Nella sola Cina, il numero delle vittime è di oltre un milione. 80.000 sono in Italia i morti dovuti al particolato, al biossido di azoto, all’ozono. Nemmeno va dimenticato che nei paesi occidentali, il 91% delle morti è causato da malattie non trasmissibili (malattie cardiovascolari, malattie respiratorie, tumori), che sono strettamente collegate all’ambiente intossicato in cui viviamo, mentre il 9% è causato da malattie infettive. Per chi avesse desiderio di altri dati negativi, ricordiamo che ogni anno in Italia per il fumo di sigaretta, ci sono circa 90.000 morti (1-2 mila per il fumo passivo), per gli incidenti stradali ci sono 3.330 morti e 243.000 feriti, per l’antibioticoresistenza circa 10.000 persone muoiono ogni anno in Italia, l’antibiotico resistenza è una delle più importanti emergenze sanitarie. Ogni anno nel mondo per questo motivo muoiono 700 mila persone. Una delle cause è l’uso massivo degli antibiotici negli allevamenti animali. In Italia, secondo l’ultimo dato dell’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) quasi il 70% degli antibiotici venduti sono destinati agli animali da allevamento).
In questo articolo ci soffermeremo sull’emergenza sanitaria del momento, in particolare sulle conseguenze delle relazioni ravvicinate col mondo animale, a causa dei cambiamenti climatici e sulla sinergia perversa smog-Covid-19.
L’ inquinamento atmosferico può esacerbare la virulenza di Covid-19 ?
Salta subito agli occhi che i 2 più grandi focolai di questa pandemia, Cina e Pianura padana, sono due camere a gas, zone industriali ad alto tasso di inquinamento atmosferico. Sarebbe sorprendente scoprire che l’inquinamento atmosferico non ha influenzato il rischio di ammalarsi e di morire per Covid-19, dal momento che la sola esposizione al particolato è di per sé causa di mortalità, specialmente nelle persone con malattie preesistenti.
Quello che dovrà essere valutato, nei mesi a venire, è quanto negativamente l’esposizione agli inquinanti atmosferici, come i particolati (PM2,5, 10), gli ossidi di azoto (NOX), l’ozono (O3) abbia influenzato la prognosi di Covid-19.
In un interessante studio sulla SARS, una epidemia che come abbiamo visto ha delle similitudini con Covid-19, dal titolo “Inquinamento atmosferico e fatalità dei casi di SARS nella Repubblica popolare cinese: uno studio ecologico” di Yan Cui, si stabilisce che “l’inquinamento atmosferico è associato ad un aumento della mortalità dei pazienti con SARS nella popolazione cinese”… La spiegazione biologica potrebbe essere che l’esposizione a lungo o breve termine a determinati inquinanti atmosferici potrebbe compromettere la funzione polmonare, aumentando quindi la mortalità SARS” . Questo studio inoltre ha collegato la diversa percentuale di mortalità della SARS col livello di inquinamento dell’aria: i malati di SARS che abitavano nelle regioni con qualità dell’aria peggiore presentavano un rischio di morte dell’84% più alto.
Il particolato ultrafine potrebbe agire come carrier del virus, trasportandolo fin dentro gli alveoli polmonari, esacerbandone la virulenza.
In un altro lavoro scientifico, dal titolo “L’impatto del PM2.5 sul sistema respiratorio umano” di Yu-Fei Xing, si dice che il danno del PM2.5 alle cellule polmonari è causato dalle interazioni tra cellule infiammatorie e citochine, in modo quindi del tutto simile e quindi sinergico al Covid-19 (vedi poi “tempeste di citochine”).
Nel lavoro scientifico di Wei Su et al. dal titolo “Gli effetti a breve termine di sei inquinanti atmosferici [PM2.5, inclusi PM10, NO 2 , O 3 , CO e SO 2] sulla malattia simil-influenzale (ILI)” si dimostra che gli inquinanti atmosferici possono aumentare l’incidenza della malattia simil-influenzale, sia diminuendo le difese immunitarie, sia per l’alterata produzione di citochine: “L’esposizione al PM2.5 non solo ha portato a danni epiteliali delle vie aeree e disfunzione della barriera, ma ha anche ridotto la capacità dei macrofagi di fagocitare i virus, aumentando la suscettibilità di un individuo ai virus” ed ancora, “le lesioni tissutali indotte dal PM 2.5 possono essere correlate all’alterata produzione di citochine. Il PM 2.5 può compromettere l’attività fagocitaria dei macrofagi alveolari”.
Non è quindi azzardato ipotizzare che la perversa sinergia fra il virus SARS-COV-2 e l’inquinamento atmosferico, sia una delle cause della particolare gravità e diffusione della pandemia di Covid-19, in Cina, nella Pianura Padana, nella Corea del Sud, cioè in zone accomunate da un alto tasso di inquinamento.Ma come si sa l’inquinamento è diventato ubiquo. E’ indispensabile decidersi ad adottare da subito misure drastiche per ridurre il livello di inquinanti atmosferici e non solo. E’ indispensabile un altro tipo di economia. Questa pandemia è una prova generale di come il neoliberismo, con l’inquinamento, col cambiamento climatico, con l’esacerbazione delle disuguaglianze, ci sta portando diritti verso la sesta estinzione di massa. Non si può confidare solo nel meteo o nelle pandemie per ripulire l’aria.
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Fonte: La Città invisibile, rivista del laboratorio politico perUnaltracittà – Firenze
Autore: Gian Luca Garetti
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Articolo tratto interamente da La Città invisibile, rivista del laboratorio politico perUnaltracittà – Firenze
Caro Vincenzo, la cosa è molto seria e non presenta niente di buono!!!
RispondiEliminaUna cosa solo ci resta, di sperare, dico che la speranza è ultima a morire.
Ciao e buona fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Buona domenica.
EliminaSottoscrivo in toto questo articolo, come ho già scritto da altre parti, la pianura padana, zona più inquinata d' Europa, è anche la più colpita dal coronavirus. Non mi stupirei se la causa della diffusione precoce del virus, proprio al centro della pianura padana (Lodi, Cremona, Piacenza, Bergamo, Brescia), sia proprio l'inquinamento. Inquinamento vuol dire intossicazione perenne, infiammazione, depressione immune, e cosi' via. Mi sembra il caso di ripensare il nostro sistema di sviluppo. Se non ora, quando?
RispondiEliminaL'inquinamento causa tante morti all'anno, non ci dimentichiamo l'alta incidenza tumorale in molte zone d'Italia. Bisogna costruire un futuro nuovo.
EliminaMolto interessante, sono un profano ma lo penso pure io, ci sono delle comunanze con l'inquinamento. Grazie e buona giornata.
RispondiEliminaSenza dubbio, molti esperti sono d'accordo.
EliminaNe sono convinta anch'io. Ma dubito ci siano svolte dovute a questa presa di coscienza, soprattutto considerando tutto il giro di denaro che si è fermato
RispondiEliminaIl mondo ha bisogno di una svolta, non vedo un bel futuro.
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