sabato 28 marzo 2020

Brasile: allarme nelle favelas dopo il primo contagio da coronavirus


Articolo da Peacelink

Pochi giorni fa il primo caso di contagio da Corona virus, nella favela Ciudad de Dios, a Rio de Janeiro, ha provocato un forte allarme in tutto il Brasile. Nelle favelas sono milioni le persone che non hanno alcuno strumento per far fronte alla pandemia, mentre il presidente Bolsonaro continua, irresponsabilmente, a minimizzare. Anche nel paese più grande dell’America latina è forte il rischio dell’ecatombe.

Solo a Rio de Janeiro sono stimate circa 740 favelas, scrive il giornalista Eric Nepomuceno sul quotidiano argentino Página/12, mentre a San Paolo i favelados raggiungono quasi il milione e mezzo. In tutto il Brasile, osserva il giornalista, ben 12 milioni di persone vivono nelle baraccopoli, una popolazione superiore a quella dell’intero Portogallo.

Le politiche liberiste prima di Temer e adesso di Bolsonaro hanno ridotto in miseria il 17% della popolazione del paese. In un’altra favela di Rio, come nella gran parte di queste, manca tutto: pensare a gel disinfettanti, mascherine chirurgiche o guanti è pura utopia. Il Corona virus in Brasile farà vittime di classe. Da un lato, nonostante il totale menefreghismo del Messia nero, nei quartieri benestanti del paese le persone cercano di attrezzarsi, tanto che addirittura il suo ministro della salute, Luiz Henrique Mandetta, ha iniziato a fare previsioni allarmanti sul futuro che attende i favelados a breve termine.

L’alzata di spalle con la quale Bolsonaro ha liquidato l’allarme virus rappresenta un crimine contro l’umanità. È per questo motivo che João Pedro Stedile, principale esponente del Movimento Sem terra, ha sottolineato che, una volta sconfitto il virus, i brasiliani dovranno sconfiggere un governo già travolto dalle proteste per la sua aperta sottovalutazione della pandemia. Nelle piazze brasiliane, già dieci giorni fa, si gridava “Bolsonaro assassino”.

C’è allarme, inoltre, per la sorte dei lavoratori informali. Lo sottolinea Brasil de Fato, storico quotidiano della sinistra brasiliana, secondo il quale, mentre le istituzioni pubbliche già si adoperano per invitare a lavorare da remoto, il rischio di una tragedia sociale ed economica è molto alto. Spiega infatti Clemente Ganz Lúcio, economista del dipartimento intersindacale di Statistica e studi socioeconomici intervistato da Brasil de Fato: “Le persone non disporranno di denaro a sufficienza per fare la spesa, il conflitto sociale sarà molto duro. Dagli 80 ai 100 milioni di persone non saranno in grado di sfamare le loro famiglie”.

Tuttavia, anche il rischio del tracollo economico non sembra spaventare il presidente: un suo decreto, pochi giorni fa, ha sancito la possibilità, per le imprese, di non pagare i lavoratori per almeno  4 mesi, dando loro inoltre l’autorizzazione per sospendere i contratti in essere. Secondo Bolsonaro questa misura, da sola, sarebbe in grado di frenare la crisi economica. Questo ha scatenato una nuova ondata di cacerolazos in tutto il Brasile, dai balconi e dalle finestre, al grido di “Bolsonaro vattene”. Addirittura, il presidente ha tacciato di isteria gli inviti a prendere delle precauzioni contro l’arrivo del virus, che ha già provocato 4 morti ed oltre 300 casi confermati di contagio secondo le autorità sanitarie.

Stanchi di questa situazione, alcuni deputati federali del Psol – Partido Socialismo e Liberdade – hanno avviato la procedura per mettere in stato di impeachment il presidente. Fernanda Melchionna, David Miranda e Samia Bomfim, insieme a deputati statali, consiglieri e sindaci del partito, intellettuali ed esponenti dei movimenti sociali hanno consegnato al presidente della Camera Rodrigo Maia la richiesta di impeachment contro Bolsonaro, accusato di “condotta criminale”, di mettere a rischio la salute dei brasiliani e di non prendere alcuna misura per l’isolamento come indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità.


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Fonte: Peacelink


Autore: David Lifodi

Licenza: Copyleft 


Articolo tratto interamente da Peacelink


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