In questa settimana di Festival della canzone italiana; un momento che mi ha spinto a fare delle riflessioni è stata la lettura di 'Odio gli indifferenti' da parte di Luca e Paolo. Infatti la lettera di Gramsci scritta nel 1917, sembra una premonizione della situazione italiana attuale. Voglio riproporla nel mio blog; mi raccomando di leggere attentamente questo testo.
"Odio gli indifferenti"
Odio gli indifferenti. Credo che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare.
Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia.
Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti,
il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare... lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo.
Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo?
Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano. I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze.
Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti.
Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere. Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto.
E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
Antonio Gramsci
Tratto da: “La Città futura”-11 febbraio 1917 ; pp. 1-1 Raccolto in SG, 78-80.
domenica 20 febbraio 2011
14 commenti:
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strano che nessuno abbia commentato.....
RispondiEliminaè forse questa un'indifferenza?
queste parole sono antiche e moderne, è il potere dei potenti, come si dice? "pane e circensis" scusa se è scritta male, tanta tv pattumiera, film giornali politica è tutto un gran calderone, intanto che i SIGNORI fanno i loro interessi sulla nostra pelle.
ma noi? noi cosa possiamo fare?
sperare che il baratro che ci hanno spalancato davanti( vedi mediooriente e quant'altro) continui a reggere e non si trasformi in un nuovo inferno.....
Dovremmo ricordare più spesso i personaggi che hanno fatto grande l'Italia...nonostante tutto
RispondiEliminaForse è venuto il momento di agire noi e riappropriarci delle nostre città, dei nostri vicoli, delle nostre montagne, dei nostri mari puliti. Noi partigiani da condominio.
RispondiEliminaPaolo
E' bello che in occasione della ricorrenza più importante per noi italiani,tu abbia voluto riproporre uno dei personaggi più significativi nella storia del nostro Paese.Un abbraccio caro amico,vista l'ora,ti auguro un buon inizio di settimana. :)
RispondiEliminaCome mai l'Italia non riesce più ad avere uomini politici del livello di Antonio Gramsci? Se ogni società ha i politici che si merita (dato che sono i cittadini ad eleggerli) allora forse è perché l'indifferenza e il parassitismo di cui parla Gramsci imperano nella nostra epoca?
RispondiEliminaDi una attualità e verità inmpressionanti.Ho letto un'altra pagina,della Morante,credo la posterò,anche quella sembrava scritta ieri.Allora o non sappiamo leggere o capire quello che leggiamo o davvero la storia non insegna,non è più maestra di vita,o siamo diventati pessimi discepoli.
RispondiEliminaSono riflessioni troppo profonde, cariche come sono di autentico pathos civile ed umanistico, per non aver bisogno in questi tempi bui, in funzione di una larga diffusa condivisione, di un'attenta e meditata divulgazione.
RispondiEliminaCiao Cavaliere,
RispondiEliminaHo scritto qualcosa tempo fa riflettendo su altre lettere di A. Gramsci:
"non è mai troppo tardi per la costruzione di una società più giusta: in molti la stanno attendendo. Ci vuole la volontà di uscire dall’attesa, di agire ognuno per quanto può con dei sì e dei no consapevoli: questo per il bene individuale e sociale. Ma, come fare? Come sapere dire i sì e i no sulla base della giustizia? Si apre il tema della scelta.
***
...“protagonisti” siamo, che ci piaccia o meno. In quanto viventi, siamo protagonisti della nostra storia individuale e sociale, in modo concatenato." In quanto ineluttabili protagonisti non possiamo non scegliere e quindi cadere nell'indifferenza: l'indifferenza è una non vita e quindi un declino, un degrado. Forse meglio considerare l'indifferenza semplicemente vigliaccheria anche "deresponsabilizzazione"che porta alla morte della dignità umana e di una società. C'è una serie di piccoli gesti che portano ad un cambiamento per una buona vita. Quali siano questi piccoli gesti che tutti possiamo compiere li conosciamo senza retorica: sono i gesti del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, gesti di correttezza e onestà, da esprimere sempre. Non è facile partire dall'insieme, però lo può essere partendo dal particolare, mettendoci dalla parte della cosa buona da fare. S'è visto domenica 13 che ogni donna s'è mossa per andare a dire che cos'è la cosa buona da fare...bisognerà continuare noi tutti: donne uomini ragazzi, come insegna Gramsci.
Una bellissima idea postare questo pezzo. Lo trovo anch'io più che mai attuale.
RispondiEliminaUn abbraccio e buon inizio di settimana.
Concordo con Upupa....
RispondiEliminal'indifferenza uccide ed è una colpa di cui non ci si dovrebbe macchiare..un caro saluto.
Non ho visto Sanremo, perchè sono a letto con l'influenza, due volte in un mese, accidenti.
RispondiEliminaSiamo vittime tutti dell'indifferenza, ognuno coltiva il suo orticello e lo difende, e se quello del vicino viene calpestato dai prepotenti chi se ne frega...in questo modo credo che arriveremo poco lontano.
Hai fatto bene a citarlo, ascoltandolo, sembrava di sentirlo parlare proprio sulla situazione odierna.
RispondiElimina"I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze."...che attualità...
RispondiEliminaper essere attuale comunque, Luca e Paolo sono stati per me gli unici minuti di un San Remo che valessero la pena di essere visti, la leggerezza e la profondità di nuovo insieme, l'ossimoro che torna, si sono affidati ad un'altra pietra miliare della nostra storia italiana, per veicolare un messaggio, a modo loro di parte e quindi partigiano, ma quanto mai vero.
Per combattere l'indifferenza una strada è la cultura, perché conoscere aiuta sempre a prendere una posizione!
parole scolpite nella mia mente!
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