Voglio rendervi partecipi di un intervista fatta da Il Fatto quotidiano a David Alexander,uno dei più grandi esperti in disastri e responsabile di una ricerca.
Articolo da ilFattoQuotidiano.it:
“In Indonesia la ricostruzione dopo il terremoto procede meglio che a L’Aquila”. E’ la conclusione di David Alexander, tra i massimi esperti europei di grandi disastri e curatore di una ricerca (che ha coinvolto tre atenei italiani) sul post terremoto in Abruzzo. Moltissimi casi di depressione, crisi occupazionale, crescente utilizzo di alcool e droghe. Sono soltanto alcuni dei problemi che il terremoto ha lasciato in eredità alla provincia aquilana, dove la ricostruzione è ancora un miraggio. Le colpe non mancano. “La calamità è stata affrontata in modo paternalistico e centralista – dichiara Alexander – ma gli scandali che hanno travolto la protezione civile di Bertolaso forse spiegano quelle scelte”.
“Nonostante l’Indonesia sia un paese in via di sviluppo e le risorse siano limitate, a Sumatra la ricostruzione procede con maggiore razionalità che in Italia”. Le riflessioni che David Alexander ha voluto condividere con ilfattoquotidiano.it seguono le conclusioni della ricerca ‘Microdis’, di cui è coordinatore. Il progetto – che ha coinvolto l’Università di Firenze, l’Università Politecnica delle Marche e quella dell’Aquila – si è concluso alla fine del 2010 e ha riguardato un campione di 15 mila terremotati e centinaia di edifici. E i risultati parlano chiaro.
Il 71% di loro dichiara che la comunità è morta con l’arrivo del terremoto. A mancare sono soprattutto i servizi di base e i collegamenti del trasporto pubblico. Il dato riguarda oltre il 50% degli alloggi esaminati. E circa il 35% dei complessi residenziali hanno servizi igienici in cattiva condizione. Inoltre, il 73% dei residenti lamenta l’assenza totale di ritrovi pubblici. Accade così che nelle ‘new town’ volute da Silvio Berlusconi i giovani tra i 18 e i 30 anni non socializzano, e l’Università dell’Aquila ha registrato un calo delle iscrizioni del 6%. Ma c’è di più: il 68% degli intervistati vorrebbe lasciare al più presto l’attuale abitazione.
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Fonte:Il Fatto Quotidiano
Autore post:Franz Baraggino
Licenza:Creative Commons(http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/)
Articolo tratto interamente da Il Fatto Quotidiano
Photo credit Asdrúbal WERT caricata su Flickr Licenza foto: Creative Commons
interessante intervista....
RispondiEliminami dispiace molto per l'Aquila....
ciao cavaliere buona serata!!
Fa pensare.
RispondiEliminaVorrei comunque che gli abitanti dell'Aquila possano ritrovare vita,lavoro,dignità.
Mi chiedo..se ci sarà mai una rivincita per l'Aquila..mi chiedo se sia normale che una popolazione,dopo il grave lutto che ha subìto non sia stata ancora rivestita di dignità..mi chiedo se sia possibile...
RispondiEliminagrazie Cavaliere,un post molto interessante,che porta a riflettere..un caro abbraccio,buona serata.
Sono abruzzese anche io, ho studiato a L'Aquila 8 anni, e una cosa credo di saperla davvero bene, la città e la popolazione hanno avuto il loro ruolo nella disgraziata gestione del post terremoto, ragazzi aquilani miei compagni di studi mi confermano quotidianamente quanta connivenza ci sia tra l'inattività istituzionale e l'inattività della cittadinanza.
RispondiEliminaSono mancati i giovani e quei pochi che si erano uniti x fare oltre che x denunciare sononstati abbandonati, boicottati, dimenticati.
Sono mancate le iniziative civili forti, oltre alla protesta delle carriole, tanti sono scappati, ad Avezzano, prima tanto disprezzata, ora vive una folta comunitá che ha acquistato case (facendo salire i prezzi di un mercato locale ormai in equilibrio, tanto che ho sentito prezzi al mq vicini a quelli di Roma) ha aperto attività commerciali, popolando scuole e servizi.
Tanti aquilani si sono disinteressati della loro cittá e hanno stazionato più del dovuto dove dovevano essere accolti solo in emergenza, casualmente vicino al mare...no la mia non è una critica in difesa di nessuno e contro nessuno, lo stato è delittuosamente mancato ma ormai sono convinta che L'Aquila non tornerà più com'era, perchè nessuno la rivuole in realtà e se le cosa stanno così allora, basta spendere soldi privati e quei pochi pubblici, e gli aiuti Esteri, per ritirare su qualcosa di morto, usiamoli e troviamone altri se servono per dare una nuova cittá a questa gente, dove invece di riparare si costruisca, magari, assieme a nuove mura, nuove case, nuove chiese, nascerá anche un nuovo sentimento di cittadinanza, lo so è triste, ma credo che sia l'unica soluzione davvero realistica.
Cavalieri, bellissimo e molto interessante il tuo blog...ti seguo!
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