sabato 27 maggio 2023

Il ciclone Mocha ha portato devastazione in Myanmar e in Bangladesh

Mocha 2023-05-14 0050Z


Articolo da Il Caffè Geopolitico

RistrettoIl bilancio del ciclone “Mocha”, abbattutosi sui Paesi del Golfo del Bengala tra il 9 e il 15 maggio, è ancora parziale, ma, cambiato il nome, la dinamica rimane la stessa di quella già tristemente vista in altre parti del globo negli ultimi anni. Fenomeni meteorologici violenti, repentini, che portano morte e distruzione.

Mocha ha portato devastazione in Myanmar e in Bangladesh facendo almeno 145 vittime accertate (ma la stima come sempre è destinata a crescere perché centinaia sono i dispersi) e distruggendo diversi villaggi e città. Lo Stato del Rakhine ad esempio, nel Myanmar, ha pagato un tributo pesantissimo: non solo centri urbani ma infrastrutture fondamentali come ponti e centrali elettriche sono stati spazzati via. In alcuni piccoli centri, come quello di Rathedaung, tutti i presidi ospedalieri sono stati distrutti e gli ospedali più vicini sono a centinaia di chilometri.  L’emergenza sanitaria è quella che desta le maggiori preoccupazioni: il pericolo di epidemie resta molto alto, e ciò è dovuto ai batteri trascinati e presenti nelle acque stagnanti ancora ovunque, e alla presenza di molti corpi sotto le macerie. Gli sfollati sono centinaia di migliaia e i traumi sulla popolazione locale peseranno per diversi anni, per non parlare della difficoltà di una eventuale ricostruzione, in un momento storico dove i costi delle materie prime sono altissimi. Ma i rischi legati all’emergenza devono anche tenere conto di alcune peculiarità del territorio: le mine, presenti a centinaia di migliaia in questi territori, retaggi di guerre decennali, e rese non più riconoscibili dal terreno alluvionato e i serpenti velenosi tipici della biodiversità locale, che adesso si muovono in porzioni di territorio molto più ampie. 


Il copione non è nuovo e le misure adottate soprattutto dal Bangladesh, i meccanismi di emergenza per far fronte a queste crisi, saranno messi a dura prova. Il Fund Crisis nazionale viene attivato ogni volta che c’è una emergenza ma non ha fondi propri e viene rimpinguato sulla base della specifica emergenza. Questo vuol dire ritardi nella gestione delle emergenze e nella ricostruzione; nel frattempo le persone continueranno a spostarsi e a lasciare le coste del Paese, giudicate troppo rischiose, per rifugiarsi nella capitale Dakha, come già avvenuto in passato. A causa di questi eventi, ormai frequenti, Dhaka sta quindi subendo un aumento incontrollato della popolazione con un grave impatto sulla vivibilità della città: dal piano urbano, praticamente assente, alla mancanza di infrastrutture e servizi minimi a una sempre maggiore conflittualità sociale dovuta a risorse sempre più scarse.

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Fonte: Il Caffè Geopolitico


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Articolo tratto interamente da Il Caffè Geopolitico 

Photo credit Japan Meteorological Agency, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons


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